INTRO - Tutte le epoche politiche sono state caratterizzate da imponenti gaps fra promesse pre-elettorali e realtà "ex-post".
Voto da 64 anni (da quando si votava a 21 anni per la Camera e a 25 per il Senato), ma mai nella vita mi è capitato di mettere in fila una mole così incredibile di promesse assurde, di cui il 98% senza copertura.
Credevamo di aver toccato il fondo con le berlusconate delle "dentiere gratis per tutti", del "milione di posti di lavoro", della "pensioni minime a 1000 euro", e via magliarando... Mi fermo qui, perchè il solo rivangare questi ricordi mi fa venire l'orticaria.
No, non avevamo toccato il fondo. Credevamo di aver toccato il fondo con la trimurti Meloni/Salvini/Berlusconi, ma ci eravamo illusi ancora una volta. Costoro non solo hanno mentito al corpo elettorale (...così fan tutti...), ma hanno aggiunto delle fantastiche perle di magliarismo, tentando di contrabbandare delle diminuzioni di reddito reale per aumenti.
Avevo avuto la tentazione di fare un mega-post con tutte le magliarate già fatte, ed elencando quelle che inevitabilmente ci attendono, se solo siamo in grado di fare con la calcolatrice da due euro del cinese qualche divisione e qualche "sottrazione" (aritmetica e non). Ho dovuto ricredermi, perchè un simile lavoro avrebbe richiesto un mare di ore di lavoro (non ho più l'età...), e avrebbe forse partorito un post di lunghezza tale da scoraggiare qualsiasi eroico lettore del tafanus. Ho quindi optato per un lavoro a puntate.
Una magliarata al giorno, per tutto il tempo necessario
Nessuno può prevedere quanto durerà questo lavoretto, al quale voglio dare una periodicità almeno settimanale. Nella finanziaria che sarà discussa in parlamento, sono presenti 136 capitoletti. Potremo riempite tutta la legislatura (sperando che si suicidi molto prima dei 5 anni). Nessun paese normale potrebbe reggere a 5 anni di sommatoria di ben tre "Cetto Laqualunque". Tutti impegnati dall'alba al tramonto a farla fuori dal vaso, per marcare il territorio.
PRIMA PUNTATA: La rivalutazione delle pensioni
Una prima annotazione: la rivalutazione delle pensioni non è un parto del melonismo: era stata già deliberata e messa in agenda per la finanziaria 2023 dal governo Draghi, e con percentuali di adeguamento per fasce di reddito ben superiori rispetto a quanto iscritto a bilancio dal melonismo. Ma quando qualcuno ha fatto notare alla Meloni che lo straparlare di "aumento delle pensioni", a fronte di aumenti clamorosamente inferiori al tasso di inflazione, la risposta - piccata e ineffabile - sapete qual è stata???
"Non potevamo coprire completamente la perdita d'acquisto delle pensioni, ma abbiamo comunque rivalutato in parte le pensioni. Si tratta comunque di soldi in più, non in meno"
Senza vergogna! Dunque, secondo la cultura economica di questa diplomata al Liceo Linguistico, la cosa funziona così: se a fronte di un tasso d'inflazione del 12,8% (dati di ottobre dell'ISTAT), si fissa per calcolare le rivalutazioni un tasso di inflazione del 7,3% (da dove salta fuori???), secondo la mia calcolatrice da due euro c'è un primo furto del 43%. Il secondo furto (che nessuno ha notato) è che nella finanziaria si parla con nonchalance di "rivalutazione biennale". Traduzione? Ogni due anni si fotte ai pensionati quanto avrebbero incassato da un sistema ANNUALE di rivalutazione per un anno.
Ecco come virgilio.it riporta i dati di "rivalutazione" delle pensioni per fasce di reddito:
Il nuovo meccanismo biennale di indicizzazione è pensato su 6 fasce, che andranno a sostituire le attuali 3 del governo Draghi, già utilizzate con Prodi a Palazzo Chigi.
Oggi l’indicizzazione è al 100% per gli importi fino a 4 volte il minimo, al 90% per gli importi tra 4 e 5 volte il minimo e al 75% per i trattamenti superiori. Ma con la manovra cambia tutto, e sopra i 2.100 euro l’adeguamento calerà in maniera progressiva.
100% fino a 2.100 euro lordi (4 volte la pensione minima), con un aumento degli assegni del 7,3%.
80% fino a 2.620 euro lordi (5 volte la pensione minima), con un aumento degli assegni del 5,84%.
55% fino a 3.144 euro lordi (6 volte la pensione minima), con un aumento degli assegni del 4,01%.
50% fino a 4.192 euro lordi (8 volte la pensione minima), con un aumento degli assegni del 3,65%.
40% fino a 5.240 euro lordi (10 volte la pensione minima), con un aumento degli assegni del 2,92%.
35% oltre i 5.240 euro lordi, con un aumento degli assegni del 2,55%.
Sopra i 2.100 euro lordi, insomma, i pensionati subiranno una perdita secca, per il mancato adeguamento degli assegni all’inflazione, che arriverà a oltre 2.600 euro all’anno per la fascia più alta.
Niente pensioni più alte, come annunciato durante la campagna elettorale. E siamo ancora ben lontani da 1.000 euro di pensione minima promessi da Forza Italia e da Fratelli d’Italia.
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Un esempio su qualcuno che conosco bene: me stesso
Lungi da me l'idea di fare un lamento personale. Ho la fortuna di appartenere ad una categoria di "privilegiati" col culo al caldo. Posso confessarlo, perchè la mia pensione da ex dirigente d'azienda non me l'ha regalata nessuno, ma l'ho più che completamente finanziata con contributi NON VIRTUALI.
Appartengo a quella fascia di pensionati INPDAI che in regime di rivalutazione - prima Prodi, e poi Draghi - avrebbe avuto una rivalutazione ANNUALE (e non biennale) del 75% dell'inflazione. In regime melonista, avrò con periodicità biennale una rivalutazione del 50% dell'inflazione, calcolata "nonsocome". Lungi da me l'idea di lamentarmi, ma tentiamo si separare - tanto per cambiare - i FATTI dalle PUGNETTE:
# In regime Prodi o Draghi, dal primo Gennaio 2023 l'aumento della mia pensione sarebbe stato del 75% del tasso REALE d'inflazione (12,8%), quindi un aumento del 9,6%
# In regime melonaro, sarà del 50% su un tasso d'inflazione vergognosamente stimato al 7,3% (????). Sarà esattamente del 3,65% a fronte di una inflazione reale del 12,8%. Il mio potere d'acquisto in termini reali diminuirà di 8,65 punti percentuali.
Non mi lamento, e ce la farò a sopravvivere, ma sentire questa diplomata al liceo linguistico che mi dice che "comunque mi da dei soldi in più", mi fa leggermente incazzare. In termini assoluti, perderò esattamente, dopo questa cosa chiamata truffaldinamente "rivalutazione", circa 2.800 euro all'anno in termini di potere d'acquisto. Ma avrò il piacere - solo visivo - di vedere un bonifico mensile che aumenterà di ben 117 euro. Se potessi dare mandato all'INPS di dare questa favolosa cifra in più ad un anziano da 570 euro al mese, lo farei con felicità e orgoglio.
Tafanus
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