Come Volevasi Dimostrare - Non è bastata, alla Meloni, la prima tranvata ricevuta da Mattarella, che le ha fatto discretamente sapere che il decreto contenente la minaccia di sei anni di galera nel mitico ( e pieno di sgrammaticature) articolo anti-rave non sarebbe passato sotto forma di decreto, in primo luogo perchè privo dei requisiti di necessità e urgenza previsti dalla Costituzione, e in secondo luogo perchè inserito in un polpettone di materie disomogenee per materia trattata.
Non è bastato. La Premieressa, afflitta da seri problemi di analfabetismo economico e giuridico, prende adesso altre due facciate, molto serie, ad opera della Corte dei Conti. La cosa non ci sorprende, visto che ne avevamo decretato la morte in culla appena erano state previste queste due norme assolutamente criminogene: quella sul consenso all'uso del contante fino a 5.000 euro, e quella sull'esenzione dall'obbligo del POS fino a scontrini da 60 euro.
La prima norma strizzava l'occhio a delinquenti, magnaccia, esportatori di capitali, operatori del pizzo, ed evasori fiscali. La seconda esentava dalla tracciabilità praticamente esercizi come i bar, i tabaccai, le paninerie, le latterie, le mercerie, le librerie, ed altre tipologie di esercizi dallo scontrino medio inferiore a 60 euro.
Non più di due giorni fa, avevamo scritto, nero su bianco, che ci sarebbe stato da ridere sia sulla eventuale firma di Mattarella, sia - e più gravemente - sulla reazione dell'Europa a queste norme, in rapporto alle clausole che regolano la concessione del PNRR. Siamo stati profeti troppo ottimisti. Non c'è stato bisogno di aspettare la reazione dell'Europa. La Corte dei Conti è arrivata PRIMA, con una bocciatura che non ammette repliche su ENTRAMBI i provvedimenti.
Ecco come riporta la notizia lastampa.it, non più di due ore fa:
Manovra, Corte dei Conti: norme su contanti e pos non sono coerenti con il Pnrr - Il documento depositato nell’audizione alle Commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato sulla manovra economica
La brusca frenata sull’uso dei contanti e sulla questione del tetto dell’uso del pos stabilito a 60 euro, arriva dalla Corte di Conti. Si tratta di norme, ha sottolineato la Corte nel corso dell'audizione alle commissioni bilancio di Camera e Senato sulla legge di bilancio, che possono «risultare non coerenti con l'obiettivo di contrasto all'evasione fiscale previsto nel Pnrr». [...]
E' quanto emerge dal documento che la Corte dei conti ha presentato, oggi, in audizione alle Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame della Legge di bilancio 2023. Nonostante il limitato tempo a disposizione, hanno evidenziato i giudici contabili, si sono approntati interventi per importi significativi senza ricorrere in misura rilevante a nuove entrate (eccettuata la misura sugli extra profitti delle imprese del settore energetico) e individuando minori spese per importi considerevoli. Permangono, tuttavia, elementi di incertezza sul quadro di finanza pubblica modificato dalla manovra. L'intervento sui costi dell'energia, pur di dimensioni rilevanti (oltre 20 miliardi nel 2023), è destinato a esaurire la maggior parte degli effetti nel primo trimestre dell'anno. In caso di persistente aumento dei prezzi e nonostante il gettito che deriverebbe dalla tassazione dei sovraprofitti, la dimensione del fabbisogno è rappresentata dalla differenza con gli importi impiegati nel corso del 2022.
Pos e uso contanti - Ma è su due punti nello specifico che arrivano, però, le perplessità della Corte dei Conti. Ecco cosa emerge dal documento: «Alcune misure in materia di entrate generano alcune perplessità. I buoni risultati dell'ultimo biennio hanno consentito di mantenere in equilibrio i conti pubblici, garantendo la sostenibilità di un processo redistributivo che ha assunto dimensioni di rilievo. E' importante conseguire significativi miglioramenti in termini di coerenza fiscale, ponendo al centro degli obiettivi pubblici un'efficace azione di contenimento dell'evasione che, nonostante i risultati conseguiti, rimane di dimensioni considerevoli. Come più volte sottolineato dalla Corte, per far ciò è necessario che si utilizzino compiutamente le diverse misure di prevenzione e contrasto, che possono concorrere all'innalzamento dei livelli di fedeltà fiscale, favorendo, attraverso l'uso delle tecnologie, l'emersione spontanea delle basi imponibili e supportando la necessaria azione di controllo dell'Amministrazione fiscale; ciò anche mediante l'impiego sistematico dei dati finanziari e, non ultima, un'efficace attività di riscossione. Non sembrano andare in questa direzione alcune delle misure della manovra che interrompono un percorso intrapreso per la tracciabilità dei pagamenti, che ampliano l'area dei ricavi soggetti a regime forfettario o che propongono regimi di favore che, se consentono di ottenere un incremento del gettito immediato, ipotecano entrate future».
Le pensioni - «La revisione del sistema di indicizzazione delle pensioni, oltre a contribuire alla copertura di alcune misure che anticipano un più complessivo riassetto del quadro normativo, assicura risorse crescenti nell'arco di previsione: una scelta che, se porta ad una percepibile riduzione della curva previdenziale, va ad inserire ulteriori elementi di incertezza in un sistema che fatica a trovare un assetto definito in senso assicurativo e dal cui ridisegno - che verrà proposto - dipende, in misura rilevante, la sostenibilità del nostro debito».
Reddito di cittadinanza - La Corte dei Conti si è poi espressa anche sulle modifiche apportate dal governo al Reddito di Cittadinanza. La distinzione dei percorsi di contrasto della povertà e di inclusione lavorativa nella riforma del reddito di cittadinanza è "necessaria" e "fortemente condivisibile". Il presidente del coordinamento Sezioni riunite Enrico Flaccadoro ha specificato che la Corte, sin dal decreto istitutivo, «ha da un lato sottolineato l'importanza dell'introduzione, anche in Italia, di uno strumento universale di lotta contro la povertà dall'altro, espresso perplessità in merito all'efficacia di un istituto che, volendo rispondere sia ad esigenze di contrasto dell'esclusione sociale che di stimolo dell'occupazione (politiche attive per il lavoro), recava in sé il rischio di affrontare, con un unico schema, problematiche molto diverse».
Ora c'è solo da sperare che la destra cominci a prendere atto che non tutto ciò che arriva dalla Garbatella, da Arcore o da Via Bellerio ha le carte in regola per ricevere standing ovations dalle istituzioni di controllo italiane, e tanto meno dalle istituzioni europee.
Cara Premieressa, abbiamo iniziato male, e stiamo proseguendo peggio. Con questo andazzo, iniziamo seriamente a riflettere su come affrontare i prossimi, gelidi anni...
Tafanus
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