E mentre la destra post-fascista si sta azzuppando il pane nel QatarGate (ma con moderazione, per carità... visto che si sta indagando su altre settanta persone, che non si sa ancora a quale formazione politica appartengono), vale la pena di riproporre un vecchio post del Tafanus, che riprendeva una inchiesta (mai smentita) dall'archivio de "L'Espresso".
Così. Tanto per ricordare agli immemori che la corruzione può passare attraverso mele marce presenti purtroppo in molti partiti, ma può anche essere, invece, un fenomeno sistemico e non occasionale. Oggi annotiamo che c'è uno strano fair-play della destra, che in attesa del disvelamento degli altri 60/70 nomi sotto inchiesta è molto cauta nell'attaccare la sinistra. Chissà perchè...
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[...]15 anni dopo l'arresto a Milano di Mario Chiesa, nella Capitale tangentopoli continua. Con gli stessi vizi di sempre: accanto ai collettori di bustarelle che raccolgono fondi neri per i vertici delle formazioni politiche, c'è la solita pletora di portaborse, dirigenti e funzionari ladri tout-court che fanno la bella vita. Sopra ci sono infine i partiti (quasi tutti) che si dividono in allegria e a norma di legge fondi pubblici dei quali poi nessuno si prende la briga di verificare la reale destinazione. E questa volta non è un si dice. A raccontarlo, ai pm romani Giancarlo Capaldo e Giovanni Bombardieri, sono due documenti scoperti dai carabinieri nel corso delle indagini sulle truffe di Lady Asl, l'imprenditrice che riusciva a far accreditare dalla Regione le proprie cliniche e i propri laboratori sanitari, versando tangenti a funzionari e politici. Un'inchiesta che ha già portato all'arresto di una mezza dozzina di dirigenti regionali, di un capo di gabinetto dell'ex governatore Francesco Storace e di un suo assessore, ma che ora minaccia di estendersi a tutti i lavori pubblici dell'era del centrodestra.
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Operazione Torax. Il primo documento è un file di un computer intitolato Torax (“torace” in spagnolo). A scriverlo, con l'intenzione di ricavarne una lettera da inviare a Storace, è stato l'ex assessore ai Trasporti Giulio Gargano, attualmente agli arresti domiciliari dopo aver patteggiato una pena a 4 anni e sei mesi per lo scandalo della sanità. Gargano lo ha preparato per difendersi dalle accuse di aver intascato denaro all'insaputa del partito, mosse contro di lui all'interno di Alleanza nazionale. Con precisione l'ex assessore fa allora il punto della situazione: elenca tutta una serie di appalti relativi alla costruzione di strade, ferrovie e acquisti di bus. Parla della privatizzazione dell'azienda per il trasporto su gomma. Cita quasi tutte le grandi opere del governo Storace più una serie di gare dell'Anas regionale, l'Astral e della società a capitale misto che deve costruire la bretella autostradale per Formia. Ricorda, infine, gli appalti per le pulizie, per le assicurazioni e per la vigilanza. Spesso accanto ai nomi delle aziende vincitrici (ci sono pure le cooperative rosse e alcune imprese considerate vicinissime ad An) indica il nome dei loro referenti politici e in un caso arriva a scrivere: "Tu dovresti ripartire la cifra fra te, Forza Italia e Udc". Poi fa riferimento quasi esplicito a delle somme di denaro mascherate da una serie di 'X'. [...]
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Pasqua di bustarelle Il clima che per anni si è respirato in Regione e il via vai di denaro (lecito o meno) che avveniva in quegli uffici lo raccontano, del resto, bene due testimoni. "Ho visto nascondere sacchetti neri, tipo immondizia, in un armadietto blindato. Chiaramente si trattava di versamenti per la campagna elettorale", ha detto Dario Pettinelli, esperto in comunicazioni e fino al 2005 membro dello staff di Storace. "Il venerdì santo del 2002 o del 2003, mentre stavo uscendo dal palazzo della Regione, un fattorino mi consegnò una colomba. Non ricordo chi fosse il mittente, ma il nome non mi diceva nulla. Aprii la scatola e scoprii che dentro c'erano 10 milioni di lire. Denunciai subito tutto ai carabinieri", ha aggiunto spaventato Tommaso Nardini, sino al 2002 segretario particolare dell'ex governatore, delineando i contorni di una situazione ormai fuori controllo.Talmente fuori controllo che l'assessore Gargano, ex fedelissimo di Storace, si trova a un certo punto costretto a difendersi dalle accuse di aver intascato mazzette all'insaputa del partito [...]
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La messa a posto. A scorrere il documento Torax è facile andare con la mente ai pizzini con cui Bernardo Provenzano stabiliva la 'messa a posto' (il versamento del pizzo) delle varie imprese. Il boss usava un codice alfanumerico per nascondere l'identità dei suoi compari. Gargano, invece, esplicita i nomi dei presunti complici, ma è più riservato sulle cifre. Quando si tratta di quantificare le mazzette ricorre alle 'X'. Lo fa, per esempio, affrontando il capitolo relativo alla "privatizzazione" di parte del Cotral, l'azienda di trasporto regionale. "La Sita", si legge nel file, " ci ha fatto sapere che, se vincerà, è disposta a XXXXX, stessa cifra che aveva pattuito con Aracri (Francesco, assessore ai trasporti prima di Gargano, anche lui di An, ndr) però per il 49 per cento del pacchetto azionario, cifra che hanno comunicato anche a Tajani, Ciocchetti e che tu dovresti ripartire tanto a te, tanto Forza Italia, tanto Udc".
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Ciocchetti è Luciano Ciocchetti, ex capogruppo Udc in regione, oggi deputato nazionale. Tajani è invece Antonio Tajani, all'epoca coordinatore laziale di Forza Italia e addirittura capogruppo degli azzurri all'europarlamento. Dovevano essere dunque loro i terminali delle presunte tangenti? Non è chiaro. Secondo indiscrezioni Gargano avrebbe già spiegato che in realtà a occuparsi della questione sarebbero stati alcuni personaggi del loro entourage. Pochi dubbi invece su che cosa sia la Sita, la Società italiana di trasporti automobilistici che fattura 230 milioni ospitando sui suoi pullman 10 milioni di passeggeri in tutta Italia. Sulla carta è una controllata dello Stato. In realtà si tratta di una creatura dell'imprenditore pugliese Luciano Vinella che ne detiene ancora il 45 per cento delle quote. Vinella, che vanta rapporti anche con i Ds, è un amico di famiglia di Gianfranco Fini: a Roma affitta un appartamento nel quartiere Trieste alla madre del leader di An e nel 2004, quando l'allora amministratore delegato delle Ferrovie, Giancarlo Cimoli, tentò di toglierlo dalla guida di Sita, ha visto venir giù dai banchi di An un diluvio di interrogazioni parlamentari. Seguite da lettere di fuoco scritte dal vice-ministro Mario Baldassarri. Il risultato? Cimoli fu spedito all'Alitalia e Vinella ricominciò a comandare in Sita. In ogni caso, per quanto riguarda la privatizzazione del Cotral, nel file Torax si legge: "La gara viene sospesa come da tua richiesta" [...]
Un tesoro tutto cash, tenuto su conti correnti fin troppo facili da scoprire: senza investimenti, senza comprarci nemmeno un immobile. Possibile che Anna Iannuzzi, ormai nota con il soprannome di Lady Asl, abbia lasciato oltre 30 milioni di euro senza utilizzarli? Una mossa che non si accorda con la scaltrezza del personaggio, capace di costruire dal nulla un piccolo impero della sanità convenzionata. Quel denaro, secondo i magistrati, è il frutto della truffa montata a freddo dalla Iannuzzi con complicità di alto livello: denaro versato dalla Regione Lazio sui conti della Ims e della Medicom, due dei centri della signora delle tangenti, per prestazioni mai effettuate. Per chi erano i soldi? Nelle sue confessioni fiume, solo in parte riscontrate, Anna Iannuzzi sostiene che quei milioni erano la provvista per la campagna elettorale di An: soldi non suoi, ma destinati ai politici. Lei però li trattenne violando gli accordi e ci fu una lite furibonda con l'assessore Giulio Gargano. Il pubblico ministero Giancarlo Capaldo contesta questa ricostruzione a Gargano durante l'interrogatorio, ma il magistrato non sembra sostenerla fino in fondo. E infatti torna alla carica con la Iannuzzi e le domanda: "Mi sembra strano che lei potesse fare un simile scherzetto ad An quando c'era il rischio di una vittoria alle elezioni di Storace, ci dica la verità...".
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Non è l'unico punto che resta misterioso. Con il marito Andrea Cappelli i pm insistono sui rapporti con alti prelati. Tentano di esplorare l'ipotesi del socio occulto. Ma l'uomo nega: conferma intense relazioni ecclesiastiche, sbandierate come uno strumento per arginare l'invadenza della politica: "Le faccio un esempio: monsignor Tarcisio Bertone ha inaugurato una delle nostre strutture ed è venuto più volte da noi. Il segretario Joseph di papa Ratzinger, adesso non ricordo il cognome, è stato da noi più volte, il segretario di quand'era cardinale, non l'attuale Georg". Cappelli spiega ai pm di non avere ricevuto dal Vaticano contropartite né richieste, ma che ogni tanto la moglie consegnava donazioni in contanti di "poche migliaia di euro" a diversi monsignori tra i quali anche Bertone, ora segretario di Stato.
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Il chirurgo, la coca e le raccomandazioni
Davanti ai magistrati la loro è stata una polemica senza esclusione di colpi. Da una parte Cosimo Speziale, ex direttore generale della Asl Roma B e grande pentito dell'inchiesta sulla tangentopoli laziale che accusa politici ed ex assessori, tra i quali anche l'attuale deputato di Forza Italia Giorgio Simeoni, di aver intascato mazzette a getto continuo. Dall'altra Giulio Gargano, ex assessore di An alla Sanità e ai Trasporti, che si difende ed elenca le ragioni per cui Speziale potrebbe avercela con lui, arrivando a mettere a verbale un episodio dai contorni ancora oscuri. Quando i pm gli fanno presente che Speziale, per una gara relativa alle pompe funebri, sostiene di avergli dato 20 mila euro "sull'ascensore, perché lui aveva paura delle microspie", Gargano, che pure ha ammesso altri contributi, è categorico: "Speziale non mi ha mai dato soldi, anche se una volta, prima della Pasqua del 2004, mi ha dato un pacchetto, che non ho aperto, da consegnare a Niccolò Accame, il portavoce di Storace". Un pacchetto "rettangolare, incartato come fosse un regalo da festa, con un bigliettino sopra che sembrava un piccolo mattone", spiega Gargano, sostenendo di averlo dato ad Accame fuori dalla Regione [...]
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Lady Asl, al secolo Anna Iannuzzi, nei suoi interrogatori punta il dito anche contro due big della sanità privata come i gruppi Angelucci e Ciarrapico. Al pm chiede velenosa: "Perché non indagate anche sugli altri?". E quando si sente rispondere: "Lei ci dia delle indicazioni che se abbiamo dei buchi li colmiamo", non può far a meno di sbottare: "Voi, magistrato mio, ci avete una voragine, mi creda. Per esempio, perché non indagate su Villa Patrizia?". È l'inizio di una serie di presunte rivelazioni tutte ancora da valutare. Lady Asl mette a verbale le confidenze di un direttore sanitario secondo il quale la clinica, che fa parte del gruppo Tosinvest (Angelucci) e che oggi si chiama San Raffaele al Nomentano, sarebbe riuscita a ottenere rimborsi regionali anche per prestazioni per le quali non era stata accreditata. Uno scandalo, protesta Anna Iannuzzi, "però a loro non li arresta nessuno". Il tentativo di Lady Asl è quello di descriversi come la vittima di un sistema costretta a pagare tangenti per ottenere con le mazzette quello che i suoi concorrenti più importanti ricevevano grazie ai rapporti politici. In questo contesto parla anche del 'nemico' Giuseppe Ciarrapico e del suo gruppo Eurosanità che in base a una sentenza del Tar doveva ricevere 50 milioni di euro dalle Asl e che invece, dopo una transazione autorizzata proprio da Storace, si sarebbe ritrovato in tasca molto di più. A seguire la transazione è stato Cosimo Speziale, l'ex direttore generale della Asl Roma B, già arrestato e oggi grande gola profonda dell'inchiesta. Speziale non la contraddice e spiega ai pm: "Il Policlinico Casilino era intoccabile perché Ciarrapico aveva rapporti diretti con Storace: arrivavano le cose già belle e preparate. Lo sapevano pure le pietre che Ciarrapico è legato a Storace".
L'Espresso del 2 marzo 2007
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