(Nella fotina: Benito Anastasio e Cladio Mussolini) Riporto in calce alcuni passaggi di un chiarissimo articolo di wired.it, dal quale ci si rende appena conto di quale sia la statura etica e culturale di un "coso" che la borgatara ha pensato di mettere alla guida di una importantissima azienda di stato, che gestisce il software di cosucce insignificanti come INPS, ISTAT e INAIL...
Ma come è possibile che ad un tizio così non preveda che ad un membro di questo CdA possa saltare in mente di mandare una copia di questo capolavoro letterario, etico e politico ad un giornale??? O che fosse difficile risalire dal testo della sua email all'autore originario di quella serie di bestialità? Cosa puntualmente avvenuta.
La colpa è solo di questo Claudio Anastasio? Assolutamente NO. La colpa è in primo luogo di chi ha pensato di mettere alla guida di questa società un fascistone così sprovveduto, da non capire che stava fabbricando la corda alla quale impiccarsi? E com'è possibile che la signora "sonounadonna" affidi un incarico del genere ad una società che può entrare nella vita di milioni di persone?
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Il dirigente di 3-i, nominato appena lo scorso autunno, invia una mail delirante al cda, citando il discorso del duce sul delitto Matteotti. Basterebbe la citazione fascista a giustificarne le dimissioni, ma alla base c'è anche un tema di ignoranza istituzionale e trasparenza.
Il caso di Claudio Anastasio è emblematico di un’ignoranza istituzionale finita oltre ogni limite della decenza. Il manager, nominato lo scorso autunno dal governo Meloni alla guida di 3-I S.p.A., la società che gestisce i softwares di INPS, INAIL e ISTAT, si è dimesso dopo una di quelle situazioni in cui viene davvero da interrogarsi sullo spessore umano, culturale e istituzionale del protagonista. Quelle situazioni in cui - con un certo gusto dell'orrido - piacerebbe sapere cosa sia passato per la testa di un manager di questo livello mentre scriveva (o si faceva scrivere) una mail di quel tenore e contenuto, e premeva invio per recapitarla ai componenti del consiglio d’amministrazione dell’azienda.
Il contenuto consiste in una precisa citazione del discorso a Montecitorio di Benito Mussolini del 3 gennaio 1925, quando il dittatore si assunse la responsabilità dell’assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti, avvenuto l’anno precedente dopo le denunce sulle elezioni dell’aprile 1924. Uno snodo che secondo gli storici chiuse l’anticamera del Ventennio sancendo la definitiva svolta dittatoriale del regime. Solo che nella versione di tale Anastasio la sigla 3-i viene intercalata nel testo o utilizzata per sostituire “fascismo”.
Prendiamola in modo molto netto: ma queste persone dove credono di vivere esattamente? Quale livello di consapevolezza hanno del peso delle loro posizioni? Pensano che la presidenza di un qualche ente pubblico garantisca loro l'immunità dalle sciocchezze, dalle mancanze di rispetto, dagli attacchi insensati, per non dire dai riferimenti storici storpiati senza pietà? E quale considerazione hanno delle loro comunicazioni interne e del ruolo che rivestono, troppo spesso scambiato per un pulpito delle loro “passioni” politiche?
Chi è Claudio Anastasio, il manager pubblico che ha copiato un discorso di Mussolini in una email aziendale - Non un discorso qualsiasi, ma la rivendicazione dell'omicidio Matteotti che segna l'inizio della dittatura. Anastasio lo ha copiato e incollato sostituendo alla parola “fascismo” il nome della società, 3-I spa, società informatica Inps, Inail e Istat. Quelle fasciste sono evidentemente posizioni del tutto incompatibili con i ruoli nella pubblica amministrazione ma, anche volendo spingersi all’inaccettabile livello di prescindere dal contenuto, nei casi come quello di Anastasio – nominato appena lo scorso novembre – si assiste in modo ottuso e perfino autolesionistico all'inesorabile scomparsa della postura istituzionale. O ci si sente così forti da poter sfidare chiunque anche con le performance più indifendibili o, peggio, non si ha la benché minima percezione del proprio ruolo. In entrambi i casi un grosso pericolo per il paese. Non certo nell’immediato, ma perché segnala una profonda crisi del “capitale umano” e della classe dirigente, che pagheremo nel medio-lungo periodo.
Fra l’altro, se questo è quel che l’esecutivo Meloni ha piazzato in giro nei primi round di nomine nei mesi scorsi, chissà cosa dobbiamo aspettarci per l’infornata di primavera, da Eni a Terna, da Leonardo ad alcune controllate di Ferrovie dello Stato (omissis)
Credit: wired.it
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