(Dalla fotina, è evidente l'inquietante rassomiglianza di Rampelli col "Buonanima) La voglia di visibilità produce disastri, e noi tifiamo per questi personaggi... Dopo aver avuto questa idea - fresca esattamente di cento anni (correva l'anno 1923) - l'ineffabile sosia ha ingranato con grattata una parziale retromarcia (la marcia più usata da chi ha la guida a destra... Vedi rave, pos, contante, e quant'altro). Se Rampelli stava cercando il suo momento di notorietà, l'ha trovato). Adesso la prima multa da 100.000 € spetta di diritto alla Meloni, e al suo inguardabile "Ministero del Made in Italy".
Sommerso da una slavina di risate, anche Rampelli ha ingranato con grattata una parziale retromarcia, ma troppo tardi per evitare di diventare per giorni e giorni l'oggetto del desiderio di ogni umorista.
"Mascella Quadrata" ha portato ad esempio la Francia, ignorando che certe sue "traduzioni obbligatorie" in francese di consolidati termini inglesi hanno fatto ridere mezzo mondo... il computer che diventa ordinateur, e ci riporta all'epoca in cui si viaggiava a schede perforate, in seminterrati zeppi di macchine non pensanti e di schiere di ragazze "perforatrici" di schede. Rampelli, oggi non si "perfora" niente... Poi, recidivi, i francesi hanno attaccato il tennis, con risultati che rendono idicoli in tutto il mondo i tornei francesi (Roland Garros incluso). Termini in uso da un secolo e mezzo, sono stati "francesizzati", per la gioia dei nostri "cugini" sciovinisti... Così il net è diventato filet, il tie-break è diventato jeu decisif, il match-ball è diventato la balle de match, il deuce è diventato egalité, e via masturbando... Ma intanto la gran parte dei cronisti francesi continua a chiamare il match-point match-point, con buona pace dei loro Rampelli.
Personalmente, penso con terrore alla fine che farò per seguire un'altra mia passione il jazz. Potrò continuare ad ascoltare jazz, o dovrò ridurmi ad ascoltare iazzo? E potrò ascoltare ancora Louis Armstrong, o dovrò ridurmi ad ascoltare Luigi Braccioforte? (credit: Gabriele D'Annunzio). Potrò mai regalarmi una full-immersion di bossa nova a Buenos Aires, o mi resterà solo la possibilità di una immersione totale di nuovo pallino a Buonaria?
Un solo pensiero mi tranquillizza: in tempi molto brevi, di questi personaggi resterà traccia solo nelle caricature di Crozza e nelle prese per il culo di uozzapp.
Tafanus
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Torneremo a chiamare «arzente» il cognac o «Tristezze di San Luigi» il brano jazz «St.Louis blues» come ai tempi del Ventennio? Oppure, più prosaicamente imiteremo francesi che usano «ordinateur» in luogo di «computer»? Tocca uno dei temi pop più dibattuti la proposta di legge avanzata dal deputato di Fratelli d’Italia Fabio Rampelli che punta a disincentivare l’uso di termini stranieri al posto dell’italiano e si spinge a chiedere multe per responsabili della pubblica amministrazione che eccedono in anglicismi. Il parlamentare meloniano invoca sanzioni fino a 100.000 euro.
C’è chi vi leggerà nostalgie autarchiche o scioviniste e chi invece una lotta al malvezzo - in verità molto sentito e oggetto di sarcasmo - di ricorrere all’inglese per darsi un tono; tipo al ricorso a termine «smartabile» (per indicare un lavoro che può essere eseguito da casa), «mission» o «feedback». Nero su bianco c’è il provvedimento depositato da Rampelli che il primo firmatario definisce «contro l’eccesso di forestierismo» ( Insomma...) e che vuole punire l’abuso di lingue straniere.
L’articolo uno della proposta recita che «La Repubblica garantisce l’uso della lingua italiana in tutti i rapporti tra la pubblica amministrazione e il cittadino nonché in ogni sede giurisdizionale». Quelli successivi stabiliscono - con il rischio di scivolare nell’ovvio - che «la lingua italiana è obbligatoria per la promozione e la fruizione di beni e servizi pubblici sul territorio nazionale». O ancora che «Chiunque ricopre cariche all’interno delle istituzioni italiane, della pubblica amministrazione, di società a maggioranza pubblica e di fondazioni è tenuto alla conoscenza e alla padronanza scritta e orale della lingua italiana».
Qualche perplessità potrà suscitare l’articolo che stabilisce «negli istituti scolastici di ogni ordine e grado e nelle università pubbliche italiane “le offerte formative non specificamente rivolte all’apprendimento delle lingue straniere devono essere in lingua italiana». In realtà molti atenei italiani oggi offrono corsi di laurea e lezioni in inglese proprio per attirare studenti stranieri e favorire l’interscambio culturale.
Ma il passaggio chiave è contenuto nell’articolo 8 della proposta: «La violazione degli obblighi di cui alla presente legge comporta l’applicazione di una sanzione amministrativa consistente nel pagamento di una somma da 5.000 euro a 100.000 euro». Come stabilire quando sarà valicata la «linea del Piave» a difesa nella lingua nazionale? E come metterla col fatto - immediatamente fatto notare - che proprio il governo Meloni ha istituito il «ministero del made in Italy»? [...]
SOCIAL
Follow @Tafanus