Roma, la censura torna a scuola: il liceo Amaldi vieta la rivista “Scomodo”
Il Consiglio d’Istituto blocca la diffusione del periodico perché tratta argomenti «divisivi» come l’aborto. Gli studenti: «Roba da Minculpop»
La censura torna a scuola. Accade a Roma, dove il Liceo Amaldi, zona Tor Bella Monaca, perfiferia Est della capitale, vieta la rivista «Scomodo». Motivo? «L’inchiesta sull’aborto rappresenta un argomento divisivo». Gli studenti si ribellano: «Roba da Minculpop: e protestano davanti all’Istituto.
Eppure è accaduto. Basta guardare il sito Instagram della rivista per ricostruire tutte le tappe della messa al bando della rivista.
«Il giornale è discriminatorio perché tratta argomenti come il diritto all’aborto sottolineandone la scarsa assistenza finanziaria, ma non i problemi delle famiglie numerose che ricevono ancor meno sostegno» si legge nel verbale del Consiglio di Istituto con cui è stata vietata la distribuzione di Scomodo. «In sette anni di distribuzione gratuita nelle scuole è la prima volta che una scuola proibisce formalmente la distribuzione della nostra rivista» si legge nel post di «Scomodo» su Instagram.
A far scattare il bavaglio è stata l’inchiesta sul diritto all’aborto apparsa nel 45° numero della rivista: un approfondimento sugli ostacoli poco visibili che ogni donna deve superare per portare a termine l’interruzione volontaria di gravidanza.
«È grave che in una sede istituzionale come un Consiglio d’Istituto possa essere portata avanti una discussione del genere» dice Edoardo Bucci, direttore editoriale della rivista. «Il giornale ha raggiunto più di 100 scuole e anche al Liceo Amaldi era arrivato su proposta di un collettivo scolastico, come un'esigenza dei ragazzi e delle ragazze dell'istituto – incalza – Può essere lecito e legittimo chiedere del giornale, costruendo un libero confronto fra la generazione dei docenti e quella del corpo studentesco. Ma siamo rimasti davvero stupiti perché non ci aspettavamo un processo alla linea editoriale di Scomodo».
La rivista nata nel 2016 - «Scomodo»è il mensile indipendente di attualità e cultura under 30 più letto d’Italia. Non solo una rivista, ma anche un luogo di incontro e dibattito che è diventato negli anni un punto di riferimento per le nuove generazioni. Nato nel 2016 a Roma da un gruppo di ragazze e ragazzi liceali, il progetto editoriale torna quest’anno nelle edicole con un nuovo assetto che non riguarda però solo la carta stampata, ma anche la costruzione di una comunità sempre più numerosa che ruoti attorno al giornale e agli spazi: da settembre 2023 «Scomodo» conta di aprire una Redazione ogni 6 mesi, a partire da Milano, per raggiungere nel tempo anche altre città italiane. L’obiettivo è creare dei poli di aggregazione per le giovani generazioni. Da qui la scelta dello slogan per la campagna promozionale: «Le pagine da scrivere servono ancora»: per sottolineare come la storia del mensile è ancora tutta da costruire «Il nuovo Scomodo- spiega Edoardo Bucci, co-fondatore e Responsabile Editoriale di Scomodo – è ancora più approfondito, con articoli di inchiesta che hanno coinvolto fino a venti giovani redattori. Parleremo come sempre dei temi legati alle nuove generazioni, e poi di sociale, paure, persone. Fenomeni che sono sempre stati nella nostra linea editoriale e che stiamo cercando di sviluppare con più forza».
Il no del Consiglio d’Istituto - Dopo il numero di lancio, diffuso in classe gratuitamente, i docenti avevano chiesto di discutere con i rappresentanti d’istituto dei prossimi. Ma il Consiglio di Istituto si è opposto. «Il giornale è discriminatorio perché tratta argomenti come il diritto all'aborto sottolineandone la scarsa assistenza finanziaria, ma non i problemi delle famiglie numerose che ricevono ancor meno sostegno», si spiega nel verbale.
A proporre per prima il divieto di distribuzione sarebbe stata la componente formata dai rappresentanti dei genitori a cui, durante la discussione, si sarebbe aggiunta anche parte del corpo docenti. Così il Consiglio ha respinto la proposta avanzata dal collettivo del Liceo. La dirigente, inoltre, avrebbe aggiunto che «nella scuola non dovrebbero trovare spazio argomenti divisivi, capaci di creare contrapposizioni ideologiche anziché un confronto costruttivo».
Quanto accaduto, come sottolinea Bucci, rappresenta un fatto grave: «Il fatto che un precedente di questo tipo sia nato proprio in questo contesto geografico ci ha stupito. E il fatto che sia arrivato in questo momento politico ci lascia tanti interrogativi».
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Un pessimo segnale, ma noi ci stupiamo dello stupore di Edoardo Bucci, direttore editoriale della rivista. Ci stupiamo del ritardo col quale è rinato, di fatto, il famigerato MinCulPop (per i più giovani: "Ministero della Cultura Popolare". alias l'organismo che decideva cosa poteva essere pubblicato e cosa no). E ci stupiamo per il fatto che il MinCulPop non sia nato dall'alto, ma dal basso: da MOLTO in basso.
I segnali premonitori non erano stati né pochi, né lievi: ad iniziare dalla abolizione - di fatto - delle conferenze-stampa della Meloni (la quale mal sopporta le domande scomode), sostituite da ridicoli video-monologhi autoreferenziali.
Questa trovata rafforza il mio reiterato invito ai giovani, ma anche agli adulti privi di memoria storica, di leggere, in parallelo, due libri: uno che illustra cosa sia stato il fascismo, l'altro che documenta quale sia la distanza (si fa per dire) della Meloni dal peggior fascismo):
ATTENZIONE! La lettura di questi due istruttivi libri è caldamente sconsigliata ai minori non assistiti da un adulto, e alle persone culturalmente e psicologicamente fragili!
Tafanus
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