Parere personale, naturalmente. Era nato a New York nel 1926, da un padre immigrato negli USA nel 1899, proveniente da un piccolissimo paesino del reggino: Podargoni. Non voglio ricopiare la lunga, esaustiva biografia, che potete trovare già bella e pronta su questo link a Wikipedia
Tony Bennett (al secolo "Antonio Benedetto") firma il suo primo contratto serio nel 1950 con la Columbia Recorsds. Aveva 24 anni, ma io ne avevo 13, e per diversi anni ancora non avrei saputo della sua esistenza. In casa mia c'era solo una Radio Marelli a valvole, che produceva più fischi e scrosci che musica. Solo nella seconda metà degli anni '50, nel mio periodo universitario a Napoli, avrei avuto occasione di scoprire il jazz. Amore a prima vista, e il colpo di fortuna di vedermi affidata la rubrica di jazz da un bellissimo (e ovviamente defunto) mensile culturale napoletano. Con le credenziali di questo giornale, avevo avuto dall'USIS (US Information Service: istituzione americana speculare agli Istituti Italiani di Cultura all'estero) il libero accesso alla loro enorme raccolta discografica, e il permesso di portarmeli a casa, e di tenerli per un mese.
Sono state queste occasioni a farmi conoscere QUELLA musica, ma anche i crooners americani.
Tony Bennett mi è piaciuto subito, più di tutti gli altri. Anche più di Frank Sinatra (il che la dice lunga)... Amore che dura da sessant'anni. E la cosa straordinaria è che - pure frequentando la sua musica da sei decenni - le cose che più mi hanno rapito sono i "duets" prodotti in occasione dei suoi 90 anni (solo qualche anno dopo si saprà che quando ha inciso questi capolavori assoluti, era già affetto da qualche tempo da una forma di Alzheimer). Molti d questi capolavori sono stati i quali messi online dalla "Vevo Records".
A Tony Bennett, che non morirà mai, voglio dedicare una piccola raccolta dei suoi capolavori assoluti, con l'auspicio che altri comincino ad ascoltarlo e ad apprezzarlo.
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"La vie en rose", nella più bella versione di sempre
Riposta in pace, Tony Benedetto
Tafanus
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