Ho sempre detestato i "coccodrilli": quella robaccia molto diffusa che costringe i media a reti unificate a tessere elogi sperticati anche quando muoiono noti evasori fiscali, famose nullità mediatiche, "giornalisti" che ci affliggono da decenti con la loro sgrammaticata partigianeria...
Oggi no. Per la morte improvvisa, inaspettata, di questo grandissimo giornalista d'inchiesta, ho sentito il bisogno immediato di rendergli omaggio.
Grande signore, e grandissimo giornalista d'inchiesta. Da anni non mi perdo una sola puntata delle sue inchieste.
Morto stamattina per una non meglio specificata "malattia fulminate".
Rubo il sintetico ma completo e chiaro profilo di Andrea Purgatori alla Agenzia di stampa AGI, sperando che mi perdoni per il furto.
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È morto Andrea Purgatori - Aveva 70 anni. Stroncato da una malattia fulminante
AGI - Andrea Purgatori, giornalista e scrittore, conduttore di fortunati programmi televisivi, è morto a 70 anni. A ucciderlo una malattia fulminante dopo un breve ricovero in ospedale a Roma.
Purgatori era approdato al cinema nel 1991 scrivendo il film 'Il muro di gomma' ricostruzione dell'inchiesta giornalistica che lui stesso aveva condotto sulla strage di Ustica. È apparso come attore in più episodi della serie televisiva Boris, nei film di Carlo Verdone 'Posti in piedi in paradiso' e 'L'abbiamo fatta grossa' e nei film di Alessandro Aronadio 'Due vite per caso' e 'Orecchie' oltre che nella serie televisiva 1993. Nell'autunno del 2022 è stato protagonista della docu-serie Netflix Vatican Girl: la scomparsa di Emanuela Orlandi.
Era diventato giornalista professionista nel 1974 e sei anni più tardi aveva conseguito un master in Science in Journalism alla Columbia University di New York.
Inviato del Corriere della Sera dal 1976 al 2000, era noto per le inchieste e i reportage su casi scottanti del terrorismo internazionale e italiano negli "anni di piombo" e sullo stragismo, come il caso Moro e, appunto, la strage di Ustica.
Ha raccontato numerosi delitti di mafia dal 1982, fino alla cattura di Totò Riina. Ha realizzato reportage su molti conflitti, come la guerra in Libano del 1982, la guerra tra Iran e Iraq degli anni ottanta, la guerra del Golfo del 1991, l'Intifada e le rivolte in Tunisia e Algeria.
Ha scritto anche per l'Unità, Vanity Fair, The Huffington Post e Le Monde diplomatique. È stato autore e conduttore di 'Uno di notte' (Rai 1, 1999). Ha realizzato servizi televisivi per Dossier, Spazio Sette, Focus (Rai 2 1978/1988); in video ha condotto anche Confini (Rai 3, 1996).
Per la saggistica ha scritto 'A un passo dalla guerra' (1995), 'Il bello della rabbia' (1997) e 'I segreti di Abu Omar' (2008). Nel 2019 ha pubblicato il suo primo romanzo: “Quattro piccole ostriche” (edito da HarperCollins).
Per il cinema ha scritto tra l'altro 'Il giudice ragazzino' (1994) e 'L'industriale' (2011). Ha ottenuto tra gli altri il Nastro d'argento 1992 per il miglior soggetto con Il muro di gomma, il Premio Hemingway di giornalismo nel 1993, il Premio Crocodile - Altiero Spinelli per il giornalismo nel 1992, il Globo d'oro 1994 per la miglior sceneggiatura con Il giudice ragazzino e nel 2009, con Marco Risi e Jim Carrington, si è aggiudicato il premio Sergio Amidei per la miglior sceneggiatura internazionale con il film Fortapàsc.
Nel 1987, oltre a partecipare al soggetto e alla sceneggiatura del film Spettri, vi appare come "attore". Amico di Corrado Guzzanti e suo coautore, nel 2002 ha partecipato al programma televisivo Il caso Scafroglia (Rai Tre), interpretando la voce fuori campo che dialoga con il conduttore, mentre nel 2006 ha preso parte al film Fascisti su Marte nel ruolo del camerata Fecchia e, sempre con Guzzanti, ha realizzato Aniene (Sky Uno). È stato coautore del programma televisivo di Antonio Albanese Non c'è problema (Rai Tre, 2002).
Nel 2006 ha scritto insieme con Francesco Nicolini i sei monologhi di Marco Paolini per Teatro Civile (Rai Tre).
Dalla stagione televisiva 2017-2018 conduceva su LA7 la nuova edizione di Atlantide.
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Questo è quanto, per il momento... Non sono state moltissime, nella mia vita, le scomparse di giornalisti che mi hanno inumidito gli occhi. Andrea Purgatori appartiene a questa categoria, e si ricongiunge ad altri grandi (parere personale...). Raggiunge Guglielmi (colui che ha rivoluzionato la TV con le sue invenzioni sulla terza rete RAI). Raggiunge Andrea Barbato, e le sue "cartoline" che guardavo sempre; raggiunge il caro amico Beppe Cremagnani, autore di splendidi "docufilms", spentosi in una giornata calda come questa, mentre pedalava lungo il Lago di Lecco; raggiunge "Fortebraccio", i cui fulminanti elzeviri erano stati carburante per la grande "Unità" quando non era ancora diretta dai Rondolino del "Grande Fratello" o dai Matteo Renzi; raggiunge l'amico Vittorio Arrigoni, creatore del sito "Guerrilla Radio", ammazzato dai mitra israeliani mentre con altri volontari sognatori cercava di raggiungere dal mare la striscia di Gaza, per portare un carico di medicinali ai "reclusi in casa loro" in una pietraia.
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"Tout casse, tout passe, tout lasse, il n'est rien, et tout se remplace".
"Tutto si rompe, tutto passa, tutto si lascia. Non è niente, e tutto si rimpiazza".
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Questo elzeviro tanto famoso quanto idiota (parer personale) è attribuito al filosofo francese Auguste Comte. Eh no, caro Comte! Non tutto si rimpiazza. Facilissimo rimpiazzare un Porro, un Facci, e altri loro simili... Rimpiazzare Andrea Purgatori, al momento, sembra proprio una "mission impossible"
Riposa in pace!
Tafanus
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