Firmò bilanci falsi da sindaco di Reggio, Scopelliti condannato a 6 anni. Pesante condanna per l'attuale governatore della Calabria. Ritenuto responsabile del dissesto del comune calabrese (Fonte: Repubblica.it)
Giuseppe Scopelliti
REGGIO CALABRIA - Il presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti è stato condannato, come ex sindaco di Reggio Calabria, a 6 anni di reclusione per abuso e falso e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici per le vicende legate alle autoliquidazioni dell'ex dirigente comunale Orsola Fallara, suicidatasi nel 2010. Il pm aveva chiesto 5 anni.
Il governatore della Calabria è stato condannato anche all'interdizione perpetua dai pubblici uffici ed al pagamento di una provvisionale di 120 mila euro. I giudici del tribunale di Reggio Calabria hanno emesso la sentenza poco dopo le 20 dopo circa otto ore di camera di consiglio. Al momento della lettura del dispositivo, Scopelliti non era in aula. Il tribunale ha anche condannato per falso a tre anni e sei mesi di reclusione ciascuno gli ex revisori dei conti Carmelo Stracuzzi, Domenico D'Amico e Ruggero De Medici.
Nello specifico, la Procura della Repubblica ha contestato a Scoppelliti la falsificazione dei bilanci di previsione e il rendiconto di gestione gonfiando le entrate dell'amministrazione per poter spendere di più ai fini "del consenso". Per diversi anni le casse comunali sarebbero state gestite in maniera allegra, utilizzando, tra l'altro, per spese correnti, fondi vincolati. E non ripianando i debiti che man mano si andavano accumulando. Con l'effetto finale che oggi il comune più grande della Calabria è di fatto in dissesto. Il denaro finiva in spettacoli, in elargizioni ad associazioni di ogni genere, in manifestazioni pubbliche e in consulenze e incarichi. Il tutto mentre il buco di bilancio cresceva di pari passo con i creditori.
Altre storie di MalGovernatori
Abruzzo - Presidente Gianni Chiodi, PdL - Il 23 gennaio 2014 la Procura di Pescara rende noto che il Presidente della Regione Abruzzo Chiodi, il Presidente del Consiglio regionale dell'Abruzzo Nazario Pagano, il Vicepresidente della Regione Abruzzo Alfredo Castiglione, il Vicepresidente del Consiglio regionale dell'Abruzzo Giorgio De Matteis, 8 su 9 degli Assessori regionali della Giunta Chiodi e 20 su 27 consiglieri regionali di centrodestra per la maggioranza (12 di Forza Italia, 2 del Nuovo Centrodestra, 2 della lista "Rialzati Abruzzo", 1 di Fratelli d'Italia, 1 del MpA, 1 di Scelta Civica e 1 dell'UdC) e 3 su 18 consigliere regionali di centrosinistra per l'opposizione (2 ex IdV ora Movimento 139 tra cui Carlo Costantini, ex candidato presidente del centrosinistra contro Chiodi alle regionali del 2008 e 1 di Sel) per truffa aggravata ai danni della Regione, peculato e falso ideologico nell'inchiesta sulle " spese pazze" sui rimborsi ai gruppi regionali usati illecitamente per spese personali che vede l'Abruzzo come diciottesima Regioni di indagati su venti per queste ipotesi inquisitorie. Tuttavia il Presidente Chiodi ha parlato di spese regolari e rendicontate che saranno chiarite.
Il 4 febbraio 2014 viene resa nota che la Procura di Pescara ha aperto una nuova inchiesta costola nell'ambito della cosiddetta Rimborsopoli per le spese dei gruppi regionali usati per fini personali. Il fascicolo riguarda la nomina della Dott. ssa Letizia Marinelli a Consigliera di parità regionale. La Marinelli infatti dopo aver trascorso una notte nella stanza 114 del Albergo Del Sole a piazza del Pantheon in Roma (stanza per 2 da 340 euro che, secondo gli inquirenti, fu pagata con soldi pubblici regionali per cui Chiodi chiese un rimborso da 359 a carico della Regione) il 15 marzo 2011 in compagnia del Presidente Chiodi, due mesi dopo il 16 maggio 2011 ottiene la nomina a Consigliera dopo una complessa procedura di nomina che prevede il coinvolgimento di funzionari regionali, associazioni datoriali che garantiscono il rispetto dei requisiti stabiliti dalla legge. Il Governatore, in una intervista sul Corriere, ha pubblicamente ammesso la sua "debolezza". Inoltre emergerebbe che la sorella della Marinelli, Simonetta fu assunta con contratto a termine nella Direzione Risorse Umane su richiesta di Federica Carpineta Assessore regionale alle Risorse Umane e Politiche della Regione Abruzzo, unica donna in Giunta nonché "intima" del Chiodi il 29 marzo 2011 (due settimane dopo l'incontro tra Chiodi e la Marinelli).
Calabria - Presidente Giuseppe Scopelliti, PdL - Caso Italcitrus - Nel novembre 2009 è stato condannato dalla Corte dei conti a risarcire l'erario per 1.300.000 euro, in seguito all'acquisto di una ex fabbrica per la lavorazione degli agrumi, "Italcitrus", che il Comune di Reggio Calabria ha acquistato per 2.536.000 euro al fine di trasformarla in centro di produzione della Rai. La Corte ha accertato che il prezzo di acquisto era più che doppio rispetto ad una precedente valutazione realizzata dal Tribunale di Reggio in un altro procedimento.
Caso gazebo sul lungomare Falcomatà - Scopelliti risulta coinvolto in vicende riguardanti i suoi stretti rapporti con l’imprenditore Pasquale Rappoccio, considerato vicino alla cosca Libri di Cannavò, in un incontro a Milano con il boss Paolo Martino, in incontri con Nino Fiume e Giovambattista Fracapane (pentiti di ‘ndrangheta) anche loro come Martino organici alla cosca De Stefano di Reggio Calabria.
Caso della discarica di Longhi Bovetto - Nel settembre 2010 riceve un'altra condanna. La seconda sezione penale di Reggio Calabria, dopo circa due ore di camera di consiglio, lo reputa colpevole assieme ad Antonio Caridi (ex Assessore regionale alle Attività Produttive, pure lui del PdL) ed Igor Paonni (ex Assessore all'Ambiente del Comune di Reggio ed attuale Assessore regionale alle Attività Produttive), di omissione di atti d'ufficio per non aver vigilato durante la sua carica di Sindaco di Reggio sullo smaltimento del percolato della discarica di "Longhi Bovetto" (chiusa nel 1999 e mai messa in sicurezza) e lo condanna perciò a sei mesi di reclusione. Il 21 marzo 2013 viene confermata in appello la sentenza di condanna a sei mesi di reclusione per Scopelliti e Paonni, mentre viene assolto l'ex assessore comunale Caridi.
Caso Fallara e falso in atto pubblico - Nel marzo 2011 è indagato per abuso in atti d'ufficio nella qualità di ex sindaco di Reggio Calabria. L'indagine riguarda gli incarichi affidati alla dirigente comunale del settore Bilancio, Orsola Fallara, che si è tolta la vita nel dicembre 2010, e ai relativi compensi. Il 19 ottobre 2011 viene indagato per falso in atto pubblico dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria. I fatti si riferiscono a quando era in carica come sindaco di Reggio Calabria nell'ambito delle indagini sul "Caso Fallara", la dirigente comunale del settore bilancio, suicidatasi nei mesi precedenti. Una recente ispezione del ministero delle Finanze ha rilevato un buco da 170 milioni nelle casse del comune. Il 18 aprile 2012 la Procura della Repubblica di Reggio Calabria chiede il rinvio a giudizio di Scopelliti, unitamente a tre componenti del collegio dei revisori dei conti del Comune. L'accusa per Scopelliti è di falso ideologico in atto pubblico e abuso d'ufficio per le autoliquidazioni che avrebbe fatto la dirigente Orsola Fallara.
Il 13 febbraio 2014 il pm Sara Ombra chiede 5 anni di reclusione e l'interdizione dai pubblici uffici. Il 27 marzo 2014 Scopelliti viene condannato a 6 anni di reclusione per abuso e falso, all'interdizione perpetua dai pubblici uffici ed al pagamento di una provvisionale di 120 mila euro. Il tribunale ha anche condannato per falso a tre anni e sei mesi di reclusione ciascuno gli ex revisori dei conti Carmelo Stracuzzi, Domenico D'Amico e Ruggero De Medici.
Emilia-Romagna, Presidente, Vasco Errani, CSX - Nel 2012 la procura di Bologna indaga Giovanni Errani (fratello di Vasco) per truffa aggravata in relazione a un finanziamento di un milione di euro ottenuto dalla Regione Emilia-Romagna per la costruzione di uno stabilimento agricolo. Vasco Errani è indagato per falso ideologico: l'accusa è aver fornito informazioni fuorvianti al magistrato che indaga sui contributi "facili" concessi dalla regione alla cooperativa «Terremerse», presieduta in passato da suo fratello, Giovanni Errani, indagato a sua volta. La procura di Bologna chiede il rinvio a giudizio. Errani sceglie però il rito abbreviato. La procura chiede così 10 mesi e 20 giorni di reclusione. Ma l'8 novembre il GUP di Bologna Bruno Giangiacomo assolve Errani (e tutti gli imputati) perché il fatto non sussiste.
Liguria - Presidente, Claudio Burlando, CSX - Il 16 settembre 2007 Claudio Burlando ha imboccato contromano uno svincolo autostradale per prendere l'autostrada A10, rischiando lo scontro frontale con alcune autovetture che stavano procedendo nel corretto senso di marcia. In seguito a diverse chiamate di intervento da parte degli automobilisti è intervenuta una pattuglia della polizia a cui Burlando ha ammesso l'errore e, dichiarando di essere privo di patente e carta d'identità, ha esibito la vecchia tessera da Deputato, scaduta da alcuni anni, quale documento per attestare la propria identità.
Lombardia - Presidente, Roberto Maroni, Lega Nord - Nel 1994 si è distinto per la polemica in merito al decreto "salvaladri" Biondi sull'abolizione della custodia cautelare, che ha suscitato numerose polemiche perché è servita a far uscire di prigione i corrotti di Tangentopoli. Nelre 1998 Roberto Maroni fu condannato in primo grado a 8 mesi per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. La Corte di appello di Milano il 19 dicembre 2001 ha confermato la decisione di primo grado riducendo la pena a 4 mesi e 20 giorni perché nel frattempo il reato di oltraggio era stato abrogato. La Cassazione nel 2004 ha poi confermato la condanna.
Per mobbing avvenuto al Ministero dell'Interno quando lui era ministro, il Ministero è stato condannato in primo grado a pagare € 91.000,00 di danni per aver danneggiato un lavoratore (sentenza 16654 del 16/10/2012). La procura di Monza, nel febbraio 2013, ha avviato un’inchiesta sulle firme a sostegno della lista di Roberto Maroni. Al riguardo è stato iscritto nel registro degli indagati un consigliere provinciale della Lega Nord, il quale è accusato di avere falsamente autenticato circa 900 firme. Nell'ottobre 2010 viene iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Roma minstro per finanziamento illecito per una consulenza da 60 mila euro versata ad una società denominata Mythos. L'indagine inizialmente avviata dalla Procura di Milano ipotizza che il danaro ricevuto da Maroni sarebbe stato fatturato negli anni 2007 e 2008 ma, sempre secondo la procura, la consulenza poi non sarebbe stata mai effettuata. Indagato anche Franco Boselli, manager della Mythos.
Piemonte - Presidente, Roberto Cota, Lega Nord - Il 22 maggio 2012 viene confermata in appello la condanna a Michele Giovine per aver falsificato le firme necessarie alla presentazione della lista "Pensionati per Cota", risultata determinante per l'elezione di Roberto Cota. Il 10 gennaio 2014 il TAR del Piemonte annulla le elezioni regionali del 2010 che avevano decretato Cota presidente della regione Piemonte. Il capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale annuncia ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del TAR, così come ha intenzione di fare la Lega Nord. L'11 febbraio 2014 il Consiglio di Stato conferma la sentenza del Tar e annulla definitivamente le elezioni regionali piemontesi del 2010, sancendo così la fine anticipata della legislatura regionale piemontese. Ciononostante, contro la decisione del Consiglio di Stato la giunta regionale ha presentato ulteriore ricorso presso la Corte suprema di cassazione, lamentando un «eccesso di potere giurisdizionale» (ricorso che, comunque, non sospende l'esecutività della sentenza d'annullamento delle elezioni)[16]. Con decisione del 6 marzo 2014, il TAR ha intimato a Cota di indire le elezioni entro sette giorni e ha già nominato, nel caso non lo facesse, un commissario ad acta, il Prefetto di Torino, che dovrà provvedere. Il 12 marzo, Cota firma il decreto che fissa le elezioni regionali per il 25 maggio 2014 in concomitanza con le elezioni europee.
Puglia - Presidente, Nichi Vendola, SEL - L'11 aprile 2012 Vendola rende noto di essere indagato per concorso in abuso d'ufficio in merito alla nomina di un primario all'ospedale San Paolo di Bari. Tale accusa gli è rivolta dall'ex dirigente dell'Asl di Bari, Lea Cosentino, la quale fu sollevata dal suo incarico dal governatore pugliese. Il 25 ottobre 2012 i pubblici ministeri chiedono per Vendola il rinvio a giudizio e una condanna a 20 mesi di reclusione[96]. Il 31 ottobre 2012 Vendola, che aveva scelto il rito abbreviato per farsi giudicare in udienza preliminare, viene assolto dal Tribunale di Bari con formula piena, insieme all'altra imputata Lea Cosentino, perché il fatto non sussiste. Il 21 febbraio 2013 il settimanale Panorama asserisce che il giudice Susanna De Felice che assolse Vendola era un'amica della sorella; a carico del giudice viene aperta un'indagine interna alla magistratura.[99]. Pochi giorni dopo il procuratore capo di Lecce chiede l'archiviazione per il giudice, stabilendo che più che di conoscenza o amicizia si sarebbe dovuto parlare di una frequentazione occasionale tra il giudice e la sorella del governatore, ovvero non di un rapporto che avrebbe mai potuto compromettere la serenità di giudizio della De Felice.
Il 12 aprile 2012 Vendola riceve un nuovo avviso di garanzia, riguardante i reati di abuso d'ufficio, peculato e falso, per una transazione da 45 milioni di euro tra la Regione Puglia e l'ospedale ecclesiastico Miulli di Acquaviva delle Fonti. Secondo il delegato dell'ospedale, la transazione non è mai stata eseguita. Il 3 ottobre 2013 il procuratore aggiunto della Procura di Bari, Lino Giorgio Bruno, ha chiesto l'archiviazione per il governatore pugliese, Nichi Vendola, l’ex senatore del Pd, Alberto Tedesco, l’ex assessore regionale alla Sanità, Tommaso Fiore, e il vescovo monsignor Mario Paciello. Il 4 dicembre 2013 il gip del tribunale di Bari ha accolto la richiesta di archiviazione formulata dalla Procura della Repubblica, concludendo così il procedimento.
Il 30 ottobre 2013 riceve un altro avviso di garanzia dalla Procura di Taranto per il reato di concussione nell'ambito dell'indagine sull'Ilva. Secondo gli inquirenti avrebbe fatto pressioni sul direttore dell'Arpa per chiudere un occhio sui rilevamenti dei veleni di Taranto. Il 6 marzo 2014 i giudici di Taranto ravvisano l'esistenza di elementi per sostenere l'accusa in giudizio nei suoi confronti: è imputato di concussione aggravata nell'ambito dell'inchiesta sul disastro ambientale causato dall'Ilva.
N.B.: le fonti di questo articolo: Wikipedia, Archio Storico di Repubblica, Archivio Corsera, Archivio l'Unità, Archivio l'Espresso
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