Ormai è certo. La fabbrica dei jazzisti ha definitivamente delocalizzato dagli USA alla Catalogna. la "fabbrica dei nuovi jazzisti" ha un nome inequivocabile: Joan Chamorro. Lo seguo ormai da quattro anni,e non passa mese che non mi sorprenda con qualche "new entry", nella fascia d'età 7/17 anni.
Joan Chamorro: direttore della scuola che ha creato, direttore e arrangiatore della sua "Sant Andreu Jazz Band", e strumentista che passa con nonchalance dal "double-bass" ai sax (baritono e tenore). Uno dei suoi segreti? Produrre dei cocktails che si ritenevano improponibili, fra strumentisti di sette anni e vecchie volpi di settant'anni.
La novità lanciata solo qualche giorno fa è una splendida, bravissima adolescente (Clàudia Rostey), che non avevo mai sentito prima. Suoi comprimari il giovane e talentuoso pianista Jan Doménech e la "vecchia volpe" del sax Perico Sambeat. L'osmosi fra freschezza ed esperienza continua.
Il brano proposto è uno standard famosissimo, e per questa ragione nessuno - nemmeno una ragazzina - può permettersi il lusso di fare errori:
Bruno Lauzi, un uomo che forse dalla vita avrebbe meritato qualcosa in più...
...una foto impietosamente sbiadita... anni '60: una delle brunette inquadrata di spalle è mia moglie; era insieme a Bruno e ad altri alla Sorbona, per uno stage di perfezionamento linguistico (entrambi frequentavano la Scuola Interpreti, anche se in sedi diverse). Lo abbiamo rivisto anni dopo, col morbo di Parkinson già in fase abbastanza "visibile", ma con tutto intatto il suo humour anglo-genovese e la sua umanità, forse addirittura accresciuta dal male che non ha mai provato a nascondere...
L'inclinazione artistica si era già manifestata precocemente: erano gli anni '50 quando, insieme all'amico Luigi Tenco, compagno di scuola al Ginnasio con il quale condivideva la passione per i film musicali e per il jazz, iniziava a scrivere i primi brani. Tra questi "Il poeta" decretava, per Lauzi, l'inizio di una lunga carriera segnata da indimenticabili successi.
Negli anni Settanta il brano "Onda su onda" diventa ben presto un successo al quale seguiranno, tra gli altri, "Angeli" inciso con Lucio Dalla, "Naviganti" con Ivano Fossati; mentre "Almeno tu nell'universo", scritto con Maurizio Fabrizio e interpretato da Mia Martini, vince il premio della critica al Festival di Sanremo del 1989. Tra le altre sue canzoni storiche si ricordano "La tartaruga", "Ritornerai" ed "Amore caro amore bello" (scritta per lui dall'amico Lucio Battisti).
È considerato insieme con Umberto Bindi, Luigi Tenco e Gino Paoli tra i maggiori esponenti della scuola genovese dei cantautori.
Nonostante il peso della sofferenza per la malattia che lo ha colpito, il morbo di Parkinson, conserva intatta la sua straordinaria verve e la personalità schietta e vigorosa. Nel mese di giugno del 2005 é uscito il suo ultimo romanzo, dal titolo curioso "Il caso del pompelmo levigato", edito da Bompiani.
Il video linkato in calce è quello che è... una registrazione amatoriale del 1978. Sono trascorsi 44 anni! Ma ci riporta comunque indietro ad anni in cui eravamo under 'anta...
Questa volta c'è da chiedersi quale "infezione benefica" abbia colpito, musicalmente, i popoli di lingua spagnola, in generi non tradizionali dei loro paesi.
Questa volta parliamo di un gruppo di giovani argentini, che eseguono un brano di difficile inquadramento in una casella tradizionale... jazz? musica leggera colta? musica da camera "facile"?
Non saprei inquadrare il genere. Ascoltate, e provate voi a mettere un'etichetta. Io non ci sono riuscito.
Cande y Paulo - Barro Tal Vez (Luis Alberto Spinetta)
Voce e contrabasso: Candelaria Buasso (Cande) Tastiere e arrangiamento: Paulo Carrizo
P.S.: Sembra che la loro bravura possa assicurar loro il successo senza che debbano ricorrere a trucchetti tipo tatuarsi sul 90% del corpo o travestirsi da rasta... Questi due ragazzi argentini sono già sotto contratto con la Decca.
Questa volte tocca ad un intramontabile standard di Carlos Jobim "Triste". Un pezzo composto ed inciso la prima volta da Jobim in duetto con tale Sinatra nel 1967. Il pezzo ha 54 anni, ma non li dimostra.
Triste é viver na solidão Na dor cruel de uma paixão Triste é saber que ninguém Pode viver de ilusão Que nunca vai ser, nunca vai dar O sonhador tem que acordar
Sua beleza é um avião Demais p'rum pobre coração Que para pra te ver passar Só pra me maltratar Triste é viver na solidão
Una caratteristica delle quattro "vocalists" è non solo la gioventù (nell'anno della registrazione - 2016 -, Alma Armengou aveva 15 anni, come Rita Payés, e le altre due poco di più). La caratteristica principale è che TUTTE hanno grandissime qualità come strumentiste jazz: Rita Payés al trombone, Elia Bastida violino e sax, Andrea Motis tromba, alto-sax e flauto, Alba Armengou tromba. E che tromba! Precocissima, disinvolta, simpaticissima, Joan Chamorro la "rischia" come voce solista e tromba quando aveva nove anni, nel più grande teatro di Barcellona (vedi in calce il video di "When you are smiling")
Un antidoto infallibile contro le ansie da coronavirus. Impeccabile la direzione di Horst Sohm, bravissimi gli esecutori. Forse la più bella esecuzione che mi sia capitato di ascoltare.
Maggio 2016 - Il grandissimo Zubin Mehta festeggia il suo 80° compleanno regalandoci e regalandosi una delle più belle esecuzioni del concerto per piano n° 1 di Tchaikovsky, grazie anche alle qualità elevatissime della Filarmonica di Israele, e della allora 29enne pianista georgiana Khatia Buniatishvili: grandissima tecnica, ispiratissima esecuzione.
Un concerto che fa dimenticare per qualche minuto il dramma universale della pandemia, e un augurale tributo alla bravissima pianista georgiana, il cui paese - dopo decenni di guerre civili e di occupazione russa - è ora devastata dal covit-19. La Georgia ieri era il sesto paese al mondo per numero di positivi totali in rapporto al numero degli abitanti: 190.000 casi totali (ancora in crescita esponenziale) su una popolazione di soli 3,7 milioni di abitanti.
(Foto: Gianna Piano)Iniziamo col sentire ciò che dicono di Chiara i diggers. Dal SUO SITO , che è in inglese, visto che anche lei, come tante italiane, per poter vivere della musica che ama ha scelto di prendere - nel 2014 - la via di New York:
Chiara Izzi is an award-winning singer-songwriter from Italy who has been based in New York City since 2014. Three years later Quincy Jones awarded Chiara the first prize in the 2011 Montreux International Jazz Festival Vocal Competition. Since arriving, she’s become one of New York’s busiest vocalists, sharing bandstands with such luminaries as Kevin Hays, Leon Parker, Ken Peplowski, Diego Figueiredo, Jeff Hamilton, Aaron Goldberg, Bruce Barth, Eliot Zigmund, Warren Wolf, and Anthony Wonsey. In April 2020 she also won one Independent Music Award for Best Jazz song with Vocals with her composition “Circles Of The Mind.
Izzi first documented her formidable talents on her well-received 2013 debut album, Motifs (Dot-Time), singing in English, Italian, Spanish and Portuguese on an 11-track program that spanned the American and Brazilian Songbooks, Tango, high-level Euro-Pop, and Mainstream Jazz Vocalese and Scat. Izzi navigated each idiom fluently, on its own terms of engagement, displaying her prodigious vocal instrument, refined musicianship, inherent soulfulness, and ability to convey both emotional transparency and ebullient swing. In an All About Jazz review Michael Bailey praised Izzi as “force of nature,” while in Jazz Times Travis Rogers described her as “a talent to be heard, admired and anticipated.”
In April 2020 she also won one Independent Music Award for Best Jazz song with Vocals with her composition "Circles of the mind"
PREMESSA - Perchè regaliamo tanti talenti agli Stati Uniti e ad altri paesi? Bene: chiediamolo alla RAI, la maggiore "azienda culturale" del paese. Un'azienda che trova ore ed ore al giorno da dedicare ai giochini a quiz, ed alle melanzane alla parmigiana, e da decenni non trova il tempo di dedicare un'ora al mese al jazz. Peggio di quando c'era solo la radio, e solo in AM. Negli anni '50 la RAI aveva addirittura una rubrica - non ricordo se settimanale o giornaliera - dedicata al jazz, condotta daNunzio Rotondo(nella fotina: addirittura una copertina sul Radiocorriere!). Solo ogni morte di papa il canale tematico Rai5 manda qualche minestra riscaldata presa dalla cucina di Umbria Jazz.
Il risultato netto è che "campare di jazz" in Italia è praticamente impossibile. Eppure non c'è niente, nel patrimonio genetico degli italiani, che possa impedire di essere ottimi jazzisti. Qualche nome di nostri "emigranti" di lusso delle note blue e delle note sincopate?
Oltre a Chiara Izzi da Campobasso, Chiara Civello da Roma, Roberta Gambarini da Torino, Guido Manusardi da Chiavenna, Enrico Rava... Per non parlare degli altri, scomparsi in epoca storica. Che dire? La famiglia dell'amica di Chiara Izzi - Alexa Tarantino - originaria di Taranto; quella di Tony Bennett da Reggio Calabria; quella di Dean Martin dall'Abruzzo; quella di Perry Como dal chietino; quella di Frank Sinatra dalla Sicilia; quella di Chick Corea (22 Grammy Award) arrivata da Albi (grande città di ben... 945 abitanti in provincia di Catanzaro). Quella di Joe Lovano da Messina; Ada Rovatti in Brecker da Mortara; Barbara Casini da Firenze, rapita per anni dagli USA e dal Brasile; Rita Marcotulli rapita per anni dagli svedesi. Che dite, può bastare, per affermare che spesso gli italiani sono andati all'estero per imparare, ma spesso - molto spesso - hanno assunto il ruolo opposto di "trasfusori" di cultura musicale?
Ma veniamo all'intervista a Chiara Izzi (vero oggetto del post), che Chiara ha avuto la cortesia di concederci, addirittura con entusiasmo.
-a) Chiara, innanzitutto grazie per la tua cortesia. Veniamo alle domande. Intanto, dato che hai un aspetto molto giovane, spero che non sia un atto di maleducazione chiederti l'età. Quanti anni hai?
Ah, tranquillo nessun problema. A volte non rivelo immediatamente la mia età perché mi diverte giocare col mio interlocutore che mi fa questa domanda. Mi si dice che sembro una ragazzina il che fa piacere ma sono negli ENTA ovvero ho 35 anni, compiuti quest’anno.
Devo farti una confessione: fino all'anno scorso non sapevo della tua esistenza. Poi un giorno mia figlia Marzia, che si diletta come "vocalist" in un quartetto jazz, dovendo inserire in repertorio "Just Friends", ha fatto qualche ricerca online, ha scovato la tua esecuzione, e me l'ha linkata, chiedendomi un parere. Il mio parere??? 110 e lode. La più bella esecuzione di questo standard che io abbia mai sentito. Bravissima tu, ottima sezione ritmica, e bravissimo Kevin Hays. E davvero incredibilmente bella l'intesa fra te e Kevin. Una versione che non mi stancherei mai di ascoltare, e che pubblico in calce, perchè non voglio privarne i miei amici.
Beh, allora ringrazio tua figlia Marzia per avermi scoperta e poi te per aver apprezzato così tanto questa interpretazione di “Just Friends” che è stata registrata nel mio primissimo periodo newyorchese, e agli inizi della mia collaborazione con Kevin Hays, sfociata in seguito nella registrazione ufficiale del mio ultimo disco. Ci tengo inoltre a menzionare la sezione ritmica di questa esecuzione, che vede al contrabbasso Joseph Lepore e alla batteria Luca Santaniello, due musicisti italiani di grande gusto ed esperienza musicale, nonché miei cari amici. Devo ammettere che questo video sul mio canale Youtube è uno dei più visti e commentati positivamente, e ovviamente sono felice di sapere che questa performance abbia trasmesso belle emozioni.
-b) Che dire? Questa esecuzione mi ha incuriosito, ho cercato notizie su di te. E così ho scoperto che non sei nata, jazzisticamente, in qualche grande città dove il jazz è stato sempre di casa, ma a Campobasso. E allora la domanda è d'obbligo: vivevi in una famiglia di jazzofili che ti hanno trasmesso il virus? (come i genitori di Roberta Gambarini, tanto per intenderci)? Come è maturata questa tua decisione? A che età? Come mai il passaggio da Campobasso a Frosinone?
Sono convinto, d'altronde, che non ci siano anticorpi, nella provincia italiana, che contrastino il nascere di amore per il jazz. Anzi, forse è vero l'opposto. Penso a te, ma penso al sax Cafiso (Vittoria, provincia di Ragusa), che a 19 anni è l'unico italiano invitato alla Casa Bianca per la cerimonia di insediamento di Obama. E penso ai fratelli Luigi e Pasquale Grasso (alto sax e chitarra) partiti da Ariano Irpino (che per struttura e cultura sembra il posto meno adatto al mondo per generare talenti jazzistici, eppure... Luigi aveva iniziato perchè da bambino soffriva d'asma, e un medico di famiglia mezzo matto non gli aveva prescritto delle terapie farmacologiche, ma gli aveva prescritto... uno strumento a fiato, a sua scelta, E ora gira il mondo con gruppi suoi o altrui. Ma a suo fratello Pasquale nessuno aveva prescritto alcunché, e oggi è uno dei più accreditati chitarristi al mondo. Interessante la risposta di Pat Metheny in una intervista per "Vintage Guitar" magazine’s February 2016 cover story.
[...] Pat Metheny was asked to name some younger musicians who’d impressed him. “The best guitar player I’ve heard in maybe my entire life is floating around now, Pasquale Grasso", said the jazz-guitar icon and NEA Jazz Master. “This guy is doing something so amazingly musical and so difficult [...]
Conosco le belle storie e i musicisti che hai appena menzionato, i loro esempi spero continuino ad ispirarci e a motivare le nuove generazioni verso la pratica di questa musica.
Non sono nata in una famiglia di musicisti, ma mi è capitato abbastanza presto di entrare in contatto con la musica e il canto. Ad 8 anni la mia prima esperienza in pubblico, poi altre sporadiche e spontanee esibizioni a scuola sono avvenute senza aspettative e entro una dimensione prettamente ludica. In seguito, la musica classica e in particolare il suono del pianoforte mi hanno affascinata e ho convinto mio padre a farmi prendere lezioni. La magia di quelle lezioni di piano si è poi interrotta durante l’adolescenza che mi ha fatto preferire altre attività tipiche di quella età. Ma poi a 17 anni la musica è tornata con il canto, e, su raccomandazione di un professore di musica al liceo mi sono iscritta alla Thelonious Monk di Campobasso, una scuola che includeva e che tutt’ora include alcuni dei migliori musicisti e insegnanti della scena jazzistica locale. Fino ad allora non avevo idea di cosa fosse il jazz, ero totalmente digiuna di questa musica. Ma poi l’esposizione diretta alla stessa attraverso questa scuola ha destato inme curiosità e ho seguito l’onda delle esperienze musicali che mi sono capitate da lì in poi. Al tempo questo genere non trovava molti cantanti in regione, quindi i miei primi anni di studio legati al jazz si sono immediatamente combinati con un’intensa attività live sul territorio locale trasformatasi poi in una professione che senza dubbio mi ha fatto acquistare tanta esperienza, e soddisfazioni in breve tempo. Dopo il liceo, mi sono anche iscritta all’Università e laureata in Scienze Della Comunicazione. Dopo i tre anni di Università ho realizzato che volevo spostarmi da Campobasso per ampliare i miei contatti e le mie esperienze, quindi mi sono trasferita a Roma, e nel frattempo ho deciso di frequentare il biennio di Jazz al Conservatorio di Frosinone dove c’era Diana Torto, una grande cantante ed insegnante che ha positivamente influenzato il mio percorso, insieme a tanti altri bravissimi insegnanti.
-c) Cosa rappresenta, secondo te, dover partire da una piccola città di provincia del Sud? Un ostacolo in più, lo stimolo di una sfida più challenging, o cos'altro?
Credo che nascere in una piccola città costituisca un vantaggio e svantaggio allo stesso tempo: può agevolare il contatto con la realtà musicale locale, accelera la gavetta e favorisce le opportunità di incontro, che però tendono anche ad essere quantitativamente limitate. Nel mio caso ad esempio la gavetta è avvenuta quasi contemporaneamente agli studi musicali, e credo chela combinazione delle due cose sia stata utile ma anche gratificante facendomi vivere la musica come professione e non solo come materia di studio. Quindi iniziare in una piccola città può essere vantaggioso ma risultare in seguito limitante: ad un certo punto del percorso per continuare a crescere è necessaria l’interazione con una scena musicale più ampia e stimolante come quella delle grandi città. Anche nel mio caso quindi il trasferimento nella grande città è diventato necessario e inevitabile.
-d) Dieci anni di studio del pianoforte. Lo hai abbandonato del tutto o lo frequenti ancora? In una recente intervista, Roberta Gambarini ha affermato che secondo lei tutte le cantanti jazz dovrebbero "frequentare" qualche strumento musicale (e meglio il piano di altri) perchè ciò è quasi indispensabile specialmente nelle parti improvvisate e nel canto "scat", perchè queste cose richiedono una buona conoscenza dell'armonia. Concordi con questa posizione?
Sebbene non lo studi con la stessa frequenza del canto, non ho affatto abbandonato il pianoforte; come farei a comporre o arrangiare senza?! Sono assolutamente d’accordo con Roberta! Non credo sia impossibile cantare jazz senza conoscere la musica ma in questo caso credo si debba essere esposti costantemente a questa musica e fin dalla più tenera età. Un po’ come succede per l’apprendimento delle lingue: se si impara a parlare più lingue contemporaneamente e in tenera età l’orecchio è continuamente stimolato all’ascolto di suoni nuovi che vengono memorizzati, riprodotti e interiorizzati più naturalmente e senza essere poi tanto consapevoli di come ciò avviene, insomma succede e basta.
Escluse queste eccezioni credo che per un cantante sia fondamentale conoscere la musica e suonare un secondo strumento, e lo è ancora di più se si vuole improvvisare o fare jazz. Parimenti credo che per un musicista sia importante praticare il canto. Imparare a suonare più strumenti credo aiuti ad instaurare un rapporto più intimo e profondo con la musica.
e) Nel 2011 vinci il primo premio come vocalist al Festival di Montreux, uno dei festival più datati e accreditati al mondo. Capo della giuria, e "premiatore", è "tale" Quincy Jones. Mica uno qualsiasi! Cosa hai provato tu, ragazza di Campobasso? Il premio era assegnato sulla base di uno specifico pezzo, o sulla valutazione complessiva di più pezzi? E in ogni caso: presentare in un tempio del jazz come Montreux una canzone, "Il Pescatore" di Fabrizio De André... Ma come ti è venuta, questa idea? A giudicare dal fatto che hai vinto, hai avuto ragione tu. Ma se ci fossimo già conosciuti e avessi chiesto il mio parere su questa scelta, ti avrei dato della matta. Giustificati! :-)
Pare che sia stata non solo la prima “ragazza di Campobasso”, ma anche la prima italiana a ricevere il primo premio nella storia di questo concorso internazionale di canto. All’epoca non parlavo una parola di inglese ed ero molto timida con la lingua, infatti ricordo di aver sofferto parecchio la difficoltà di non riuscire a comunicare come avrei voluto. Ero terrorizzata al punto che quando notavo telecamere e giornalisti in giro, cercavo accuratamente di evitarli per non essere intervistata…ahh ahh…cosa che poi comunque mi è toccato fare dopo la vincita del premio, e ricordo che l’intervista non fu affatto bella..ahhha haha....
Essendo quella la mia prima vera esperienza professionale all’estero non immaginavo che sarei riuscita ad arrivare in finale e addirittura che avrei vinto il primo premio, ma senz’altro ci tenevo a fare una bella performance e a farmi ascoltare da Quincy Jones. Il premio è poi arrivato regalandomi tra le varie cose la preziosa opportunità di registrare il mio primo disco, ma soprattutto mi ha fatto entrare in contatto con Quincy Jones il quale mi ha spronato a pensare più in grande, e a mettermi in discussione anche a livello internazionale. Ed è proprio da questo incontro che ho cominciato seriamente a pensare di trasferirmi a New York. Il concorso si è sviluppato in tre fasi: selezione dei semifinalisti scelti dopo l’invio di un demo, semifinale dal vivo, selezione dei tre finalisti e conseguente performance e assegnazione dei premi. La valutazione complessiva verteva su più brani, due obbligatori e tre a scelta del cantante. In realtà, in occasione del concorso mi sono attenuta alle regole, prediligendo brani del songbook americano e brasiliano, mentre l’anno successivo al premio, sono stata invitata ad esibirmi in concerto al festival in apertura di Paco de Lucìa ed è lì che ho cantato la mia versione de “Il Pescatore”, insomma in un contesto decisamente più rilassato e slegato dalla competizione.
Il Pescatore
Bye Bye Blackbird
Chiara Izzi con Quincy Jones
-e) Ho visto che sconfini con una certa frequenza dal jazz "mainstream" verso canzoni d'autore, o verso performances da cantautrice. Una domanda sorge spontanea: ho letto che ami girovagare per più generi e stili, ma non ho capito se ce ne sia uno che prediligi. Insomma: hai deciso cosa farai da grande? :-)
L’esplorazione di vari territori musicali ha da sempre caratterizzato il mio percorso ed è un aspetto che tiene vivo il mio entusiasmo e curiosità nel fare musica. Non so se mai sceglierò di concentrarmi nel fare una cosa sola ma per il momento cerco di seguire il mio istinto e di prediligere musica e parole che sento mi appartengono di più in termini di sonorità e storie da raccontare, e questo continua a succedermi con brani diversi e di varia provenienza. Ultimamente però mi sto concentrando di più a scrivere mie canzoni, nella speranza di riuscire presto a realizzare un nuovo disco con questo materiale.
-f) Poi arriva "Just friends" (già linkato in alto): uno dei miei jazz standards preferiti, e in assoluto - nella versione tua e di Kevin, un capolavoro di tecnica e di interpretazione. Non conoscevo Kevin, e in un primo momento ho pensato ad uno dei tanti "professionisti di giro" delle sale di registrazione. Poi però la perfetta sintonizzazione di voi due (tecnica e interpretativa) mi ha fatto venire un dubbio. Così ho scoperto che... Ma preferisco che sia tu a raccontarci la vostra storia Io mi limito a ripetere ciò che Kevin ha detto di te; "...“There was a sense of sincerity and honesty — a lack of artifice. She has an inner strength that I think is rare...".
Parole belle, parole rare. Ma raccontaci tu di Kevin: chi è Kevin nel panorama jazzistico americano, come e quando vi siete incontrati, siete in un sodalizio stretto, o vi incontrate occasionalmente?
Kevin Hays è a mio avviso uno dei più raffinati ed eclettici musicisti della scena jazz internazionale. Ha suonato e registrato tantissimi dischi in qualità di leader e sideman con mostri sacri della musica quali Sonny Rollins, John Scofield, Steve Gadd, James Taylor e tantissimi altri. È pianista, compositore ma anche un elegante cantante e songwriter. Per me lui è stato un vero e proprio mentore, che ho incontrato dopo soli tre mesi dal mio arrivo a New York nel 2014, per un concerto in duo realizzato insieme in un jazz club di Manhattan. Il giorno dopo del concerto ho ricevuto un’email totalmente inaspettata da Kevin che mi proponeva di collaborare per la realizzazione di un disco. Ovviamente, entusiasta ho accettato l’invito iniziando un percorso di sessions avvenute piuttosto regolarmente dove si provava musica nuova, testi, duetti vocali per costruire il progetto che poi sarebbe diventato un disco qualche anno dopo. Sono molto grata a Kevin per la sua guida musicale nei miei primi anni a New York, perché quegli incontri musicali mi hanno resa lentamente ma consistentemente una musicista più matura e consapevole, come non ero mai stata prima di allora.
-g) Poi arriva "Estate" di Bruno Martino, che è diventato uno standard mondiale del jazz (forse l'unico nato in Italia). E più facile fare l'elenco di quale jazzista non ce l'abbia in repertorio, che di quelli che lo conoscono e lo eseguono. E' uno di quei brani troppo noti e troppo eseguiti. Se lo canti come è scritto, ti danno del "banale"; se provi ad uscirne con originalità, rischi di finire nella "inascoltabilità" di certi brani troppo noti (Summertime, Georgia, Stardust, et similia). Difficile schivare il trabocchetto, ma tu ci sei riuscita. E questa non è una domanda, ma un'affermazione.
Ma grazie del bel complimento Antonio! Pensa che da più giovane non sentivo di riuscire a cantarlo con la giusta interpretazione. Ma poi è incredibile come gli anni e l’esperienza trasformino tutto, e ora mi appassiona molto cantare questo brano! Fa davvero piacere sapere che i Brasiliani (grazie al grande João Gilberto) e poi gli Americani lo abbiano adottato e incluso nei loro songbooks. Trovo che sia un capolavoro e un manifesto importante della musica e in particolare del jazz italiano nel mondo.
-h) L'anno scorso arriva il bellissimo "Across the sea" (vedi link a youtube). Prima ascoltiamolo, poi, se vuoi, dicci come è nato.
Certo! Il disco ha avuto un tempo di gestazione piuttosto lungo, considerando che la sua realizzazione è partita da quegli incontri musicali con Kevin Hays di cui ti parlavo. Dopo un paio d’anni il progetto ha visto la luce grazie anche al prezioso supporto delle etichette italiane Jando Music e Via Veneto Jazz che inoltre ci hanno permesso di registrare allo storico Sear Sound Studio di New York, di coinvolgere nella registrazione eccellenti musicisti quali il bassista Rob Jost e batterista Greg Joseph, nonché di invitare ospiti di pregio quali Chris Potter, Grégoire Maret, Omer Avital, Nir Felder, e Rogerio Boccato. Il titolo del disco “Across The Sea” è anche il titolo di una mia canzone, che ho scritto come dedica personale alla mia famiglia in un momento in cui sentivo una forte ma inevitabile lontananza da casa. Il contenuto del disco è una testimonianza dell’evoluzione del duo con Kevin che è avvenuta durante questi anni di collaborazione più stretta, ma rivela maggiormente la mia identità di songwriter, oltreché di interprete. Sono felice che il progetto sia stato pubblicato perché raccoglie molte delle sfide ed esperienze che hanno tracciato la prima fase del mio percorso a New York, una città che non risparmia nessuno ma che può sempre sorprenderti in positivo e regalarti lezioni di vita importanti.
-i) Fresco d'annata, il premioIndependent Music Awards. Congratulazioni doppie. Ancora con Kevin Hays, e con un brano composto da te. Ce ne vuoi parlare?
La news del premio è arrivata ad Aprile di quest’anno - come un fulmine a ciel sereno - durante questo lungo periodo di lockdown. Doppia gioia quando ho saputo che la mia canzone era stata premiata come miglior brano originale nella categoria di Jazz vocale nell’ambito della diciottesima edizione di questo premio internazionale. Mi ha senz’altro dato una sferzata di motivazione verso la scrittura di nuove canzoni e mi ha regalato entusiasmo per continuare a coltivare anche il sogno di una carriera da songwriter, a cui tengo molto.
-l) Torniamo a Kevin Hays. I giudizi espressi da Kevin su di te, e quelli espressi da te su Kevin, nonché il grandissimo feeling fra la tua voce e il suo piano in "Just Friends" - specialmente nella scat-chase, lasciano immaginare/sperare in un rapporto musicale fatto per durare. Chi è Kevin? Almeno ogni tanto litigate, o come minimo avete dei "franchi scambi di opinioni"? :-) Ho scoperto in questo video il Kevin in versione crooner; vedrò, se e quando, Chiara in versione pianista? Comunque il pezzo è molto bello, così come l'esecuzione. My congrats to both of you.
Per ora non ci sono in vista altri dischi insieme ma spero che avremo occasione di collaborare ancora. Io e Kevin non abbiamo mai litigato ma diverse volte discusso e scambiato opinioni anche contrastanti. Ed è questa franchezza che mi piace instaurare quando collaboro con qualcuno, perché per fare musica insieme non è sempre necessario essere d’accordo su tutto ma anzi, a volte può essere sorprendentemente significativo trovarsi a fare cose nuove e suggerite da un collaboratore fidato, per poi verificare che non solo queste funzionano ma che spingono la musica in direzioni inaspettate e interessanti.Suonare il pianoforte di fronte ad un pubblico mi rende ancora nervosa ma è qualcosa che vorrei aggiungere nei miei live. Spero succeda presto, intanto se sei curioso ci sono due brani sul mio canale youtube dove puoi ascoltarmi e vedermi anche in veste di pianista.
Pezzo molto bello, "Verso il Mare”. Bello ed eseguito bene da tutti. Di questo brano ho apprezzato molto l'esecuzione tua e di Kevin, ma non solo. Meritate tutti una menzione specifica:
Verso Il Mare
Chiara Izzi - vocals
Grégoire Maret - harmonica Kevin Hays - piano Rob Jost - Double Bass Rob Di Pietro - Drums
Music by Rosario Bonaccorso and lyrics by Chiara Izzi Live at Birdland Jazz Club, New York (feat. Grégoire Maret & Kevin Hays)
Premesso che ho molto apprezzato tutti, e scontato l'apprezzamento per te e per Kevin, voglio congratularmi in particolare anche con Grégoire Maret, che non avevo mai sentito. Uso jazzistico dell'armonica perfetto. Scuola "Toots Thielemans"? :-) E un pensiero nostalgico anche al mitico "Birdland Jazz Club", che è stato talvolta il mio rifugio serale durante alcuni soggiorni per lavoro a NYC...
“Verso Il Mare” è un brano a me molto caro perché figlio di un’altra collaborazione con un musicista che stimo molto, ovvero il contrabbassista, compositore e cantante italiano Rosario Bonaccorso con cui ho fatto diversi tour in Svizzera negli ultimi anni. Ed è proprio in uno di questi tour che la canzone è nata. In particolare il testo di “Verso il Mare” è stato aggiunto da me ad una composizione strumentale di Rosario dal titolo “Mr. Kneipp” scritta in omaggio al medico tedesco “Sebastian Kneipp” famoso in Europa per aver promosso i poteri curativi dell'idroterapia. Rosario, dopo aver risolto un suo problema di salute attraverso questo metodo, voleva trasmettere il messaggio che anche la musica ha questo potere curativo. Il mio testo è quindi partito da questo bel messaggio ma poi si è trasformato in un invito ad abbracciare il disagio e il dolore invece di negare il ruolo che questi giocano nelle nostre vite. L'acqua è usata come una metafora della flessibilità umana contro la rigidità emotiva, e la canzone racchiude l'idea che più restiamo nel flusso delle cose e accettiamo la realtà, più possiamo trovare soluzioni sane che ci cambiano in meglio. Avere l’armonica di Grégoire Maret ad improvvisare su questo brano sia nel disco che al concerto al Birdland è stata una grande gioia!
-m) C'è qualche speranza di vederti, in un prossimo futuro, a Milano o dintorni?
Considerando la situazione complicata legata al Covid e le attuali problematiche di viaggio, non ho in programma di venire in Italia nei prossimi mesi, ma ovviamente spero che succeda presto, e vorrei senz’altro fare qualche concerto a Milano, città che adoro perché molto simile a New York.
-n) Last, but not least: solo alcune considerazioni assolutamente personali. Ho notato (o forse sbaglio) che nelle tue scelte di repertorio tendi a spaziare dagli standard del jazz ad altri generi, con particolare preferenza alla musica "da cantautori" (tua o altrui). Un solo dubbio: svolgendo tu attualmente la tua attività negli USA, sei sicura che non dovresti privilegiare maggiormente la parte "jazz standards"?
Non so, onestamente, se dovrei privilegiare il jazz e gli standards perché la mia attività si svolge negli USA. Magari dovrei puntare di più sull’inglese? Anche se mi verrebbe da contraddirmi perché quando canto in italiano il feedback che ricevo dagli Americani è più che positivo. Come ho detto prima sento di voler seguire il mio istinto e scegliere di cantare ciò che prima di tutto si avvicina al mio sentire e che credo possa rappresentare al meglio la mia multiforme identità musicale, che include l’uso di diverse lingue (inglese, italiano, portoghese, e spagnolo). Anche le lingue - come i generi musicali - credo siano un potente strumento, possono valorizzare al meglio sia l’arrangiamento musicale che la storia che si vuole raccontare. Perché privilegiare una cosa sola e rischiare di avere rimpianti per non aver seguito il proprio istinto? Per esperienza penso che se non mi fossi fidata del mio istinto nelle scelte musicali fatte finora, non sarei riuscita a fare della musica un mestiere a tempo pieno, e probabilmente non avrei potuto realizzare quei progetti che invece hanno visto la luce insieme alle belle collaborazioni e incontri musicali che mi sono capitati finora. Si può fare sempre meglio ovviamente…e ci sto lavorando!
Dopo aver ascoltato te e Kevin in "Just Friends", e te e Sarah Young in "Bye Bye Blackbird", mi sono convinto che dovresti spostare il baricentro un po' di più in quell'area. Non riesco ad immaginare (anzi, forse ci riesco troppo bene) cosa potrebbe saltar fuori da te e Kevin dal terreno del jazz "main-stream", che gli americani ascoltatori amano sempre moltissimo, ma che gli americani-esecutori, forse troppo ossessionati dalla "sperimentazione-ad-ogni-costo", tendono ad abbandonare spesso per aree non sempre felicissime come quelle del free-jazz, o della contaminazione con generi popolari (o popolani?). E mi sono spinto fino ad immaginare cosa potrebbe venir fuori da voi due paracadutati in una mia "wish-list" personale... Qualche esempio? Intanto qualche tuffo sperimentale nel "golden-field" della bossanova, e poi negli standards made in USA (a solo titolo esemplificativo: East of the sun, In my solitude, Moanin', Who can I turn to, Lover come back to me, You stepped out of a dream, Time after time, The nearness of you... E via fantasticando. Ho qualche chance? :-)
Adoro il jazz in tutte le sue forme, ascolto e mi fa emozionare anche tanta altra musica, contaminata e non. Potrebbe succedere senz’altro che un giorno decida di fare un disco che includa solo jazz standards, perché no?! Pur comprendendo l’esigenza commerciale di categorizzare la musica, non ho mai amato le etichette perché trovo che queste siano riduttive dell’identità di un artista, e lo sono ancora di più ai giorni nostri dove la realtà sembra sia sempre più fluttuante e mescolata. E mentre scrivo questo penso ad esempio a James Taylor che da cantautore elegante e raffinato qual è ha poi collaborato con grandi musicisti di jazz cimentandosi nell’interpretazione di standards quali ad esempio “The Nearness Of you” (dal disco di Michael Brecker “Nearness of You: The Ballad Book”), riuscendo a restare fedele a se stesso e alla sua voce, ed il risultato è da brividi! Oppure penso allo stesso Quincy Jones che con le sue produzioni e collaborazioni ha oltrepassato barriere e confini tra generi musicali partendo dal jazz ma poi si è disinteressato delle etichette, e coraggiosamente si è spinto sempre oltre regalando al mondo un sacco di capolavori che forse non sarebbero nati se lui si fosse concentrato soltanto su una cosa. Come etichetteresti Quincy Jones? Credo sia molto difficile dare una risposta esaustiva circa la musica da lui prodotta. Però, se non erro la sua musica è molto apprezzata e stimata in diversi ambienti musicali. Ecco, diciamo che questi sono alcuni esempi umani e musicali che insieme ad altri artisti che adoro, ispirano le mie scelte e mi spronano a fare musica bella, non importa poi se questa sia catalogabile o meno. Penso che la bellezza musicale trovi i suoi canali per manifestarsi, e non ci sono etichette o generi che tengano per far sì che questo accada.
Un grande grazie, un grande abbraccio Antonio Crea (alias "tafanus")
Grazie mille per questa intervista, Antonio. Spero che avremo presto occasione di incontrarci, magari ad un mio concerto, dove ti dedicherei volentieri una canzone a tua scelta :) Un grande abbraccio a te, e un caro saluto a tutti coloro che leggeranno questa intervista!
Noi ad Alma facciamo un solo augurio: quello di continuare a fare quello che ha fatto, come lo ha fatto finora.
Alma è uno dei prodotti migliori della scuderia del "mago" Joan Chamorro", che è riuscito a fare della Catalogna un immenso vivaio di giovanissimi jazzisti. Chamorro accetta nella sua scuderia giovanissimi fra i 7 e i 17 anni. Poi i migliori restano - se vogliono - nei vari gruppi che compongono l'universo di Chamorro (dalla sua grande orchestra, che a volte è diventata ancor più grande, dando fantastici concerti in associazione con l'Orchestra Sinfonica di Barcellona, ai gruppi più piccoli, fino ai quartetti e al trio.
Parte integrante della storia personale di Alma è la sua sorellina Elsa (di tre anni più giovane). E' commovente vedere - in un documentario QUI LINKATO - la "grande" (Alma, allora 8 anni) impegnata ad insegnare i rudimenti della tromba ad Elsa (5 anni). Sembra un gioco, ma a sei anni ritroviamo Elsa "solista" di tromba, in un teatro di Barcellona grande come uno stadio, letteralmente "sommersa" da due jazzisti di colore da 150 chili ciascuno...
Alma sempre con la faccia tranquilla di chi non teme, già da bambina, di sbagliare un solo passaggio (che stia cantando, o suonando la tromba, o il sax). Elsa - per ora - solo tromba e voce, ma arriverà senz'altro qualcosa d'altro. Per ora, l'ho sempre e solo vista in jeans e maglietta del gruppo. Anche Alma ha la stessa semplicità. L'ho vista con qualcosa di più "studiato" addosso solo in qualche concerto ripreso dalla TV.
L'aria perennemente "problematica" della piccola Elsa è di una simpatia così trascinante, che di una sua immagine ho fatto il motivo di sfondo del desktop del mio PC. Perchè? Perchè quando accendo il PC, e mi appare quella immagine, non riesco a trattenere un moto di simpatia e di allegria...
Ma torniamo ad Alba: questo numero speciale de" Le Perle Musicali" che le dedico con immenso piacere per il suo compleanno non mi è riuscito di concentrarlo linkando uno o due pezzi. Nonostante la giovanissima età, Alma ha già prodotto una quantità incredibile di video e di CD. Ho deciso quindi di inserire uno o pochi video cliccabile per ogni anno crescente di attività, e di mettere insieme anche i links contestuali a pezzi non inseriti con immagine.
Insomma, questo post per gli appassionati di jazz, e per i semplici amanti della buona musica, non va necessariamente consumato in una sola "abbuffata", ma va centellinato, come lo scaffale di una vostra raccolta di dischi di casa.
Credo che questa scelta sia quella giusta, perchè per una bambina che a 19 anni è già sulle scene da quando ne aveva sei o sette, è estremamente interessante osservarne lo sviluppo - rapidissimo - delle capacità tecniche ed interpretative. Una voce ed una sintassi musicale che sembrano progettate per il jazz, a anche per la bossanova.
Nessun essere umano che non sia un pazzo come me potrebbe ascoltare tutti i pezzi in sequenza ma - credetemi sulla parola - non ce n'è uno che meriti di essere cestinato. Quindi ascoltateli TUTTI, magari a rate. E se volete, fatele gli auguri di buon compleanno.
Anno 2010 - E a sorpresa, iniziamo da Elsa (affiancata per un attimo da Alma), e dal suo primo concerto pubblico: Elsa 6 anni ed Alma - 9 anni - in un brevissimo affiancamento... (al Festival del Jazz di Terrasa)
Anno 2011 - Alma cresce. Ha 10 anni, e il pezzo che segue ("Sing me a swing song") lo canta in un contesto incredibile: un grande teatro, una grande orchestra, un contorno di jazzisti di grande caratura, e dei ballerini che ci ricordano come il jazz non sia nata come musica colta, ma anche (non solo) come musica da ballo. Alba già disinvolta, per niente impressionata dal contesto. E ogni tanto si intravede la sorellina Elsa (sette anni) nel ruolo di tromba di fila...
Ma il 2011 è un anno importante anche per la sorellina Elsa, che esordisce anche lei in un contesto importante. Elsa ha sette anni. Emozionatissima, ma quando si inizia a suonare, Elsa lascia da parte le sue emozioni, non sbaglia un tempo, non sbaglia una nota, suona con la scioltezza di una veterana ancora "Undicided" - uno standard famosissimo col quale non puoi concederti un solo errore. Non se lo concede. Il tutto finisce con una standing ovation.
Anno 2012 - Elsa ha 8 anni, e la ritroviamo impegnata, come solista, in un pezzo tanto conosciuto qanto a maggior rischio di critica: MOOD INDIGO, di Duke Ellington.
Anno 2014 - Alba ha 13 anni, e artisticamente è cresciuta: eccome, se è cresciuta! In questo brano (I don't mean a think) passa con bella disinvoltura dal canto ad un fantastico assolo di tromba, degno per qualità del paragone coi grandi di questo strumento. A 13 anni è già una grande anche lei.:
Anno 2015 - Scopriamo per la prima volta Alba Armengou cimentarsi con un classicissimo della bossanova: Agua de março, e crollano le nostre certezze: eravamo convinte che Alma fosse nata per il jazz, e adesso ci viene il dubbio che sia invece nata per la bossa... E se fosse nate per entrambi i generi, spesso così vicini? Nell'immagine si intravedono altre tre perle della scuderia di Joan Chamorro: Carla Motis alla chitarra elettrica, la fantastica Magali Datzira al basso (capace di farlo marciare indifferentemente a 50 chilometri all'ora o a 200), e Rita Payes, piacevole cantante, ma grande solista di trombone.
E' dello stesso anno una bella esecuzione di "All of you" con Alma in veste di vocalist
Ma il 2015 è un anno importante anche per la sorellina Alma - ormai undicenne - che per la prima volta di esibisce sia come cantante che come trombettista in una festa di strada, eseguendo When you are smiling
Anno 2016 - Un anno "storico", perchè per la prima volta vedo Alma, quindicenne, vestita da femminuccia, nella esecuzione di I've got a date with a dream
Ma per quell'annata le mie preferenze vanno - forse per il debole che ho sempre avuto per la bossanova, alla bella esecuzione che Alma fornisce di "Triste", una composizione di Carlos Jobim; ma forse c'è anche una componente campanilistica, visto che la performance di Alba precede un grande assolo di sax de'italiano Luigi Grasso.
Anno 2017 - Un anno in un certo senso di svolta. Alma ha 16 anni. Si produce in una difficile interpretazione di "Embraceable you", eseguita su un tempo lentissimo. In questo pezzo c'è il cocktail di una voce che talvolta denuncia ancora - com'è più che normale alla sua età - alcuni timbri acerbi, ma l'interpretazione del testo è perfetta.
Ma questa non è l'unica perla d'annata. E' un anno prolifico, per Alma. Aggiungo in calce i link alle altre perle dell'anno:
Anno 2018 - Suona strano parlare di anno della maturazione a 17 anni, ma tant'è... calca le scene da più di dieci anni, con una progressione di qualità tecniche ed interpretative impressionante, e adesso si aggiunge anche un timbro vocale più vicino a quello di una donna che di una bambina. Il mio pezzo preferito dell'anno? Eccolo: "Meditaçao". Di nuovo bossa, e per prodursi in una interpretazione vocale perfetta e in una improvvisazione alla tromba sontuosa, Alma non ha bisogno neanche del sostegno del pubblico: sono in sala di registrazione.
Ma il 2018 è davvero un anno di grandi cambiamenti per Alma, e non posso cavarmela con una sola pagina di copertina.Non posso non citare questa "Dança de solidao", bellissima versione anche grazie al grande apporto del flauto di Joan Marti. E la gamma della voce di Alma si amplia sempre più verso toni bassi e caldi, da donna. Ma ha ancora e solo 17 anni!
Così come non si può non dare una "copertina a questa stupenda e inquietante versione di "Outra ves", nella quale La voce di Alma raggiunge profondità incredibili:
Non mi riuscirebbe neanche facile rinunciare al "take two" di Meditaçao, questa volta col calore del pubblico in teatro, con un tempo diverso, e con l'apporto del magnifico assolo sella sua amica Alba Esteban al sax baritono
E completiamo il quadro coi links attivi alle altre perle del 2018:
Anno 2019 - Alba ha 18 anni. Iniziamo con un'altra bossa che la vede affiancata a Joan Chamorro (il creatore del jazz in Catalogna), e ad altre mie due preferite: Carla Motis (chitarra, banjo, voce), e Elia Bastida (violino, voce, sax, clarinetto):
Incredibile Alexa Tarantino! Fino a tre anni fa era spesso una sassofonista nella Orchestra del Jazz Lincoln Center creata e diretta dal grande Winton Marsalis (nella foto con Alexa). Due anni fa si esibiva (molto emozionata) in un lungo assolo accanto all'immenso Chick Corea (22 Grammy Awards in carriera). L'anno scorso creava un suo quartetto che ha subito sfondato.
Quest'anno ha esordito entrando, nell'annuale referendum di "JazzTime", fra i tre migliori alto-sax al mondo. Ha continuato - dopo lo scoppio dell'emergenza coronavirus - organizzando e gestendo un concerto settimanale in streaming, chiedendo 5 euro per la visione del concerto, da destinare ai vecchi jazzisti newyorkesi entrati in crisi economia.
Ed ecco dove siamo oggi - Questa cara amica, che non fa trascorrere mai un mese senza informarsi sulle mie condizioni, oggi siede a fianco di personaggi della statura di Winton Marsalis - che tutti gli amanti del jazz conoscono in Italia, e di Helen Sung (che pochi conoscono in Italia: una delle più grandi pianiste jazz della nostra epoca. Cercare "Helen Sung su youtube per capire di che stoffa sia fatta). Ecco cosa scrive Alexa oggi:
[...] Essentially Ellington Since 2008, Essentially Ellington has been an incredible part of my life as I transitioned from high school to college to my professional career. Above, I'm pictured with Wynton Marsalis after meeting him for the first time (!) when the Hall High School Concert Jazz Band participated as one of 15 national finalists in Jazz at Lincoln Center's Essentially Ellington Festival & Competition. Since this photo, I've toured with Wynton & the Jazz at Lincoln Center Orchestra, played the Jazz in Marciac festival with the Wynton Marsalis Septet, and received my master's degree under his direction at The Juilliard School. If you had told me this in 2008 I never would have believed you! This year, I am thrilled to sit on the Essentially Ellington Judge's Panel alongside Wynton Marsalis, Helen Sung, Riley Mulherkar, and Dennis Mackrel. Not to mention, Dennis Mackrel was one of my first mentors at the Skidmore Jazz Institute in the Summers of 2008 and 2009. As part of this year's festival - the 25th Anniversary of Essentially Ellington and the first Virtual International EE Festival, Wynton and I live-streamed a one-on-one discussion/Q&A on Livestream and Facebook Live yesterday morning. We discussed my time at Essentially Ellington, how I started Rockport Jazz Workshop, and more! [...]
Ed ecco l'altra notizia di qualche giorno fa: My new record, Clarity, with Posi-Tone Records, was officially released last week! Clarity is streaming on all your favorite platforms and available for purchase on my website.
This new record features Steven Feifke on piano, Joe Martin on bass, and Rudy Royston on drums. Thank you to everyone for tuning in to last weekends celebration livestreams. The Crowdcast Celebration of the release is still available on our Crowdcast page and can be streamed at anytime.
Ho ascoltato l'album (purtroppo solo in audio CD), e affermo che questa ragazza fa passi da gigante un mese dopo l'altro. Il download del CD è molto economico (meno di dieci dollari) e per ogni notizia pratica potete fare riferimento alsito di Alexa
In calce, un piccolo assaggio. Il CD contiene 9 brani, in un paio dei quali Alexa si esibisce non all'alto-sax, ma al flauto. Per gli appassionati di jazz, questo disco è come il maiale: non si butta via niente :-)
Qualcuno mi spieghi per quale mai ragione al mondo l'Italia non riesce ad offrire a jazziste del calibro di Roberta Gambarini e poi di Chiara Izzi una concreta chance di esistenza in vita (artistica) in Italia, mentre riusciamo a mantenere in vita cantanti diventati la caricatura di se stesse (non faccio nomi, ma sembra la sfilata di mostri preoccupanti, di invadenti "faccio-tutto-io" alla Fiorello, di presentatori bolliti)...
Un pubblico che per partecipare a questa carnevalata di insostenibile lunghezza e bruttezza si compra l'abito firmato, e va dal parrucchiere e dal visagista, per poi assistere (ed applaudire con entusiasmo) alla tamarrata di Fiorello che sputa l'acqua prima messa in bocca sul collo del povero Amadeus, costretto a non mandarlo affanculo, ma a sganasciarsi dalle risate per contratto.
Ma veniamo a noi: oggi la mia forma solitaria e inutile di fuga da Sanremo mi ha portato ad iniziare il riordino delle mie centinaia di files di jazz, e così mi è ripassata davanti un'altra jazzista del gruppo delle mie favorite (anche lei - come Roberta Gambarini - in "fuga verso New York", ma solo dal 2014): Chiara Izzi.
Di Chiara vi propongo due brani: il primo è una registrazione, a New York, di un classico del repertorio jazzistico "sempreverde"; quei classici non muoiono mai, ma interpretazioni come quella di Chiara (a mio avviso una delle più belle) contribuiscono a rendere "sempreverdi". Il brano è "Just Friends", e Chiara lo registra a New York col suo quartetto, di cui fa parte un grandissimo pianista: Kevin Hays. I due - lo sentirete - si intendono a meraviglia (obbligatorio l'uso della cuffia!). L'arrangiamento è della stessa Chiara che - stavo per dimenticarlo! - non è solo una splendida vocalist che sembra nata per il jazz, ma ha alle spalle una solida cultura musicale: 10 anni di conservatorio (pianoforte).
Questo lo pubblico perchè è il MIO brano preferito di Chiara. Poi pubblico un'altra chicca, che rappresenta una scelta temeraria (che ha pagato) per l'esordio di Chiara sui grandi palcoscenici internazionali. Un pezzo eseguito al Festival del Jazz di Montreux (uno dei più famosi nella storia del jazz) dove una giuria diretta da tale Quincy Jones (!) ha assegnato a Chiara il primo premio del "Montreux International Jazz Festival Vocal Competition", e con questo consegnandole di fatto le chiavi del playground della Grande Mela. Bravo Quincy, bravissima Chiara. Bravissima e coraggiosa, perchè il pezzo era "Il Pescatore". Chiara, ma come cavolo ti è venuta in mente una cosa del genere???
Riporto, ad uso degli eventuali "incuriositi", l'incipit di un articolo su Chiara. Purtroppo è in inglese. Alla fine dell'incipit riporto il link all'intero articolo, per gli eventuali lettori desiderosi di approfondire.
"...Chiara is one of the rare artists that we get the pleasure to meet a few times in our life.” ( Kevin Hays)
Chiara Izzi is an award-winning singer-songwriter from Italy who has been based in New York City since 2014, three years later Quincy Jones awarded her the first prize in the 2011 Montreux International Jazz Festival Vocal Competition. Since arriving, she’s become one of New York’s busiest vocalists, sharing bandstands with such luminaries as Kevin Hays, Leon Parker, Ken Peplowski, Diego Figueiredo, Jeff Hamilton, Aaron Goldberg, Bruce Barth, Eliot Zigmund, Warren Wolf, and Anthony Wonsey.
Izzi first documented her formidable talents on her well-received 2013 debut album, Motifs (Dot-Time), singing in English, Italian, Spanish and Portuguese on an 11-track program that spanned the American and Brazilian Songbooks, Tango, high-level Euro-Pop, and Mainstream Jazz Vocalese and Scat. Izzi navigated each idiom fluently, on its own terms of engagement, displaying her prodigious vocal instrument, refined musicianship, inherent soulfulness, and ability to convey both emotional transparency and ebullient swing. In an "All About Jazz" review Michael Bailey praised Izzi as “force of nature,” while in Jazz Times Travis Rogers described her as “a talent to be heard, admired and anticipated.” [...](continua QUI)
A causa dei noti problemi che mi hanno "disturbato" per quasi tutto l'anno, non ho avuto molto tempo da dedicare ad una delle mie passioni principali: il jazz. Ora ho ripreso, lentamente, ad occuparmene, ed ho così scoperto che l'amica Alexa Tarantino, ancora lontana dai trent'anni, continua a crescere a gran velocità: come esecutrice, come leader di un suo quartetto, come compositrice, come arrangiatrice...
Il pezzo che vi propongo oggi è una lunga, bella interpretazione di un bellissimo pezzo composto da Carlos Jobim:
Brigas nunca mais
Ci voleva la dolcezza che sempre accompagna le composizioni di Jobim per costringere Alexa ad abbandonare per una volta certe sintassi da hard-jazz, che spesso accompagnano sue peraltro pregevolissime esecuzioni, e per regalarci finalmente una Alexa più dolce. D'altronde la musica brasiliana in genere, la bossanova in particolare, e specialmente quella di Jobim, sono per definizione musiche dolci, anche se raffinate in termini di ritmo e di armonie.
Brava Alexa. Spero che ci regali presto altre esecuzioni tratte dallo sterminato repertorio di Carlos Jobim.
Note sul quartetto di Alexa Tarantino
I compagni di viaggio di Alexa sono tutti esecutori e solisti di grande valore. Questa la composizione del quartetto:
Alexa Tarantino leader, saxophones Steven Feifke, piano Mark Lewandowski, bass Rudy Royston, drums
Fred Bongusto ha fatto parte di quella categoria di cantanti che ho sempre amato perchè hanno affidato il loro successo sempre e solo alla loro voce. Non hanno mai avvertito il bisogno di crearsi un "pack-shot". Niente bolerini da cretino, niente giacchette striminzite tempestate di strass e vetrini, niente capelli viola, niente di niente.
Il mio Fred Bongusto era un cantante in bianco e nero, anche se decollava già la TV a colori. Era spesso un cantante in giacca e cravatta, e non cercava testi intelligenti. Nelle sue canzoni spesso "cuore" faceva rima con "amore", ma la sua voce calda e "recitante" rendeva bello da ascoltare anche il banale.
Quando Bongusto esplodeva, io ero nell'età più piena e felice da "giovane adulto". Il '69 mi era passato addosso quasi senza che me ne accorgessi. Realizzato, con un grande presente e un promettentissimo futuro, trascorrevo per lavoro o vacanze molto del mio tempo all'estero, e alcune cose mi trovarono egoisticamente distratto. Un mondo bello e banale.
Ma banale non era il suo duetto di "Les feuilles mortes" in coppia con Juliette Greco, caposcuola insieme a Jean Paul Sarte dell'esistenzialismo. In quel duetto Bongusto, che non mancava certo di garbato senso dell'umorismo, lasciava la parte in francese a Juliette Greco, e interpretava la sua parte in napoletano verace (traduzione dello stesso Fred).
Fred Bongusto e Juliette Greco - Le foglie morte
Ho sempre ritenuto Fred Bongusto uno dei più grandi "crooners" su piazza (scuola Tony Bennett, Nat King Cole, Nicola Arigliano, Bruno Martino... Non sgridatemi).
Voglio ricordarlo e ricordarvelo con altri due dei suoi pezzi più significativi, sperando che la TV di stato voglia dedicargli una o più serate commemorative.
Fred Bongusto - Tre settimane da ricordare
Fred Bongusto - Il nostro amor segreto
P.S.: Se qualcuno volesse rinfrescarsi la memoria sulla immensa produzione artistica di Fred Bongusto, non ha che da visitare la sua pagina Wikipedia
Magnifica gioventù! Questa volta si tratta di Alba Armengau (sempre frutto del vivaio di Joan Chamorro) in una bellissima esecuzione del famosissimo standard "Embreaceble you (George & Ira Gershwin). Peccato per il pianoforte. Bravissimo il giovane esecutore, ma avrebbe meritato uno strumento migliore (uno Steinway, o almeno uno Yamaha), e non la specie di pianola dal suono aspro sulla quale è costretto ad esibirsi.
N.B.: per la visione a schermo grande aprire il video dalla scritta "YouTube" in basso a destra
Quesra volta "doppia perla". Scorrendo - come faccio spesso - la produzione senza limiti di Joan Chamorro, ho ascoltato - una dopo l'altra - due diverse versioni din un pezzo (Poor Butterfly) composto 102 anni fa, ma resta così moderno che potrebbe essere stato composto ieri.
TAKE ONE - La prima versione proposta vede come stellina del gruppo la giovanissima violinista Elia Bastida, che a quelli della mia età non fa rimpiangere Stephan Grappelli o Joe Venuti. Dolcissima nella parte introduttiva, ma resta tale anche nella parte più dichiaratamente jazzistica. In questo gruppo c'è anche un bel pezzetto d'Italia (chitarra e alto-sax).
Èlia Bastida, violíno Joan Chamorro, basso Luigi Grasso, alto sax Pasquale Grasso, chitarra Esteve Pi, batteria
TAKE TWO - In questa seconda versione - sempre arrangiata e diretta da Joan Chamorro, la stella è Andrea Motis (sarà in trio il 28 febbraio al BlueNote di Milano). Andrea ha 24 anni, suona la tromba da quando ne aveva sette, spesso passa al sax alto, e canta. Canta bene, suona benissimo. Giornalisti di "Down Beat" (la più diffusa rivista di jazz al mondo) non hanno avuto esitazioni nell'accostarla allo stile e al sound di Chet Baker.
Devo confessarlo: questo post è superato, perchè i due video di Elsa Armengou che propongo sono vecchi: sono stati girati nel 2015, quando Elsa aveva 7 anni, ma ora siamo nel 2018, e da allora Elsa è invecchiata... Ha già dieci anni, pensate!
Elsa è solo uno dei tanti prodigi che Joan "Pigmalione" Chamorro non si stanca di sfornare in quantità industriali, e fa crescere in fretta perchè ha sempre il coraggio di farle suonare "alla pari" con esperti, affermatissimi jazzisti adulti, dai quali questi giovanissimi talenti assorbono come spugne tutto quello che riescono a "succhiare".
Oggi propongo due brani della bambina di sette anni. Il primo brano è un GRANDE assolo di tromba di un famosissimo "standard" di Duke Ellinghton: "Mood Indigo":
Una esecuzione di una bellezza dolcissima, da consumata professionista. Devi ripeterlo? E' una registrazione di tre anni fa, quando Elsa aveva sette anni. Esattamente nello stesso anno in cui è stato registrato un brano nel quale Elsa si esibisce anche come cantante, in "pole position" nella "Sant Andreu Jazza Band", creata dallo stesso "matto" Joan Chamorro, che abita quasi sempre sotto un cappellaccio nero alla "Blues Brothers"; orchestra che è la sublimazione del sapiente mixage fra vecchio e nuovo. Questo secondo brano proposto è il focus di una sorta di festa di piazza all'aperto, con gli spettatori che spesso si mettono allegramente a ballare. Dissacrazione del Jazz??? Tutt'altro. Ritorno alle sue origini. Molti non sanno o hanno dimenticato che il jazz non è nato nella Carnegie Hall, ma come musica da strada, musica da ballo, a volte persino nei bordelli di New Orleans.
Il titolo di questo brano è "When you are smiling". Sorridiamo anche noi, please...
In un post introduttivo, avevamo raccontato di Joan Chamorro, questo straordinario scopritore ed allevatore di talenti, capace di mescolare ragazzetti poco più che bambini ad affermati jazzisti coi capelli bianchi, facendo crescere i primi, e ridonando a volte freschezza ai secondi.
Questa volta il post è dedicato a Rita Payés, una giovanissima cantante, nonché ottima solista di trombone. Una ragazza che sotto l'aspetto un po' trasgressivo, presenta delle qualità musicali di assoluta serietà e preparazione. Un video da non perdere.
Presentarvi in maniera sintetica Alexa non è un compito facile. Non si finisce di approfondire circa una delle sue molteplici attività, che Alexa ne ha inventate altre due o tre. La gara ad inseguimento con Alexa è una gara persa. Chi vuole approfondire quale sia il vastissimo range delle sue attività, trova tutto sulSUO SITO WEB , molto articolato, che da metà luglio è stato completamente rinnovato. Ma per darvi un'idea, vi consiglio caldamente la visione di questo filmato, preso dal sito di Alexa, che descrive una sua "ordinaria giornata di straordinaria follia". Poi passerò all'inglese, perchè questa è una intervista ad Alexa, e domande e risposte saranno ovviamente espresse nell'unica lingua che ci accomuna.
An (extra)ordinary day in the life of Alexa Tarantino
Hi Alexa
First of all, let me thank you for this interview. I'll start by a short intro for you and for my readers. I must confess that until April, 2017, I wasn't aware of your existence. I discovered you by a pure chance: I knew of the two-days gala at the N.Y. Lincoln Center to celebrate 100 years from he birth of Ella Fitzgerald, with guest stars Joe Lovano, Kenny Washington and Roberta Gambarini, and I asked Roberta whether there was any streaming for those dates. Roberta was very kind and sent me in minutes the URL of the "Jazz at the Lincoln Center" (JALC). I'll put this URL down here, so that my friends can enjoy the events of JALC free of charge frome their homes (just in case: donating is non prohibited, and the amount of donations is free). At the URL you can find the dates, and you can receive the streaming in very good quality. Just remember that Italy's time is six hours later then NY time:
This was the first time I saw you, and I noticed you, for many reasons:
-a) you were the only female musician in the orchestra;
-b) you were the youngest member of the orchestra;
-c) you were playng an instrument not so usual within women
-d) you had an italian family name..
-e) last but not least, you were so "giving" in relations to the other musicians.... showing appreciation for their performances, and great amusement for the "chases" between Roberta Gambarini and Kenny Washington, or with Joe Lovano...
But now let's start with the interview
-01) Alexa, first of all thank you for your interview. I know that it's not fair to ask the age to a young lady, but you look so young, that I feel I can dare: how old are you? and what's your birth place?
Grazie Antonio, for asking me to do the interview, and for supporting and following my career. I am 26 years old. I was born in Hartford, Connecticut. I grew up spending time in West Hartford, CT and Rockport, Massachusetts, which is where I direct my summer jazz program, Rockport Jazz Workshop
-02) I have already asked you whether your family's name has something to do with Italy, and you told me that your family comes from "an Italian town called Taranto". May I ask you which generation of your family moved from Taranto to the US? Your father? Your grandfather? My great-grandfather, I think his name was Elio Tarantino, moved from Italy to the US. My grandfather was born in Connecticut, and my father was born in Washington, D.C. However, my family went back to Italy every other year when I was a little girl. All of the Tarantino family would travel and spend three weeks there together. Those are some of my favorite memories!
-03) Is italian still in your family? Unfortunately, no. We still use some of our favorite words and phrases, but nobody is really fluent. I spoke my best Italian as a little girl when we would travel back and forth. I studied it in college for two years to keep up with it, but wish I could say I was fluent!
-04) Tell us about the first time you put your lips on a sax. How old were you? It was a sort of thunderbolt, or somebody pushed you? Who? and did HE or SHE had to push strong, or were you happy to receive that push? Did you start with the alto-sax, or with something else? I believe I was 9 or 10 years old when I first played a saxophone. I was in the fourth grade of elementary school. It was definitely a “thunderbolt”, as you put it. I was inspired by a live performance that I had seen. There was a young woman playing the saxophone and I just knew I had to play it too. Nobody had to push me. In fact, my parents bought me the saxophone and then told me, “we are not going to push you to practice or audition or anything, this is all up to you.” They wanted me to love it and to work at it myself. That was the best thing they could have done for me. They made me responsible for my own success and fulfillment. I started on alto saxophone but also played piano pretty seriously until high school, where I decided to focus only on saxophone.
-05) I guess that you went to a regular music school later. At what age? How long? And did this happen in your birth-place (the Connecticut), or in NY? My high school in Connecticut was a very serious jazz school, although it was just a normal public high school. It happened to have a great jazz program with great educators. When I was 18, I moved to Rochester, New York (about 6 hours from New York City) to study at a music conservatory called the Eastman School of Music. I stayed here for five years, and I received my Bachelor of Music in Jazz Saxophone Performance and Music Education.
-06) Tell us about "you first dollar" earned going on stage to play jazz. How old were you? Were did this happen? And do you remember how "high" (or low) was your first cachet? I think that my first dollars were earned when I was busking (playing on the streets) in Rockport, Massachusetts during the summer. Rockport is a small, quaint beach town. It’s very safe and everyone knows everyone. When I was in middle or high school, I went to Town Hall to buy a license to perform on the street. I used to stand out there and play songs, with a bucket for tips. I would make anywhere from $60-80 per hour!! It was amazing! The town is a big tourist attraction, so tour buses would unload maybe 50-100 people, and that would be what brought me the most money. I have to thank my family too…aunts, uncles, grandmother, cousins…I am sure that they would throw in maybe $5 to $20 at times.
-07) As far as I remember, I saw you playing alto and contralto sax, clarinet, flute, and maybe I saw you also playing a bariton-sax bigger than you. Did I forget something? Have you ever played what I consider to be the sax "by default", i.e. the tenor sax? (I felt in love with it when I listened to the super solo of John Coltrane playing "Violet for your furs") I started on the alto saxophone, which really is my preferred saxophone. I also play the soprano saxophone, which is my second favorite. Those two are my strongest. I did play tenor saxophone rather seriously in college big bands, but I prefer to only play it on more commercial gigs/recordings. I prefer to improvise on either alto or soprano, because I think that my musical mind just hears things comfortably on those horns. I played baritone for the first time this year. It was a lot of fun! But it is not my voice. So, I CAN play those instruments, but for creative improvising, I prefer to stick to alto or soprano. I also play flute, piccolo, and clarinet regularly. At the Umbria Jazz Festival in 2012 I played these instruments: alto saxophone, piccolo, flute, alto flute, bass flute, clarinet, bass clarinet, oboe, and bassoon. However, I do not own a bass clarinet, oboe, or bassoon, and I learned them for a very specific project. I would need to take serious time to get them up to that performance level again.
-08) I know that you have been also, once , at the Jazz Festival known worldwide as "Umbria Jazz". How do you rate that festival? Did you have the time to visit something of Umbria Region? Did you like that experience? Do you think you'd like to come again to Umbria Jazz? The Umbria Jazz Festival is my favorite jazz festival in the world! It was the first jazz festival that I ever attended - ero una bambina! When my family took those long trips to italy, we spent lots of time in Umbria, so I was somewhat familiar with the area. I performed there with Ryan Truesdell’s Gil Evans Project. I would love to return to Umbria Jazz, and hope to get there again soon!
-9) A stupid question: after "a day in the life" as the one described in the Julliard clip, when you go back home, do you still have the energy to keep you shoes off? My days balancing Juilliard with performing, teaching, and touring, are very long. Sometimes it can be hard to make time to relax. I try my best to schedule in time for myself so that I can recharge. I am learning how important it is to recharge so that I can always bring my best to any work that I do.
-10) For a while I didn't know you as a solo player, until I discovered a video of you and your friend Lauren Sevian bariton sax) and of the quintet (LSAT, acronym of "Lauren Sevian and Alexa Tarantino"), in a concert a the Dizzy's Club in NY... Great intro of the theme in sinc between you and Lauren, great solos of both of you, super-great chase of the two sax) Amazing! The tune was "Lamb and Bunny". It would be interesting to hear something about the birth of your association with Lauren. Will this experience go ahead?
LSAT Quintet (Lauren Sevian and Alexa Tarantino)
Thank you! Lauren and I are best friends and absolutely love making music together. I first met Lauren when I was a student at Litchfield Jazz Camp, where she was teaching. We didn’t really reconnect until we performed with Sherrie Maricle and the DIVA Jazz Orchestra as a part of Maurice Hines’ Off-Broadway Show “Tappin’ Thru Life”. We grew very close during this time, because we would play the show multiple times a day for about 6 months and then go on to do various other performances with Maurice Hines. We formed LSAT because we wanted to make music together in a different setting as well. So far, we’ve played at venues such as Dizzy’s Club Coca-Cola, the Xerox Rochester International Jazz Festival, and won the Made in NY Jazz Competition.
-11) And then in April I discovered you as a leader of your own quartet, and as a composer. You already know my opinion: your composition "Breeze" is excellent:
As you know better then me, jazz has a syntax, and when you listen to the great sax players (such as Dexter Gordon, Stan Getz, John Coltrane, Jimmy Heath), after two phrases you can often imagine "what's coming next", and if that happens, you've got what is called "easy listening". The audience feel relaxed because the audience receive just what they expect to receive. You often get out of the narrow syntax, and come out with some surprising passages. This shows courage and talent, but I hope you are aware that this could shrink the number of your fans, but in the mean time you'll get growing appreciation in the segment of the "diggers". Do you have a strategy for the future? Thank you! I don’t mind taking the “easy listening” approach once in a while. But, I really like to challenge myself and my thoughts and ideas. I am always thinking of how to create fresh and unexpected material. It helps me to grow as a saxophonist and composer. I do not like when I find myself playing the same vocabulary over and over. Even just tweaking things a bit helps me to access a new mindset. I am still working on my composing skills, but I like to take things that are perhaps familiar and then throw in something a little unfamiliar :) Anyone who wants to listen is welcome!
-12) Many people (besides myself) have really appreciated your surprising solo next to the jazz-legend Chick Corea, and Dan Nimmer. You looked relaxed. Were you REALLY relaxed? Did you notice the empaty of Chick during your solo? And what about the surprising double-call of Alexa Tarantino from Wynton Marsalys at the end of the concert? Did this happening strenghten your self-confidence?
...playing with a "legend"? it doesn't panic Alexa...
Thank you! That week of playing with Chick Corea is certainly a highlight for me. He was so kind and relaxed, very open to letting the music go wherever it wanted to. Before the solo, I was a bit nervous. My dad would always tell me that it was good to be nervous, and that it means that you care. That has always been helpful to remember. I can get a little nervous leading up to something, but once I get on stage, it all goes away. So, when I walked up to play with Chick, I just wanted to enjoy the once-in-a-lifetime experience, and to really dig in to playing with him and playing the music of Thelonious Monk. I had a blast and I appreciate the warmth and support from both Chick and Wynton.
-13) Last but not least - Dear Alexa, I really appreciate what you do to introduce jazz to young generations, gifting them with a meaningful quota of you free time. Go ahead, please. Give them an opportunity. Thank you! I appreciate that. I am working to grow and strengthen my program so that we can work with as many eager young jazz musicians as possible. I am grateful to those who have helped me along the way, and am happy to help others however I can.
Thank you for this long interview. I wish you a long, successful love-story with this great music called "jazz". I'm happy to close this interview with something that should represent a very sweet memory for you: your "bachelor" concert at the end of your studies at the "Eastman Music School". Considering that you were only 22 (and not - like now - an old 26 years old lady), I found impressive both your improvvisation fluidity (minute 5) , and your technical skills. Brava, bravissima.
Alexa at the BM Concert at the Eastman School of music - NY
Thank you very much, Antonio. I hope to get back to performing in Italy soon!
Tafanus and family emozionatissimi perchè fra otto giorni, per la prima volta nella vita, riusciremo ad ascoltare dal vivo Chick Corea, che secondo molti (noi compresi) è forse il più grande pianista jazz dell'ultimo mezzo secolo. Si esibirà col suo trio il 16 Luglio a Villa Arconati (una stupenda location nello hinterland di Milano)
Nel brano proposto oggi suona con l'orchestra del NY Lincoln Center. E' un brano di Thelonius Monk ("Four in one") , e vede come solisti protagonisti Winton Marsalys e ovviamente Chick Corea, guest-star di quella serata. Talento immenso nelle improvvisazioni, tecnica incredibile, faccia da fauno buono, sempre pronta al sorriso e all'ironia, Chick Corea ad un'ora scarsa di macchina da casa mia era un'occasione da non perdere.
P.S.: all'inizio del filmato noterete una giovanissima ragazza (25 anni, ma calca i palcoscenici già da tre/quattro anni), unica donna dall'orchestra di Winton Marsalys, arrivare sul palco armata di un sax alto e di un sax contralto. Non lasciatevi ingannare dalle apparenze: è capace di passare con nonchalance dal sax alto al baritono, al contralto, al clarinetto, al flauto.... Ma di Alexa non vi dirò altro, perchè insieme stiamo preparando una intervista/biografia, integrata con suoi assoli, che vi stupirà.
Dunque, oggi è domenica. Santifichiamola, lasciando fuori i vaneggiamenti di Renzi, di Salvini, di Di Maio, e godiamoci Chick Corea...
Questo post ha lo scopo di dare il mio contributo alla celebrazione dei trent'anni di vita della più grande istituzione al mondo per la promozione del jazz. La video-clip trasmessa da JALC fornisce le cifre - davvero impressionanti, di cosa sia passato dal Lincoln Center in trent'anni di vita, dalla posa della prima pietra ad oggi. Dai vari teatri di questo centro sono passati tutti i più grandi jazzisti, ma anche i giovanissimi allievi dell'annessa scuola di jazz, che ha accolto gratuitamente, in trent'anni, migliaia di ragazze e ragazzi desiderosi di avvicinarsi al jazz, ma privi delle risorse necessarie per frequentare i più famosi conservatori specializzati, come la celeberrima Berkelee School of Music.
Molte stelle del JALC di oggi, sono gli squattrinati ragazzini di trenta, venti, dieci anni fa. E i docenti (che insegnano in questa scuola a titolo gratuito) sono gli stessi grandi professionisti di cui godiamo, gratis, più volte a settimana, in streaming ad alta definizione. Un grazie di cuore a tutti loro dagli appassionati italiani di jazz, e un grazie speciale a Winton Marsalis, fondatore e anima di questa preziosa istituzione.
All'indirizzo web riportato in calce trovate la programmazione del JALC. Cliccando su un evento, si apre la finestra coi dettagli dell'evento stesso, e una piccola, discreta finestrella che invita (non impone): "Donate". Non c'è nessun obbligo, e non ci sono limiti inferiori. Ogni tanto uso quella finestrella, ma quello che dono è sempre una parte infinitesimale di ciò che ricevo. Tutti gli amanti del jazz dovrebbero farlo.
In chiusura, pubblico parte di un concerto tenuto qualche giorno fa da giovanissime speranze allevate da questa istituzione a costo zero. Impressionanti le qualità di questa gioventù, che rappresenta il futuro del jazz, e la garanzia della sua sopravvivenza ai nostri tempi. Facciamo sì che insieme al mantra "non ci sono più le mezze stagioni", domani non saremo costretti a declamare che "non c'è più il jazz di una volta".
Pochi giorni fa, al Lincoln Center di NY, si è tenuto un bellissimo concerto (che pubblicherò su youtube in versione integrale), col giovane mattatore 76enne Chick Corea star della serata. Colpiscono, di questo grandissimo pianista, la freschezza, la semplicità, l'agilità pianistica (di cui approfitta con moderazione), la grande creatività improvvisativa (di cui per fortuna approfitta pienamente), e quell'aria da adolescente sempre pronto a guardare con sincera ammirazione gli altri musicisti. Nessuna spocchia. Non si sente nemmeno un "priumus inter pares", pur avendo vinto più Grammy Award lui di quanti palloni d'oro non abbiano vinto, sommati, tutti i giocatori spagnoli e brasiliani...
Dell'intero concerto, linko in questo post solo l'ultimo brano, quello di chiusura (il "full concert" lo metterò su youtube in forma privata, il che significa che non sarà in elenco, e che solo coloro che mi chiederanno espressamente il link potranno averlo da me via email ed ascoltarlo; il tutto per evitare i fulmini della violazione eventuale dei diritti d'autore).
Il brano linkato in calce è un famosissimo pezzo del repertorio di Thelonius Monk (Rythm-a-ning), e la sua esecuzione è stata preceduta, accompagnata e seguita da episodi assolutamente imperdibili, che ne fanno un pezzo che passerà alla storia.
Ma andiamo con ordine: l'esecuzione del brano è stata preceduta da un simpaticissimo e modestissimo Chick che racconta (in inglese, per cui chi non ha familiarità con la lingua potrà saltare i primi due minuti del video) di quando lui, all'inizio degli anni settanta, si ritrova in uno studio di registrazione, e scopre che in quello studio, nella sala accanto, sta registrando il suo mito: Thelonius Monk... "...non ci crederete, ma ho passato due/tre settimane non ad occuparmi della mia registrazione, ma incollato allo spiraglio di una tenda, a spiare ogni nota, ogni movimento, ogni sospiro di Thelonius [...] Ho scoperto che laddove noi comuni mortali, per scrivere un brano, scrivevamo righe e righe di pentagramma, lui creava ed eseguiva - magari con una mano sola - due/tre battute di un tema, e questo tema era spesso talmente geniale, nella sua semplicità, da consentire al quartetto di partire da quel tema, da quel giro armonico, e girarci intorno per dieci minuti..."
Secondo episodio: ovviamente per questo concerto, con stella cometa Chick Corea, il pianista ufficiale del JALC (Jazz at the Lincoln Center) era seduto non al piano, ma "accanto". Il pianista non è un borsista: è Dan Nimmer, un grande dei giorni nostri, pianista stabile del JALC, nonchè affermatissimo concertista con un suo trio e un suo quintetto. E per il pezzo-principe di tutto il concerto, Chick chiama Dan a suonare questo pezzo a quattro mani insieme a lui, dividendosi (una natica ciascuno) il munuscolo sedile del pianoforte. Si è visto di tutto. Improvvisazioni a quattro mani, a tratti si scambiano il lato sinistro e destro, per brevi tratti resta uno solo dei due pianisti... Un miracolo di improvvisazione che sembra qualcosa di lungamente pensato e provato. Non lo è. E' solo (solo???) un indimenticabile happening.
Infine, l'episodio a me più gradito: per un fantastico assolo di sax alto, arriva accanto al piano una delle mie musiciste preferite: Alexa Tarantino (giovane, bella, brava, simpatica, sempre pronta al sorriso, e gentilissima). Ad un mio messaggio, col quale le chiedo conferma se il suo "family-name" abbia qualcosa a che fare con l'Italia, Alexa risponde in un paio d'ore, ringraziandomi (...e dde chè?...) e scrivendomi che "...yes Antonio, my family comes from an italian town, called Taranto...". Alexa non è una qualsiasi. E' una che si è diplomata solo tre anni fa in uno dei maggiori conservatori americani per jazzisti. E' entrata giovanissima nell'orchestra del JALC (creata e diretta nientemeno che da Winton Marsalis), e ci ha messo poco al passare dalla "fila" agli assoli. Pur essendo il suo strumento preferito il sax alto, non disdegna esibizioni al sax baritono (quello più grande di lei), al sax contralto, al clarinetto, al flauto traverso. Fra un po', se aggiungerà qualcosa d'altro, dovrà arrivare al Lincoln con un camioncino...
La non ancora trentenne Alexa ha già un suo quintetto (il "LSAT", che sta per "Lauren Sevian & Alexa Tarantino" che sta spopolando), ma in questo momento sta suonando ad un metro da una leggenda del jazz come Chick Corea... Nessun problema, nessuna incertezza. Chick l'ascolta, la guarda, sorride con incredula ammirazione... Lei suona come non mai, senza la minima esitazione...
Ebbene si. Questo è il jazz: un "esperanto" senza confini e con regole solo "di cornice", per cui è abitudine diffusissima in tutti i jazz-club del mondo che grandi e piccoli jazzisti si ritrovino "after-hours", spesso senza essersi mai incontrati prima, per iniziare delle jam-sessions che mostrano il lato più vero e bello di questo fantastico genere musicale.
P.S.: Il 16 luglio Chick Corea sarà in concerto col suo trio a due passi da Milano: a Villa Arconati di Bollate. Ovviamente è un concerto che non potrò perdermi.
Sul palco Caetano Veloso, Ivete Sangalo e Gilberto Gil. Più in basso, una fantastica orchestra. In sala, un pubblico di appassionati/intenditori, che spesso cantano insieme senza sbagliare un tempo, una parola, una sfumatura... Niente da dire... Quando si parla di "musica-leggera-ma-non-troppo", i brasiliani hanno davvero una marcia in più...
...ci sono personaggi, in campo musicale, che meriterebbero di essere candidati al Nobel per la Medicina, per aver trovato cure non invasive contro certe forme di depressione che sembravano senza rimedio... Musicisti che sono riusciti a dare dignità persino a pezzi come "Cucurucucù Paloma", e credo che impegnandosi riuscirebbero ad ottenere lo stesso risultato persino con "Ambarabà Cicì Cocò, tre scimmiette sul comò"...
Guardando il pubblico dei concerti dal vivo in Brasile, sono sempre rimasto incredulo e ammirato nel vedere intere folle cantare senza una stonatura, senza una esitazione sul tempo, ritmi e melodie non certo elementari come quelle della musica "popolare" brasiliana (dalla bossanova in giù). E allora mi vengono in mente certe esilaranti partite di calcio della nazionale italiana, all'inizio delle quali di undici nerboruti ragazzotti non ce n'è uno che riesca ad andare a tempo con la banda che suona la marcetta - elementare - dell'Inno di Mameli (con tutto il rispetto...)
Il 27 febbraio 2017 al "Dizzy's" il "Dexter Gordon Legacy Ensamble", creatura di Abraham Burton, celebra l'anniversario della morte di Dexter Gordon, che avrebbe compiuto 94 anni. Ne nasce un concerto (e un video) che non è solo una dichiarazione d'amore a Dexter, ma anche - grazie alla qualità degli esecutori - lezione postuma sul miglior hot jazz che mi sia mai capitato di ascoltare. Imperdibile
P.S.: Amo particolarmente questo concerto, anche perchè sono un adoratore di Dexter Gordon dai tempi in cui interpretò magistralmente il bellissimo film di Bernard Tavernier - 'Round Midnight -, ispirato alla vita di Bud Powell e Lester Young. Ecco una breve sintesi di ciò che scrive su Dexter Gordon Wikipedia:
"...a 17 anni Gordon debuttò nell'orchestra di Lionel Hampton, a 20 anni venne chiamato nella formazione di Louis Armstrong, ma il suo vero maestro fu Lester Young, che influenzò fortemente il suo stile. Pur senza introdurre fondamentali innovazioni linguistiche (come fecero Charlie Parker o John Coltrane), Dexter Gordon ha lasciato un'eredità tecnica e stilistica chiaramente individuabile in molti sassofonisti jazz contemporanei [...]
Dopo aver lavorato con Charlie Parker a New York, il suo nome diventò famosissimo nell'ambiente. Verso la fine degli anni cinquanta, l'avvento del cool jazz lo fece lentamente scomparire dalla scena. Tra un ingresso e l'altro in carcere per reati connessi alla droga, Gordon cominciò ad avere seri problemi di alcolismo che comportarono il suo inesorabile declino. Nel 1962 intraprese un lungo "esilio" in Europa, dove trascorse 15 anni suonando e vivendo principalmente a Parigi e Copenaghen, e collaborando regolarmente con alcuni jazzmen espatriati quale Bud Powell, Freddie Hubbard, Bobby Hutcherson, Kenny Drew, Horace Parlan e Billy Higgins.
Occasionalmente tornò negli Stati Uniti per registrare molti degli album usciti sotto il suo nome, ma sono i sette album che ha registrato per la Blue Note Records negli anni sessanta (Doin' Allright, Dexter Calling..., Go!, A Swingin' Affair, Our Man in Paris, One Flight Up e Gettin' Around) a essere considerati le sue opere migliori. Il ritorno negli Stati Uniti avvenne nel 1976. L'esibizione di quell'anno al Village Vanguard di New York fu un nuovo inizio dal punto di vista sia discografico che artistico, e la critica finalmente lo riconobbe come uno dei migliori sassofonisti jazz (...peccato che Wikipesia dimentichi di citare quello che personalmente ritengo il miglior album mai inciso da Dexter Gordon: "Very Saxily Yours" - NdR)
L'improvvisa crescita di popolarità di Dexter Gordon solleticò le attenzioni della Columbia Records: il fatto che la nota etichetta si interessasse al jazz acustico "tradizionale" piuttosto che agli stili commerciali che erano comunque stati promossi durante la prima parte degli anni settanta fu vista come una svolta nella discografia mondiale del jazz. Mentre era in prigione per possesso di eroina, Gordon divenne un appassionato di cinema, e per questo nel 1986 accettò con entusiasmo di interpretare la parte del protagonista in "Round Midnight" (A mezzanotte circa) diretto da Bertrand Tavernier e ispirato alla vita di Bud Powell e Lester Young..."
E per chiudere in tema e in bellezza, ascoltate Dexter Gordon con la splendida Lonette McKee in "How long has this been goin'out?":
Il "sempreverde" Jimmy Heath, 90 anni e nessuna intenzione di smettere
Il DVD linkato riporta l'intera prima parte del concerto di quest'anno al Lincoln Center di New York, organizzato per celebrare i 90 anni di Jimmy Heath, una leggenda vivente del jazz, alla guida della sua Big Band, e con i preziosismi di alcuni suoi stupendi "solos" di sax. E chi ha voluto con lui Jimmy Heath per questa "celebration"?
WOMEN DO IT BETTER - Jimmy ha voluto con se un mito del jazz ormai consolidato (la nostra Roberta Gambarini, di cui ho già scritto molte volte, quindi non mi ripeterò) e un "mito nascente": la giovanissima sassofonista cilena Melissa Aldana, 28 anni, splendida jazzista sia per tecnica che per capacità improvvisative ed interpretative. Questo filmato è "cpme il porco": non si butta via niente...
Tonight we celebrate the life and 90th birthday of a true living legend, saxophonist and NEA Jazz Master Jimmy Heath. With music, stories, conversation, and images from Heath's extensive personal archive, this intimate performance in The Appel Room will be an insightful look into the colorful career of a profoundly influential artist. Heath's earliest career highlights include long-term partnerships with icons like Dizzy Gillespie, John Coltrane, and Miles Davis, and after 70 years he remains a major fixture and creative leader in jazz. He has released over 100 albums, and his compositions have been recorded throughout the jazz world by Clark Terry, Cannonball Adderley, Ahmad Jamal, Ray Charles, Miles Davis, and countless others. These days, Heath leads his own Big Band, works with various small groups, and co-leads the highly successful Heath Brothers.
Audiences tonight will get a full taste of Heath’s brilliance as he performs original pieces for both his big band and a small group featuring vocalist Roberta Gambarini, called "the best new jazz vocalist to come along in 50 years" by legendary NEA Jazz Master Hank Jones. Rounding out the all-star lineup of musicians are Jon Faddis, Stanley Cowell, Tootie Heath, Rufus Reid, and Melissa Aldana [...]
Non ci crederete, ma questa splendida voce, che sembra nata per la bossa nova, non si nasconde dietro il nome d'arte "Nossa Alma", che è il nome della band unita da lustri nel nome della bossa nova, ma appartiene - che ci crediate o no - alla talentuosissima veneta dal nome poco brasileiro di Rosa Bittolo Bon. Una delle più brave cantanti "brasiliane" attualmente in circolazione.
Il brano proposto è il celeberrimo "Fotografia", di Carlos Jobim, e per l'occasione (Festival del Jazz di San Marino) alla "banda veneto-brasiliana" si è aggiunta la chitarra di un "figlio d'arte" (Robertinho De Paula, figlio del celeberrimo Irio De Paula)
...mettete insieme un personaggio come Paolo Tomelleri, che da decenni è il più bravo clarinettista jazz d'Europa; la voce e l'incredibile violino di Aurore Voilqué; un bellissimo standard come "Autumn Leaves"; l'appassionato pubblico del Dal Verme, e viene fuori qualcosa così...
Oggi, non avendo trovato una vignetta convincente, sostituisco gli abituali "Off topics" con un bellissimo momento musicale: il videoclip di una magnifica interpretazione di "Only trust your hearth" di Roberta Gambarini.
E' anche possibile, per coloro che si dilettano di masterizzazioni di CD, scaricare l'MP3 di questa bellissima esecuzione dal link in calce. Aprendolo con Windows Media Player, è possibile salvarlo sul proprio PC. In questo caso, ecco il link per il download del brano:
C'è un luogo nella terra, dove i concerti dei jazzisti italiani riempiono sale grandi come stadi... Questa volta è toccato ancora una volta a Roberta Gambarini, col quintetto di un altro mito dei paesi baltici: Enrico Rava, una delle migliori trombe d'Europa.
Tutto italiano. Il pezzo eseguito, Il gusto per lo sberleffo, la cultura musicale, la voce e... altro di Roberta, la dolcissima tromba di Enrico... e infine, il "divertirsi e divertire" suonando...
Intorno al minuto 5'30" del video, Roberta si inventa una delle sue follie... una di quelle invenzioni che l'hanno resa celebre. Dappertutto, tranne che in Italia. Alla fine, gente tutta in piedi ad applaudire...
...chissà perchè una musicista (cantante sarebbe riduttivo) come Roberta Gambarini debba essere un mito negli Stati Uniti, e la si possa ascoltare quasi solo da quelle parti, in Cina, a Singapore, in Giappone, in Lituania, in Svezia, in Germania... dovunque, tranne che in Italia, dove quasi nessuno l'ha mai sentita nominare...
N.B.: non perdetevi per nessun motivo l'assolo di Roberta fra il minuto 2 e il minuto 4...
Roberta e Roy Hargrove
Il suo punto di forza è senz'altro la tenacia e la determinazione che ha dimostrato nel credere nelle proprie aspirazioni, nell' impegno che ha dedicato alla sua evoluzione di cantante e musicista. "Quando scelgo qualcosa generalmente è per la vita".
Roberta Gambarini nasce a Torino, in una famiglia dove la musica jazz e' molto amata e seguita. Le sue doti vocali emergono fin da giovanissima e già a 17 anni si esibisce nei jazz club del nord Italia. Nel 1998 vince una borsa di studio di due anni presso il New England Conservatory di Boston e decide di partire per provare questa nuova esperienza. Pochi mesi dopo il suo arrivo negli States, si classifica al terzo posto nel Thelonious Monk International Jazz Vocal Competition.
Comincia così l'avventura musicale di questa artista che in poco tempo ha saputo conquistare popolarità e consensi del pubblico e critica e dei più importanti musicisti del mondo. Il Boston Globe l'ha definita "vero successore di Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan, e Carmen McRae". E' stata nominata due volte ai Grammy Awards, nel 2006 con il suo album di debutto Easy to Love e nel 2009 nella categoria Best jazz vocal album per il suo ultimo cd "So in Love!"
Nel 2010 il referendum indetto dal Jazz Journalists Association (JJA) l'ha eletta miglior voce femminile.
Roberta ha affinato il suo mestiere e costruito la sua reputazione e le relazioni “lungo la strada” - come tutti i grandi musicisti - in tour ed esibendosi tra gli altri con Ron Carter, Herbie Hancock, Slide Hampton, Roy Hargrove, Jimmy Heath, Hank Jones, Christian McBride, James Moody, Mark O 'Connor e Toots Thielemans.
Se n'è andato venerdì, in punta di piedi, con la grande discrezione che è sempre stata la cifra della sua vita. E anche se andarsene a 88 anni rientra - più che nella normalità - nella fortuna, chi ha avuto per mezzo secolo il privilegio di averlo come amico, non riesce a farsene una ragione. Ecco come ne dava notizia, l'altro giorno,Marinella Venegonisu "La Stampa":
...che dispiacere, e che sorpresa, la fulminea scomparsa di questo ragazzo di 88 anni. Renato Sellani, una vita alla tastiera, un gentiluomo del pianoforte, Il suo tocco fatato era inconfondibile, era elegante anche nell'energia, un velluto robusto, una sicurezza senza pari. Ha attraversato tutta la storia della musica leggera come veniva chiamata, e del jazz, dagli Anni Quaranta ai nostri giorni. Soltanto a metà ottobre aveva presentato con una festa a Milano il suo ultimo album, "Glad There Is You", un'antologia a tutto tondo, con molto jazz, intitolata come la canzone che gli dedicava Sarah Vaughan ogni volta che si esibivano insieme.
Con i grandi del jazz, Renato Sellani è cresciuto e si è fatto onore. Gli italiani lo ricordano bene per la sua lunga collaborazione con Mina (non si può dimenticare la loro originaria "E se domani"); io personalmente non dimentico qualche sua fuga con il leggendario Nicola Arigliano: s'inerpicavano come ragazzi in certe swingate, quando si incontravano: ed era un godimento. Ma i suoi compagni di strada sono stati Chet Baker, Gerry Mulligan, Bruno Martino del quale migliaia di volte ha suonato la splendida "Estate". E Franco Cerri, ed Enrico Rava; e perfino Billie Holiday, Lee Konitz, Dizzie Gillespie, Bill Coleman. A fine Anni Settanta Giorgio Strehler lo aveva chiamato per scrivere le musiche di un "En attendante Godot", e Beckett da Parigi scrisse per testimoniare il proprio apprezzamento.
Chiunque se la sarebbe tirata alla grande. Ma Sellani non era un tipo così. La sua regola era l'understatement: "Tuttora penso di essere un dilettante a 88 anni", ha detto nell'ultima intervista, a Repubblica, in occasione dell'uscita del disco.
Molti lo conoscevano per i suoi pomeriggi musicali all'Hotel Brufani di Perugia, durante Umbria Jazz, che sono durati fino all'ultima edizione; era già scritturato anche per Umbria Jazz Winter, ad Orvieto.
Marinella Venegoni
Cosa posso aggiungere di mio? poco. Due brani (uno senza video, dove suona Indian Summer con Chet Baker - di cui Renato era il pianista prediletto) e con Franco Cerri. Roba del 1959, e sembra suonata ieri... e l'altro con la splendida, intrigante Rosa Emilia Dias, in un dolcissimo "Corcovado". Si, perchè Renato era musica a 360°, e aveva frequentato moltio sia brasiliani veri (Rosa Emilia, Gilberto Gil), che "brasiliani d'Italia" - come la bravissima Barbara Casini, Bruno Martino, e tanti altri. E poi i grandi americani della stagione del be-bop e non solo, e tutti i più grandi jazzisti europei.
Indian Summer, con Chet Baker e Franco Cerri
Corcovado, con Rosa Emilia Dias
Renato appare in pochissimi video, e sempre con molta ritrosia. Detestava le telecamere, ed era di una timidezza imbarazzante. Renato l'ho conosciuto negli anni sessanta, ai tempi in cui al mitico "Intra's Derby Club" - che era "within walking distance" da casa mia, era nato il connubio fra il cabaret, e gli interminabili "after-hours" jazzistici, ai quali arrivavano alla spicciolata tutti quelli, italiani o stranieri, che passavano da Milano. Poi la frequentazione era diventata consuetudine da quando aveva iniziato a suonare tutte le sere al "Ponte di Brera", che era il "piano di sopra" dello storico bar Giamaica. In quel lungo periodo, non passavano mai sette giorni senza fare una visita al "Ponte".
Ricordo l'imbarazzo di Renato una sera che entrai con una giovane ragazza in minigonna d'ordinanza... Afferrai al volo l'antifona, e al primo intervallo mia avvicinai con la giovane ragazza al piano... "Renato, ti presento mia figlia Marzia"... Scoppiò a ridere, ma sempre con molto contegno... Mia figlia deve non certo a me - che sono stato solo un "coach" della prima ora - ma a gente come Renato, il suo amore per il jazz. Amore che l'ha spinta a creare un gruppo chiuso, a inviti, su facebook, dove un gruppo di amici si scambia notizie, links, brani, opinioni...
Poi, negli ultimi anni, a Milano il jazz è virtualmente morto. Il Capolinea è stato distrutto da un incendio doloso. La "Taverna Greca", dove il mio amico Roberto Baciocchi suonava tutti i giovedì jazz tradizionale, non c'è più. Al "Due", in piazza Madonnina, dove tutte le sere c'erano Paolo Tomelleri e Laura Fedele, hanno pensato di fare un postaccio da karaoke, fallito subito; al Santa Tecla vendono scarpe. Dove una volta, al mezzanino della Galleria di Piazza Duomo, c'era il "Jazz Power", adesso c'è una tavola calda. E i ragazzi che una volta affollavano il Capolinea, adesso, se vogliono sentire due ore scarse di jazz, hanno il Blue Note, dove si può ascoltare Diana Krall per 60 euri di solo ingresso... Fine della Milano da ascoltare.
Con la morte della cultura a Milano, anche i miei incontri con Renato si sono diradati. L'ultima volta che l'ho visto è stato mesi fa, ad un dopo-concerto al Teatro Dal Verme, dove ho incontrato altre vecchie conoscenze. Enrico Intra, fondatore del "Derby Club", Franco Cerri (che avevo conosciuto professionalmente per la faccenda dell'uomo in ammollo, e Renato: sempre timido, sempre affettuoso, sempre con quella "faccia triste come una salita"...
Sono sicuro che, se esiste un "dopo", si ritroveranno. Tutti quelli che con lui hanno spartito note e sentimenti, in una grande, celestiale jam session....
...sono stato tentato di inviare ringraziamenti individuali... poi ho guardato il blog, ho guardato facebook, ho guardato la posta, e ho scoperto di essere stato travolto da centinaia di messaggi. Ho capito che non ce l'avrei mai fatta...
Allora ho pensato ad un regalo collettivo. Un pensierino. Regalare a tutti voi, che mi avete travolto sotto una inaspettata, commovente coperta di Linus, quella che per me è una bellissima perla nera. Un pezzo musicale, la cui bellezza non finisce mai di emozionarmi. Lo so, a molti non dirà nulla, ma quando si deve fare un regalo collettivo, il rischio è sempre in aggiuato. Spero che questa "perla" possa suscitare in voi almeno un decimo delle emozioni che suscita in me. Ve la offro con gratitudine, e con affetto. Tafanus
John Coltrane - Di lui il musicologo Jean-Louis Comolli avrebbe scritto: “...«...senza dubbio il jazz non è stato mai portato a un tal punto di esaltazione, l'improvvisazione così vicino al delirio e la bellezza tanto vicino alla mostrousità, che è la perfezione superumana. Musica non celeste ma infernale, in cui l'amore di Dio è la morte dell'uomo...»
E Red Garland, (il pianista che lo accompagna nel brano proposto), avrebbe scritto: «...stare accanto a Coltrane è stato più che un'esperienza impagabile. Lui iniziava a soffiare e ognuno di noi veniva immediatamente catturato nella sua rete. Non potevi più uscirne fuori. Ma, per il vero, nessuno di noi ha mai tentato di uscirne. Era ammaliato, stregato, plasmato, annientato dalla sua musica, dalle note che quel sassofono sfornava a getto continuo, senza tregua, senza remissione. Note incandescenti che avrebbero potuto anche ustionarti. E tutte con un preciso significato. "Trane" non ha mai fatto nulla in cui non credesse fortemente e che non sentisse intensamente. Era un sincero, un passionale. Si è distrutto suonando troppo. La creatività, che aveva dentro e non gli dava tregua, lo ha fatto morire. Dopo Charlie Parker è arrivato Trane. Poi, quando anche lui è scomparso, è rimasto il deserto. Arriverà un altro messia? All’orizzonte non appare nessuno...»
Il brano proposto è un famosissimo standard col quale tutti i grandi jazzisti prima o poi si sono cimentati: "Violets for your furs". E' una bellissima composizione, ma Trane la rende divina... Buon ascolto
John Coltrane - Violets for your furs
«L'unica rabbia che posso provare è verso di me, quando non riesco a suonare quello che voglio» (John Coltrane)
"Trane" si è spento nel 1967, per un tumore al fegato che ha rifiutato di farsi curare. Prima della sua morte, ho avuto il privilegio di ascoltarlo dal vivo. Sono eternamente grato a tutte le persone che sono riuscite a regalarmi emozioni. Tafanus
Tony Bennett, uno dei più grandi crooners di tutti i tempi - Anthony Benedetto fu uno dei tre figli di John Benedetto e di Anna Suraci. Suo padre era un negoziante che nel 1906 era emigrato in USA da Podàrgoni, vicino Reggio Calabria; sua madre era una sarta che era nata in USA subito dopo l’emigrazione dei suoi genitori anch’essi calabresi.
Nell'agosto del 2006 compie 80 anni e, come nell'occasione del compleanno di Sinatra, tutto il mondo dello spettacolo gli rende omaggio. In cambio lui appare in molte cerimonie e show televisivi. Duetta con Christina Aguilera al Saturday night live e pubblica l'album Duets: An American Classic, che vince 2 Grammy Awards, e dove canta, tra gli altri, con Barbra Streisand, Stevie Wonder, Michael Bublé. Il regista Rob Marshall realizza per l'occasione un documentario su di lui: Tony Bennett: An American Classic, in onda sulla NBC. Continua tuttora a esibirsi e ha dichiarato che continuerà a cantare finché ne avrà la forza.
Qualcuno lo ricorderà, l'anno scorso, in Italia, duettare spiritosamente con Fiorello. Negli USA è stato - insieme a Burt Bacharach - uno dei grandi pigmalioni di Chiara Civello, che ha definito "the best jazz singer of her generation".
KD Lang - Kathryn Dawn Lang - Meglio conosciuta come kd lang - scritto tutto minuscolo - è una cantautrice canadese. Grandissima tecnica, grandissima interprete. Nel 1992 realizza il suo album più famoso a livello internazionale, Ingénue, che contiene Constant Craving, singolo che le farà vincere un Grammy Award per la migliore interpretazione femminile.
kd lang è apertamente, dichiaratamente lesbica. Anche per questo - ma non solo per questo - ha sempre dimostrato impegno e attivismo non solo per i diritti degli omosessuali, ma anche degli animali, e dei diritti umani in Tibet (cosa, questa, che le ha creato non pochi problemi). Grande cantante, grandissima persona.
Richiedete per email al Tafanus i pratici sacchetti anti-vomito
Non ci volevo credere... eppure è tutto rigorosamente vero, tratto dal sito ufficiale del PdL...Sullo "Spazio Azzurro", in un empito di entusiasmo, tale Annamaria Belli scrive:
“inno bellissimo entusiasmante commovente vorrei poterlo sentire ogni giorno ciao a tutti”
Cara Annamaria, non vorrei vederla soffrire per una crisi da astinenza... se mi manda in forma riservata il suo indirizzo, me masterizzo una copia e glielo spedisco su CD o DVD. Mi dica lei cosa preferisce...
Ma ecco i testo integrale del nuovo inno, scritto dalla deputata Mariarosaria Rossi (vedi foto), organizzatrice di "cene eleganti" per Silvio, donna molto amata da Emilio Fede e Lele Mora (non c'è male, come credenziali vero?)
"Gente che ama la luce, che non prova invidia e odiare non sa. Gente che non ha rancore e ha come valore la sua libertà e porta insieme una bandiera nuova, che non si arrende e non si arrenderà, che lotta per la verità, é questo il popolo della libertù
Grande sogno che ci unisce, un sogno si realizzerà, grande la forza che ci chiama, la forza che ci dice che il bene vincerà per sempre. Grande la voglia di votare, la voglia di cambiare l'Italia che verrà.
Noi siamo il popolo della libertà. Gente che crede e che lotta, che crede nel sogno della liberta', gente che prende la mano, che guarda lontano, che resisterà e porta insieme una bandiera nuova, che non si arrende e non si arrenderà, che lotta sempre per la verità. E' questo il popolo della libertà.
Grande é il sogno che ci unisce, il nostro sogno che si realizzerà, grande la forza che ci chiama, la forza che ci dice che il bene vincerà per sempre. Grande la voglia di lottare, la voglia di cambiare l'Italia che verrà. Noi siamo il popolo della libertà, noi siamo il Popolo della libertà
Grande zziu Sirviu...Già alla seconda riga, c'è una frase che é un'ode a Sigmund Freud... eccola:
...Gente che non ha rancore e ha come valore la sua libertà...
Non è fantastico??? ...ha come valore la sua libertà... per la nostra, c'è tempo...
...e un ras del PdL parla (e scrive) dello sfascio: "Il PdL è morto. Congressi inutili, e dirigenti fermi" (l'Unità)
«Son tornato da Roma a pezzi. Vado a fare l'avvocato (per fortuna che lo so fare) col cuore gonfio. Berlusconi che vuol fare il listone per Monti. Averlo detto corrisponde alla volontà di disintegrare il Pdl. Mentre noi facciamo i congressi in articulo mortis e nessuno dei leader si muove per salvare il centrodestra. Era meglio se in vita mia pensavo più a me che alla politica e alla gente. Prima Fini poi questi qui...».
Uno sfogo accorato. Quanto significativo. Visto che l’autore, che lo ha pubblicato sulla sua pagina Facebook, non è un peone colto dallo sconforto bensì il vice-tesoriere del partito in via di liquidazione coatta. Maurizio Bianconi, aretino, 66 anni, è il numero due di Rocco Crimi, gestore delle casse di via dell’Umiltà, e l’uomo forte di Altero Matteoli in Parlamento.
Fino a questo momento, la prova vivente che una sinergia tra ex An ed ex forzisti era possibile. Uno che, all’apice dello scontro al calor bianco tra Berlusconi e Fini sull’appartamento di Montecarlo, si era spinto ad accusare il Quirinale di «tradimento della Costituzione». Uno che, da uomo di legge, aveva difeso a spada tratta il Cavaliere finanche nel delicato passaggio di Ruby certificata nipotina di Mubarak dal Parlamento.
Adesso Bianconi si arrende. Dà voce allo smarrimento degli ex An, dei parlamentari allo sbando, dei dirigenti pidiellini sul territorio che si dedicano alla stagione congressuale mentre Berlusconi dall’estero archivia partito e nuovo segretario. Così il vicetesoriere, un tempo falco, protesta contro il canto del cigno del suo partito.
Nota a margine: in questo post sono affiancati lo sfascio della musica, lo sfascio del botulino, lo sfascio di un partito, e lo sfascio di un uomo allo sfascio. Tafanus
(credits: ringrazio nonnaMana che ha segnalato la pubblicazione dell'inno ufficiale)
Una grande composizione di Enzo Gragnaniello, due voci immense, come quelle di Mia Martini e di Roberto Murolo (rispettivamente 45 anni e 80 anni nel '92, data della registrazione). Una registrazione vecchia di vent'anni, che ha la capacità di commuovermi ancora, ogni volta che la sento...
...un padre, una figlia, due splendide voci, una canzone unforgattable, il tutto messo insieme a distanza di anni grazie ai prodigi della tecnologia...
L'artista di fama internazionale soffriva dal 2010 di problemi di salute, a seguito di un intervento al cuore. Si è spenta all'età di 70 anni nell'ospedale dell'isola natale di Sao Vicente, dopo una lunga carriera come cantante di morna, la musica tradizionale di Capo Verde
Apprendo questa triste notizia da Repubblica. E' morta stamattinanella sua isola, Capo Verde, la cantante Cesaria Evora, soprannominata la "diva a piedi nudi". E' morta questa mattina all'eta di 70 anni. Era conosciuta in tutto il mondo per la sua morna, canzoni di tristezza, malinconia e desiderio, caratterizzate da un tempo lento, tipiche della sua Isola: un vero e proprio fado tropicale.
Si è spenta tre mesi dopo avere annunciato l'uscita di scena, per motivi di salute. Nel maggio 2010 aveva subito un intervento chirurgico al cuore e da allora soffriva di problemi e dolori post-operatori. E' deceduta nell'ospedale di Sao Vicente [...]
Cesaria, nata nel 1941 a Mindelo, perde il padre all'età di sette anni. Sua madre si sforza di mantenerla con lo scarso guadagno del lavoro di cuoca. Dopo un periodo di stenti, Cesaria viene affidata alle cure di un orfanotrofio, dove inizia a cantare nel coro. A 16 anni incontra un marinaio capoverdiano, Eduardo, che le insegna gli stili tradizionali della musica di Capo Verde, la coladeira e la morna. Comincia allora a esibirsi in bar e hotel. Con l'aiuto di musicisti locali, raffina il suo talento.[
Diviene famosa a Capo Verde, pur rimanendo ancora sconosciuta all'estero. Cesaria aveva uno zio musicista e autore di canzoni, che usava lo pseudonimo di B. Leza (un gioco di parole su beleza, ossia "bellezza"). Molte delle più belle canzoni nei primi album della "diva a piedi nudi" sono sue. Cesaria Evora divenne famosa in breve tempo, ma il successo non le portò altrettanto benessere economico.
L'artista smise di cantare per dieci anni, per mantenere la famiglia. Un periodo che Cesaria ha descritto come "anni oscuri". Riprese a usare la voce dopo essere stata incoraggiata da un esule capoverdiano, musicista e patrono delle arti, Bana, che viveva in Portogallo.
Bana le procurò inviti nel suo Paese, e lì eseguì una serie di concerti con il supporto di un'organizzazione femminile. Qualche anno dopo incontrò Josè Da Silva, un francese di origine capoverdiana che la persuase ad andare a Parigi dove registrò l'album: "La diva aux pieds nus" (La diva a piedi nudi), nel 1988.
La canzone "Sodade" è stato il primo successo internazionale, il primo successo per una canzone non francese in Francia, e segnò l'inizio della sua fama nel mondo. La parola portoghese saudade significa nostalgia, struggimento, rimpianto. L'espressione della "sodade" è un elemento importante della musica di Capo Verde. L'album segnò il ritorno sulle scene, e ottenne sia un successo di critica sia di vendite. Con "Miss Perfumado" diventa una stella della musica internazionale, all'età di quarantasette anni.
Stamattina se n'è andata, e noi vogliamo ricordarla con questa esecuzione del 2007. Tafanus
Questa settimana voglio dedicare una doppia perla musicale ad una cantante e pianista che ho sempre adorato: Diane Schuur, 58 anni, cieca dalla nascita per una retinopatia del prematuro. La sua carriera iniziò nel 1979, quando Stan Getz l'ascoltò cantare "Amazing Grace" al Monterey Jazz Festival. Nel 1982 Getz le chiese di unirsi a lui al concerto alla Casa Bianca. Nancy Reagan la invitò a esibirsi ancora assieme alla Count Basie Orchestra nel 1987. Dodici fra gli album di Diane Schuur hanno raggiunto la ‘’Top 10 Jazz Album’’.
Doppio onore a Diane Schuur (che il mese prossimo saràa Milano, al "Blue Note"), e spero di non perdermela. Un dolcissimo "Speak low", che nessuna ha cantato così dopo di lei (solo audio), e un video live di quest'anno, da Roma (Every day I have a blues), nel quale c'è tutto il suo virtuosismo vocale e la sua calda voce da nera, ma anche la sua spina dorsale jazzistica come pianista dura, senza fronzoli.
Diane non ha mai visto la luce, ma è stata ugualmente capace di regalare tanta luce a noi, amanti della buona musica.
...è noto, non riesco a staccarmi troppo a lungo dalla carriera e dalle novità di Chiara Civello, che a 19 anni ha fatto le valige per affrontare la dura vita della Berkelee Music School di Boston, la più importante scuola al mondo di musica contemporanea, con particolare attenzione al Jazz.
Nata a Roma nel '75, nel '94 si trasferisce a Boston, grazie ad una borsa di studio. Migliora in fretta, la ragazza, ed è multiforme. Passa con nonchalance dall'italiano all'inglese e al portoghese, dal piano alla chitarra alla voce, dalle prestazioni assolo a quelle in gruppo, dalla composizione, all'arrangiamento...
In breve diventa la pupulla di Burt Bacarach, con cui compone ed arrangia, e di Tony Bennett, che di lei dirà: "... è l'unica vera novità espressa dal jazz negli ultimi tempi..."
Oggi è domenica, e mentre non resisto alla tentazione di riproporre la sempre bellissima "Night" (voce, chitarra e orchestra). voglio offrire a me ed a voi, altri pezzi (incluso l'inedito "Lacrime di ccoccodrillo", eseguito con Joe Barbieri, pupillo di Pino Daniele) che vi aiutino a dimenticare le notti di Arcore, e la notte della repubblica... Tafanus
Night
Moon River
Born to sail away
Lacrime di coccodrillo (con Joe Barbieri)
Skylark
"...One of the best modern arrangements of this song I'v heard. Its natural for people to cling to original artists and arrangements I guess but the truth is true classics are only kept fresh by talented arrangers and artists who can make them sound new to our ears. 5*+" (Jazzhot)
Emiliano Coraretti su Repubblica: "...la cantautrice romana, 34 anni, è stata la nostra prima artista ad essere messa sotto contratto dalla Verve, storica casa discografica di Louis Armstrong e Ella Fitzgerald. E se ciò non bastasse a dimostrare che si tratta di una fuoriclasse, le parole del grande crooner americano Tony Bennett valgono più di mille presentazioni: «Chiara Civello? La più grande cantante jazz della sua generazione».
...e che dire di questa immesna DIANA KRALL, che credo non abbia bisogno di presentazioni?...
...ma vorrei chiudere questa prima parte con la "brasiliana di Firenze" Barbara Casini, semi-sconosciuta in Italia, un mito in Brasile, in un pezzo col mitico Lee Konitz...
Matt Savage, il ragazzino che vedete trattare un piano come fosse il suo pelouche, non è la solita - anche se rara - storia di bambino prodigio. Matt ha imparato a leggere a un anno e mezzo, e nella prima infanzia non sopportava nè il rumore, nè la musica.
Ma a sei anni, ha imparato a leggere la musica per piano. Prima dei sette anni, sentendogli suonare un complicato pezzo di Schubert, la madre gli fa notare un passaggio sbagliato. Ma Matt, molto tosto, le spiega che non aveva sbagliato: aveva semplicemente cambiato quel passaggio, perchè quello da lui armonizzato era più coinvolgente di quello di Schubert. Viene accolto nel Conservatorio di Musica di Boston, dove è rimane per tre anni.
Sempre intorno ai sette anni, Matt scopre il jazz, e negli anni immediatamente successivi diventa un formidabile esecutore, compositore, e leader di un suo trio. Ad otto anni, lo ritroviamo a suonare in jam sessions con personaggini del calibro di Dave Brubeck e Chick Corea.
A otto anni registra il suo primo album, con la "New England Conservatory Orchestra" di Boston, ed arriva la benedizione di Dave Brubeck: "...I was amazed at how talented he is. Amazing is the word I can tell you. He has such a musical mind that it isn't music that he has to learn. It seems like he's such an advanced musician in so many ways already at 8..."
Il secondo album arriva l'anno dopo, a nove anni, ed arriva la consacrazione dei media. Nel 2003, a 11 anni, debutta nel tempio del Jazz, il Blue Note di New York, col santone McCoy Tyner, e suona anche con Clark Terry e con Jimmy Heath.
A 15 anni non ancora compiuti tiene i suoi primi concerti al "Dizzy's Club", presso il Lincoln Center, viene invitato al "David Letterman Show", entra col suo ultimo CD nella hit-parade delle vendite online di Amazon.com, secondo solo all'immenso Keith Jarrett, e firma un contratto d'oro con la Sony. E' chiamato a suonare con Al StewartA settembre del 2007 - a 15 anni e due mesi - Matt guida il "Matt Savage Trio", che si produce in standars classici, e in pezzi originali composti dallo stesso Matt.
Da allora... beh..., da allora il piccolo, grande Matt non si è più fermato....Ho detto tutto? no: dimenticavo una cosa importantissima: Matt è un disabile. Matt è autistico. Il suo autismo è stato diagnosticato quando aveva tre anni, ed etichettato come "Disordine pervasivo dello Sviluppo". Le sue performances sarebbe di grande livello per adulti normodotati, e classificate come prodigiose in un bambino sano. Riferite ad un bimbo che ha dovuto fronteggiare strada facendo una forma grave di autismo, non trovo parole adatte a definire il tutto....corri, ragazzino, corri... Corri con la velocità con la quale le tue dita volano sulla tastiera senza neanche degnarla di uno sguardo. Fai volare la tua e la nostra fantasia con la stupenda, incredibile facilità con la quale inventi frasi, ritmi, armonie stupefacenti. Sogna, e fai sognare un po' anche noi... Tafanus
Nell'atmosfera addormentata della vigilia di Ferragosto, ad 80 anni, se n'è andata Abbey Lincoln, una delle voci più calde del jazz. Se n'è andata a bassa voce, come ha sempre cantato. Ci lascia ricordi musicali stupendi, ed uno stile personale inconfondibile.
Abbey Lincoln ha continuato a cantare fino agli ultimi istanti della sua vita. La si vedeva ancora spesso al Blue Note di New York. Ha appreso la lezione di Billie Holiday, pur reinterpretandola a modo suo, con molta più pacatezza.
Ha girato anche alcuni films: Nient'altro che un uomo, con Sidney Poitier, un film con Benny Carter - di cui non ricordo il titolo -, Mo' Better Blues di Spike Lee con Denzel Washington.
Nel 2003 ha ricevuto il Jazz Masters Award, e raramente qualcuno ha meritato più di lei questo riconoscimento. Ci mancherà la sua voce, la sua grande capacità interpretativa, il suo impegno, la sua ironia. Addio, Grande Donna. Voglio ricordarti a chi ti ha conosciuta ed amata, e segnalarti a chi non ti conosce, con questa stupenda esecuzione di "First Song". Tafanus
Apicella: ''A settembre esce il cd mio e del premier. ''Sono stato ad Arcore 14 giorni fa ad aspettare il rientro del premier dal Brasile''
Roma - (Adnkronos) - Il menestrello di Arcore nonostante i rumors riportati dall''Espresso', secondo cui la simpatia del Cavaliere per Sal Da Vinci, potrebbe ridimensionare il suo ruolo, non teme confronti: "Sto preparando con lui un disco''. Il titolo "ancora non è stato deciso, ma il fil rouge è l'amore''. I testi delle canzoni sono tutti del premier.
Insomma, si prepara un settembre di merda. Ci aspettiamo, nell'ordine:
-1) La solita teoria di fabbriche che non riapriranno i battenti;
-2) Il consueto libro di Bruno Vespa, accompagnato da 1230 marchette TV;
-3) L'ennesima cagata musicale firmata Apicella - Berlusconi, fil rouge la gnocca
Solo alcuni giorni fa ci era toccato ricordare Lena Horne, grande jazzista, e combattente per i diritti civili nell'epoca buia delll'apartheid americano, uscita di scena a 92 anni. Oggi ci tocca rimpiangere un altro grande "black" del jazz, Hank Jones, per 35 anni inseparabile pianista di Ella Fitzgerald. Un pezzetto dopo l'altro, sparisce il quel "Grande Mondo Antico" fatto di irripetibili talenti naturali, che non rinunciavano al sudore del lavoro, del perfezionamento tecnico, della continua ricerca espressiva. Hank ha tenuto degnissimamente le scene fino all'anno scorso. Fino alla vigilia del suo ingresso in quell'ospedale del Bronx, il quartiere che amava e che lo ricambiava. Questa la breve notizia d'agenzia data da [Metronews - Adnkronos]:
E' morto Hank Jones, pianista di Ella Fitzgerald
New York, 18 maggio - Il musicista statunitense Hank Jones, uno dei piu' famosi pianisti di jazz del secondo dopoguerra, e' morto domenica sera a New York, dopo una breve malattia al Calvary Hospital Hospice nel quartiere del Brox. Aveva 91 anni. Con il suo pianoforte ha accompagnato tante stelle leggendarie del jazz come Benny Goodman, Charlie Parker, Miles Davis e John Coltrane. Per 35 anni e' stato il pianista di fiducia della cantante Ella Fitzgerald. Jones e' passato alla storia anche per aver partecipato ad uno dei momenti celebrativi piu' noti della storia presidenziale americana: accompagno' con il pianoforte l'attrice Marilyn Monroe mentre canto' ''Happy Birthday'' per il presidente John F. Kennedy durante una convention democratica al Madison Square Garden nel maggio 1962. (Adnkronois)
In suo omaggio, proponiamo l'ascolto di un brano registrato al "Blue Note" da un giovanissimo novantenne, scelto per dimostrare come Hank Jones sia riduttivo chiamarlo "il pianista di Ella Fitzgerald", e come fosse ancora capace di essere lui che "tirava la volata", in termini di swing, a giovanissimi e bravissimi compagni di strada. Lo salutiamo con questo fantastico "I got rythm" Tafanus
Omaggio tardivo, perchè avrei dovuto pubblicare questo post lunedì 10, giorno in cui Lena Horne, icona del jazz e delle lotte per i diritti civili, si è spenta. Lena è stata una grande cantante, un carismatico "animale da palcoscenico", una discreta attrice di films musicali, una bellissima donna, ma ha goduto dei benedici del successo solo negli anni '60, perchè aveva un difetto: era una donna di colore.
Nata nel 1918, negli anni 40 era la stella e la principale attrazione della celeberrima orchestra di Cab Calloway. La gente riempiva i locali dove si esibivano per lei. Ma alla fine dello spettacolo gli orchestrali andavano a cena nei migliori ristoranti, e Lena restava in albergo, dove aveva il privilegio di cenare da sola in camera, o, nella migliore delle ipotesi, insieme alle cuoche ed alle inservienti - quasi tutte di colore - nelle cucine dell'albergo.
Queste le brevi note biografiche tratte dal filmato della Associated Press (in inglese), e dal comunicato ANSA del 10 maggio (in italiano):
"...si è spenta a New York la celebre cantante jazz di colore Lena Horne, la prima a firmare un contratto con una major di Hollywood. Aveva 92 anni. La Horne, che proveniva da una famiglia di origini europee, africane e native american, divenne celebre negli anni '40 e recitò in pellicole come il musical «Stormy Weather», con Cab Calloway, o «Due cuori nel cielo», di Vincent Minnelli con Louis Armstrong, tutte targate Mgm, ma le sue apparizioni erano limitate a ruoli di cantante che potevano essere agevolmente tagliati quando i film venivano proiettati nel Sud del Paese, dove l'idea di una attrice di colore in qualsiasi ruolo che non fosse quello della servitù non era accettabile.
Il Trio Lescano
LA CARRIERA - «L'unica volta in cui dissi una frase ad un attore bianco fu in Show Boat del 1946», ha ricordato la Horne in una intervista del 1990. Nel remake della pellicola però, qualche anno dopo, la sua parte venne affidata ad Ava Gardner. Negli anni successivi, le sue critiche all'esercito Usa per come venivano trattati i militari di colore le costarono una lunga e forzata assenza dai set hollywoodiani. Tornò al successo nel 1957, con la canzone «Lena Horne at the Waldorf-Astoria», che entrò in top 10 e strappò il record dell'album di un'artista donna più venduto nella storia della Rca. Dovette però attendere il 1967 per avere la prima parte da protagonista, in «Death of a Gunfighter» con Richard Widmark. Nel corso degli anni '60 maturò l'impegno per i diritti civili, partecipando a numerose proteste e manifestazioni, compresa la marcia su Washington dell'agosto 1963 guidata da Martin Luther King. Recentemente era tornata alla ribalta delle cronache per aver chiesto alla Abc di fermare il progetto di un film televisivo sulla sua vita dopo che la prevista protagonista, Janet Jackson, era finita nell'occhio del ciclone per la vicenda del seno nudo mostrato durante il Super Bowl. (fonte: Ansa).
Vogliamo proporvela in uno dei pochissimi filmatilive in circolazione, "Stormy Wheather", tratto dal film omonimo. Sia il film che l'interpretazione possono presentare, col senno di 57 anni dopo, elementi di ingenuità. Non dobbiamo però dimenticare quale fosse il contento: era il 1943, e il confronto non dev'essere fatto col nostro gusto musicale odierno, ma col fatto che in quegli stessi anni, in Italia, eravamo al Trio Lescano che cantava "...Maramao perchè sei morto, pane e vin non ti mancava...". Buon ascolto a voi, e buon riposo alla lottatrice Lena. Tafanus.
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