Com'è iniziata la storia: dal sito [uniurb.it]
"...il 27 ottobre 1991 un incendio ha distrutto quasi completamente il bellissimo Teatro Petruzzelli di Bari. Sin dalle prime indagini gli inquirenti hanno capito che non si è trattato di un incidente, ma il responsabile del dolo non è stato ancora trovato.
Sono le 4.46 della mattina del 27 ottobre 1991 quando alla centrale di Polizia arriva una telefonata: "Correte, il Petruzzelli sta bruciando". A chiamare è Gennaro Polieri, venticinquenne cameriere del Circolo Unione, il primo ad accorgersi che sta succedendo qualcosa di molto grave. Quella sera nelle sale del Circolo, che ha sede al primo piano del Politeama, c'era stato un matrimonio. "La festa - raccontò subito il giovane - è finita verso le 2.15 ma noi ci siamo fermati nel locale per riordinare. All'improvviso abbiamo sentito un sibilo assordante, come quello di un jet. All'inizio avevo pensato al terremoto ma poi ho visto che il lampadario non si muoveva. Allora mi sono affacciato sul balcone che dà su via Cognetti e nei vetri del palazzo di fronte ho visto il riflesso rossastro delle fiamme, così ho capito che si trattava di un incendio".
A quel punto Polieri chiama il 113, che allerta subito i vigili del fuoco. Alle 4.49, secondo la ricostruzione ufficiale fornita dalla Prefettura, parte la prima squadra di pompieri, Distaccamento porto. "Solo cinque o sei minuti sono passati tra la prima chiamata e l'arrivo dei pompieri" si disse allora.
Ma è già troppo tardi. L'incendio è talmente esteso che i soccorritori costringono le famiglie che abitano nei palazzi vicini a lasciare le loro case e la pompa di benzina che si trova sul marciapiede laterale al teatro viene immediatamente circondata. Per tre ore ininterrottamente i vigili del fuoco lottano contro le fiamme.
Il sistema antincendio, per quanto rinnovato solo tre anni prima, non ha funzionato. Per un motivo molto semplice: non era automatico. Vale a dire che era un sistema che poteva essere azionato solo manualmente, pensato cioè per dare massima sicurezza agli spettatori in caso di incidente durante le rappresentazioni, ma non adatto a proteggere l'edificio vuoto. E alle 4.30 del mattino in teatro non c'era nessuno che potesse azionare il macchinario.
Alle 5.10, dopo soli 40 minuti dallo scoppio dell'incendio, la cupola, per il calore, collassa e crolla. Questo, paradossalmente, favorisce lo spegnimento, perché i detriti aiutano a soffocare le fiamme. Solo a giorno fatto l'incendio è sedato e si può accedere all'interno del teatro. Lo spettacolo che si presenta davanti agli occhi dei primi soccorritori è impressionante. In pochi minuti le fiamme hanno divorato tutto: poltrone, tappeti, sedie, legni, stucchi, tutto è ridotto in cenere.
Lo scheletro della cupola, come un grosso ragno, ricopre la platea, dove le macerie sono ancora fumanti. Solo un anno prima era stato terminato il restauro degli affreschi della cupola. "Un anno di lavoro andato in fumo - commentò Jolanda Mayer, che aveva diretto il restauro - ma soprattutto un'opera straordinaria persa per sempre".
Agli occhi di tutti appare subito chiaro che non si è trattato di un incidente. Che fossero otto i punti di fuoco lo hanno stabilito le perizie successive, ma immediatamente i vigili del fuoco capiscono che l'incendio è stato doloso. I sospetti sono confermati da alcune prove. Una delle porte di ferro del teatro è stata forzata dall'interno, con il lucchetto che tratteneva la catena tranciato, e lasciata aperta (probabilmente per consentire una rapida via di fuga in caso di scoperta), e un rudimentale piede di porco è trovato in platea sotto il palcoscenico.
C'è poi il mistero della telefonata anonima. Alle 22.15 di sabato sera, poco prima della fine dell'ultima rappresentazione, il 113 aveva ricevuto una segnalazione anonima, in cui si avvisava la polizia della presenza di una bomba all'interno del Petruzzelli. Il teatro era stato perquisito prima e dopo la rappresentazione ma non era stato trovato niente. La telefonata però non aveva impressionato più di tanto anche perché spesso era capitato di ricevere segnalazioni simili in occasione di altre "prime".
La domenica mattina, però, dopo l'incendio, quella telefonata ritorna importante e fa calare sul caso l'ombra del racket. La malavita organizzata è il primo pensiero degli inquirenti ma Ferdinando Pinto, gestore del teatro, nega di aver mai avuto minacce o ricatti da parte della mafia locale.
Le indagini hanno portato a scoprire che ad appiccare il fuoco sono state mani esperte reclutate tra le file della criminalità organizzata. Ma è ancora da capire perché qualcuno ha reclutato quelle mani per compiere questo attentato alla cultura e al cuore di una città.
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Il "dopo" [da Wikipedia]
Il processo penale riguardante il rogo si è concluso con l'assoluzione degli imputati accusati di essere i mandanti e con la condanna degli esecutori materiali del fatto. Un altro procedimento civile che vedeva coinvolti la famiglia Messeni Nemagna ed il gestore temporaneo di allora Ferdinando Pinto, accusato di non aver assicurato il Teatro, si è concluso con la condanna di quest'ultimo a pagare un risarcimento di 57 miliardi di lire in favore dei proprietari del Teatro. Il 21 novembre 2002 presso il Ministero per i beni e le attività culturali (alla presenza dell'allora ministro Giuliano Urbani e del sottosegretario Nicola Bono) era stato sottoscritto un accordo, o "Protocollo d'intesa", tra la famiglia proprietaria del Teatro ed il Comune, la Provincia di Bari e la Regione Puglia che prevedeva che il Teatro sarebbe stato consegnato dalle parti pubbliche, ricostruito, il 22 novembre 2006. (Wikipedia non spiega che il merito di questo "protocollo d'intesa" del 2002, noto anche come "patto delle orecchiette", è merito quasi esclusivo della testardaggine del Sindaco Emiliano. NdR)
Tuttavia i lavori per la ricostruzione non sono mai iniziati, così il 3 ottobre del 2006 il Teatro è stato espropriato in base ad un articolo collegato alla legge finanziaria del 2006 divenendo proprietà del Comune di Bari. Il 30 aprile 2008, infine, la Corte costituzionale con sentenza n. 128/2008 ha ridato la proprietà del Teatro alla famiglia Messeni Nemagna per mancanza dei requisiti di "straordinaria necessità e urgenza" previsti dall'esproprio.
Attualmente si sono conclusi i lavori di ripristino del Teatro alla sua funzionalità; ciononostante, il Teatro rimane chiuso per ragioni non chiare, né è noto quando sarà riaperto.
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... ma forse queste "ragioni poco chiare" sono oggi un po' più chiare, grazie all'articolo di Alfonso Contrera su l'Espresso di questa settimana, di cui riportiamo un largo estratto. Ministri della cultura alquanto incolti, Capo dei Vigili con moglie dirigente locale del centro-destra, e la speranza che per l'inaugurazione del Petruzzelli (che avrebbe dovuto avvenire nel dicembre 2008, con una direzione di Zubin Metha), si possano attendere le elezioni amministrative. Se Emiliano perdesse, e vincesse il candidato della destra Simeone Di Cagno Abbrescia, siamo quasi certi che il nulla-osta del capo dei vigili arriverebbe in un battibaleno. Anche perchè gli appunti dei vigili si appuntano sul foyer: l'unica parte del teatro uscita indenne dall'incendio del '91. E così i baresi, per beghe che poco hanno di "culturale", e molto di piccolo cabotaggio politico fra ignoranti ed indifferenti, rischiano di dover ancora attendere l'inaugurazione di quello che sembra un gioiello pronto a vivere una nuova, fulgida stagione di cultura ed arte. Bondi permettendo. Tafanus
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(da Alfonso Contrera - l'Espresso)
Il sindaco Emiliano pronto a tutto pur di riaprire dopo 18 anni. Ma Bondi replica: non è ancora a prova di rogo
...quando la "qultura" è appaltata a Bondi, quello che scrive le poesie tutte uguali, si tratti della Carfagna o di Cicchitto. L'ennesima, sporca storia di "questa" destra che usa mezzi e mezzucci per guadagnare prestigio, poltrone e strapuntini...
Bruciò tutto, la notte del 27 ottobre 1991. Il palcoscenico, la platea,
i palchi, crollò persino la cupola, fu un falò di stucchi e di ricordi
gloriosi.
Si salvò soltanto il foyer, che praticamente rimase intatto.
Sono passati quasi 18 anni e il teatro Petruzzelli di Bari è ancora
fermo lì, al fuoco: non più, però, quello appiccato da malavitosi
locali, come accadde nel 1991.
Adesso è la volta di un fuoco di
polemiche alimentate dalla burocrazia e soprattutto dalla politica.
Dopo più di dieci anni e 70 milioni di euro di soldi pubblici
utilizzati per la ricostruzione (nonostante il teatro sia ancora di
proprietà privata), il Petruzzelli è stato interamente ricostruito. I
lavori sono terminati quattro mesi fa, il teatro è finito, bello,
bellissimo, imponente nelle decorazioni e modernissimo nelle macchine
sceniche.
Ma è ancora chiuso. "Colpa dei gufi reali: i ministri Sandro
Bondi e Raffaele Fitto stanno privando i baresi del loro teatro per
ragioni meramente elettorali", attacca il sindaco di Bari, Michele
Emiliano, che è arrivato al punto di proporre l'affitto della struttura
da parte del Comune pur di ottenere una prima in tempi brevi.
"Menzogne: non si apre per una ragione tecnica", risponde il ministro
dei Beni culturali. Qual è il problema? Bondi ha dato ordine al
commissario alla ricostruzione del Petruzzelli, Angelo Balducci, di non
consegnare (come invece prevederebbe il contratto) le chiavi del teatro
alla Fondazione lirico sinfonica, presieduta dal sindaco: "Non può
entrare nessuno, perché potrebbe essere pericoloso".
L'ultima
puntata nella saga di questo teatro che i tecnici chiamano
"Las Vegas"
- perché tutto è identico all'originale ma nulla è originale - l'hanno
scritta i vigili del fuoco, negando l'agibilità. Il problema, per loro,
è
l'unica parte autentica: il foyer. A strappare un sì dei vigili non è
bastata nemmeno la perizia dalla Hughes associates Europe di Milano,
emanazione del leader mondiale nella "Fire Science", che testimoniava
con una simulazione elettronica come
il nuovo Petruzzelli fosse a prova
di fiamme. "Una perizia lacunosa", hanno replicato i vigili. "E sono
pronto a portare in tribunale chi dice che dietro la nostra decisione
ci siano altre ragioni rispetto a quelle tecniche", ha aggiunto
il
comandante provinciale Giovanni Micunco, la cui moglie è una dirigente
locale del centrodestra. Il sindaco Emiliano ha provato allora ad
aprire in deroga, piazzando e pagando vigili per controllare il foyer
durante la rappresentazioni:
così si fa da anni al Piccinni, l'altro
teatro comunale. Ma per il Petruzzelli non si può. "L'intento
politico è chiaro", spiega l'assessore regionale alla Cultura, Silvia
Godelli membro della Fondazione. "Per questo secondo me bisogna battere
altre strade". La Regione è capofila di una battaglia per l'esproprio.
Oggi infatti il Petruzzelli è di proprietà della famiglia Messeni
Nemagna: la Consulta ha annullato l'esproprio deciso nel 2006 dal
governo Prodi.
"Siamo in presenza di un bene privato costruito con
fondi pubblici. È assurdo". commenta l'assessore della giunta Vendola. Mentre
in scena va questa commedia, la città assiste delusa, quasi rassegnata.
E convinta che prima delle elezioni di giugno, quando il sindaco
uscente Emiliano, segretario regionale del Pd, sfiderà l'ex primo
cittadino Simeone Di Cagno Abbrescia, parlamentare Pdl, non accadrà
nulla.
Certo, se Emiliano fosse sconfitto nelle urne, già sono in molti
a ipotizzare un'inaugurazione in pompa magna per fine settembre, con
Silvio Berlusconi in persona a tagliare il nastro e un concerto solenne
di Riccardo Muti. Intanto il portone del Petruzzelli resta sbarrato ma
un cartello assicura invece che il bar è pronto ad aprire. Questione di
giorni. ...il bar... ma non è nel foyer, in genere? se fosse così, si aprirebbe l'unica parte del teatro che secondo i vigili non è ancora "a norma". Non è fantastico?... NdRP.S.: mi informa Axel, che ringrazio, che il bar pronto ad aprire non è quello del foyer, ma un bar esterno al corpo principale del teatro. Quindi mi scuso per il sospetto avanzato nel paragrafo precedente. Tafanus______________________________________________________________________________________
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