Dagli esordi a Faenza sino all’infortunio al polso, il lungo viaggio di Flavia Pennetta culminato con il successo di essere la prima italiana top 10. Poi lo squadrone delle azzurre è esploso, mentre lei è rimasta al palo. Tornerà nel 2013, con qualche conto da saldare (fonte: tennis.it)
Un bell'articolo dedicato da Tennis.It a Flavia Pennetta: un ricordo degli esordi, pensando all'ormai prossimo ritorno

Flavia Pennetta a 3 anni, con la sorella Giorgia, il papà Oronzo,e mamma Concita
Quando un match di secondo turno di un semplice torneo ‘under 14 nazionale’ è seguito da un cospicuo numero di soci, significa che nell’aria aleggia qualcosa di insolito, di speciale. Ragione in più se il torneo si disputa a luglio, in una Faenza che, per quanto possa vantare una prestigiosa tradizione tennistica, resta pur sempre un Circolo in cui la partecipazione cittadina non ha mai sfiorato i grandi numeri di un Tennis Parioli, di un Tennis Club Bonaccosa o di un CT Bologna. Ma, nell’aria, anzi nel campo, c’è davvero qualcuno di speciale: una tredicenne brindisina considerata un po’ da tutti una promessa del tennis italiano che risponde al nome di Flavia Pennetta.
Faenza ha dato i natali a Raffaella Reggi, a Gianluca Rinaldini, a Flora Perfetti, a Francesca Bentivoglio; quindi ormai il socio-medio faentino sa riconoscere le stigmate della promessa, della futura campionessa, e non c’è da stupirsi che voglia assistere ai match di Flavia Pennetta perché, come si sente mormorare tra gli spettatori: “chissà se ci capiterà più di vederla giocare sui nostri campi”.
Dal quel lontano 1995 Flavia Pennetta ne ha fatta di strada ed i campi del Club Atletico Faenza, non risulta li abbia più solcati. Quanto alle promesse, le ha mantenute tutte. Con una splendida doppietta singolare-doppio ha vinto i Campionati Italiani Under 16 e nel 1999, in coppia con la corregionale Roberta Vinci, s’aggiudica il doppio del Roland Garros U18 e il Trofeo Bonfiglio.
L’ingresso tra le ‘pro’ viene scandito da quei passaggi che più o meno tutte le tenniste devono affrontare: la giungla dei tornei minori, gli ostacoli spesso insormontabili delle qualificazioni in quelli maggiori, le prime vittorie negli ITF, l’accesso tra le top 100. Finché nel 2004 avviene il ‘salto di qualità’ che la porta al successo nel suo primo WTA, a Sopot. Ed è forse da lì, dalla Polonia, che parte la sua rincorsa per raggiungere l’ennesimo traguardo, che sente via via sempre più alla portata: entrare tra le top ten.
E’ una scia di trionfi quella che Flavia Pennetta dissemina: la conquista della Federation Cup, il successo a Zurigo sulla n°1 del mondo Jelena Jankovic prima di perdere in finale da Venus Williams, i quarti agli Us Open, piazzamento che raggiunge per tre anni consecutivi, i trionfi ai WTA di Palermo e di Los Angeles, la vittoria di un Grande Slam in doppio, agli Australian Open; il 10° posto in classifica mondiale.
Ma come insegna Chris Vogler nel suo “Il viaggio dell’eroe”, pietra miliare su cui hanno sgobbato gli sceneggiatori di tutto il mondo, tutte le grandi storie ‘devono’ imbattersi in un grande dramma. E’ il contrappeso, ingiusto, ma che appunto rende i protagonisti delle storie ancora più grandi.
Per Flavia Pennetta il dramma è rappresentato da una serie di infortuni, alcuni piccoli quanto fastidiosi, altri più ostici, che ne limitano il rendimento per un paio di stagioni. Finché, in seguito alla rottura del legamento ulnare del polso destro, a fine agosto si sottopone ad un intervento chirurgico presso una clinica di Barcellona dove si affida a Angel Ruiz-Cotorro, lo stesso medico di Rafa Nadal.
Flavia Pennetta ora è ferma, in attesa, spettatrice involontaria di un finale di stagione che riconferma Sara Errani numero 1 d’Italia, nonché finalista del Roland Garros e semifinalista agli Us Open e rivelazione del Master. Ed ovviamente Flavia, dal persona corretta qual'è, si complimenta con la connazionale, come aveva fatto due anni prima, quando aveva visto l’amica-rivale Francesca Schiavone, alzare il prestigioso trofeo parigino, sul Philippe Chartier. Trofeo che quell’anno avrebbe potuto essere suo, se solo non avesse sprecato quel tantino di troppo nel match che la vedeva opposta a Caroline Wozniacki. Un match che le ha precluso l’accesso ai quarti di finale, dove avrebbe proprio trovato Francesca Schiavone e chissà, magari la storia avrebbe dovuto sbattere contro un finale diverso.
Nel frattempo, mentre convalescente deve stare al gioco e stilare classifiche sui ‘tennisti più sexy’, c’è pure Roberta Vinci che a quasi trent’anni entra tra le primi 15 del ranking, nonché Camila Giorgi che preme nelle retrovie. Insomma, ormai Flavia Pennetta, dopo tanti anni di professionismo sarà certamente una donna di mondo ma, un occhio alle colleghe italiane lo butterà di certo. Ragione in più che era Flavia la promessa. E’ stata Flavia a far da battistrada allo squadrone. E’ stata Flavia la prima italiana ad essere diventata una top 10.
Quanti pensieri per Flavia. Non ultimo, il recente ‘divorzio’ con il suo storico coach, quel Gabriel Urpi che dal 2005 l’ha allenata, affiancata, supportata. Una decisione presa in comune accordo, con serenità, ma che non può non averla scavata dentro.
Il suo rientro è previsto ad inizio 2013. Ha ripreso gli allenamenti, si dice fiduciosa. Flavia Pennetta non ha più nulla da dimostrare a nessuno ma di sicuro non si accontenterà di un ruolo da comprimaria e, salvo imprevisti, ha tutte le doti tecniche, fisiche e mentali, per mettere a segno un grande colpo. In fondo, Vogler scrive che nell’ultimo atto, l’eroe “rinasce, ritorna definitivamente cambiato e porta con sé l’esperienza raggiunta, un dono che saprà usare al meglio”. Ed è l’augurio che rivolgiamo a Flavia Pennetta.
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