Ritorno tardivamente sulla partita Vinci-Putintseva di Bruxelles per due ragioni:
- -a) mi accorgo di non averla commentata;
- -b) l'incontro Putintseva-Errani di Parigi mi ha fatto drasticamente cambiare idea
Cominciamo dall'inizio. Non l'avevo mai vista giocare, questa diciottenne kazaka. Ha giocato bene. Non sono molte le "emergenti" capaci di mettere sotto una Roberta Vinci, seppure non al top della forma, per un set. Ha un gioco vario e completo, fatto anche di slices, di smorzate, e non di "tirale tutte, Yulia, facci divertire".
Nel corso del secondo set, un episodio incantevole, d'altri tempi. La Vinci gioca un servizio che finisce sulla T. E' ace, ma viene chiamato fuori. La Vinci chiede il controllo alla giudice di sedia, ma Yulia si avvicina, cancella il segno, e si dirige al cambio di campo, semza fare la furbetta e chiedere la ripetizione del punto. Ammette così, semplicemente, che MAI sarebbe stata in grado di rimettere in ballo il servizio di Roberta. Una botta di fair play che le costa un game.
Poi... poi, forse pentita di questa insolita (nel mondo delle ggiovani emergenti specialiste in pugnetti) botta di fair-play, inizia coi suoi tamarrissimi pugni quadrupli alla Bartoli, e coi suoi "come on" latrati in faccia all'avversaria in "stile Kvitova" anche su punti regalati. Tutto il gesto precedente è cancellato. Emerge la tamarra che è in lei. Ne ho poi avuto conferma dalla partita contro Sara Errani a Parigi, ma ne parleremo a tempo debito.
Queste le statistiche di Bruxelles
I punti in progress
Niente di particolare da osservare, se non il solito vizietto della Vinci, che quasi tutte le volte che porta a casa il primo set, sente di dover ricambiare e regala il secondo. Nel terzo la piccola ha ballato solo per i primi tre games. Poi Roberta è salita in cattedra, e le occasioni da pugnetto della Putintseva si sono ridotte pressocché a zero. Tafanus
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