Oggi due eventi mi hanno portato due volte accanto ad Andrea Hlavackova: prima ho seguito (solo sullo scoreboard) l'incontro di singolare contro Camila Giorgi (perso, come da pronostico); poi perchè sto "svuotando" lo hard-disk di MySky, trasferendo le registrazioni più interessanti su DVD da conservare, e oggi è toccato alla semifinale di doppio di Hlavackova-Zheng contro le nostre "fab-two" cichis.
Per quelle strane associazioni di idee che spesso vengono fuori incontrollate, mi sono venute in mente la Divina in una imbarazzante comparsata TV (credo nella trasmissione calcistica del pomeriggio domenicale) vestita in una maniera allucinante (blue jeans indossati sotto enormi stivaloni che arrivavano all'inguine... roba che non porta più da trent'anni neanche Raffaella Carrà...) Una delle pochissime grandi informazioni che un sempre più imbarazzato intervistatore è riuscito a strapparle: "gli stivaloni sono di Cavalli. Mi piace, Cavalli. Li ho comprati a Roma!"
Poi mi è venuta in mente l'intervista delle disinvolte e ironiche cichis da Fabio Fazio e quindi, dulcis in fundo, una intervista di più di un anno fa (non ricordo se su ESPN o su ABC Sports), a... Andrea Hlavackova. Era subito dopo la conquista del doppio agli US Open, e l'intervista era in stile "David Lettermann".
Come la ricordo? come una persona inaspettata e sorprendente, in ogni particolare. Intanto la bellezza. Non appariscente, ma con quel perenne sorriso... quelle affascinanti "rughe d'espressione" agli angoli della bocca di chi passa la vita, sorridendo. E Andrea non sorride solo o principalmente per fatti tennistici. Mediocre singolarista (un solo anno chiuso in top-100, ma più che discreta doppista: cinque anni chiusi in top-50, quattordici titoli vinti (incluso uno slam), mai visto in campo un suo gesto sopra le righe...
Andrea sorride alla vita. Sorride per la pienezza della sua vita. Una famiglia che farei carte false per incontrare. Il padre "maestro birraio" (birrai "pielsen" da tre generazioni... chissà quante cose potrebbe raccontarmi, mostrarmi, insegnarmi...); la madre medico, e lei infine. Eloquio sciolto, elegantissima in un semplice tubino nero e scarpette senza tacco, disinvolta... E solo su domande pressanti dell'intervistatore (che, si vedeva, "aveva studiato"), ha ammesso con molta ritrosia due cose:
-a) con grande fatica, dati gli spostamenti e le assenze che il tennis impone dal proprio paese, stava per laurearsi in legge. Niente avrebbe potuto impedirglielo, perchè il tennis fra qualche anno non ci sarà più, e lei non è tipo da vivere il resto della vita riordinando i ritagli di giornale, le foto e i DVD dei suoi incontri;
-b) l'altra informazione, confermata con grande ritrosia, è che "...si, è vero, che c'è di male... ho creato la "Fondazione Andrea Hlavackova", ma non la finanzio solo io, mi aiuta anche la mia famiglia, e molti privati..."
La fondazione della meravigliosa Andrea si occupa di aiutare i bambini portatori di problemi fisici e/o psichici a fare terapia psico-motoria attraverso la pratica del tennis. E' il modo che Andrea ha scelto per ringraziare la vita e il destino, che con lei sono stati generosi. E' un modo per restituire una piccola parte di ciò che ha avuto. Un moso meraviglioso.
Buona fortuna, Andrea!
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