Non è un dramma, perchè nelle ultime tre settimane Roberta, per quasi metà anno disabituata a giocare più di uno, massimo due turni per torneo, ha ritrovato il suo gioco, la sua testa, ma non poteva ritrovare di colpo l'abitudine degli anni migliori, e cioè la capacità di giocare molti turni in singolare e in doppio.
Roberta nelle ultime tre settimane ha praticamente giocato ben 15 incontri: dieci di singolare, e 5 di doppio. E non di un doppio qualsiasi, ma di un doppio che l'ha proiettata ( o meglio, consolidata) nella storia del tennis, avendole consentito, insieme alla "socia" Sara, di completare lo "slam".
Dopo l'exploit di Wimbledon in genere nella settimana successiva poche avrebbero giocato non importa cosa. Invece formichina Vinci è andata prima a Bucharest e poi a Istanbul, consentendosi il lusso di fare due finali. Non chiediamole troppo. Ha fatto più di quel che non fosse ragionevole chiederle. A Bucharest ha perso in finale dalla n° 3 al mondo, che oltretutto giocava in casa. A Istanbul ha perso da una ex n° uno, che ha giocato non benissimo, ma bene si. Roberta è apparsa con le batterie un po' a terra. Faceva le cose giuste, ma con qualche "chilogrammetro" di spinta in meno del necessario. Ma, come dicevo, ha speso molto, sia sul piano fisico che nervoso, nelle ultime settimane.
Peccato solo per quei sei punti break che ha sapientemente costruito, ma di cui non uno è stato trasforamto. A prescindere: brava Roberta, grazie Roberta.
Tafanus
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