Cara Flavia,
può darsi che questa lettera aperta possa segnare la fine di un'amicizia... Cosa che mi dispiacerebbe, ma che non mi impedirebbe ugualmenmte di dire come la penso. Per il tuo bene, per quello di Fognini, e... per il bene del tennis. Ci sono battaglie che DEVONO essere combattute "a prescindere" dalle previsioni sul loro esito. Una di queste battaglie - che conduco da sempre - è quella in favore del fair-play nello sport.
Sono fermamente convinto che uno sportivo di successo (e di talento) abbia nei confronti dello sport, e dei giovani, non già dei diritti in più rispetto a sportivi di minor valore e/o talento, ma semmai dei DOVERI in più. E la ragione è evidente. Gli sportivi più dotati di talento corrono dei rischi che non corrono i Carneade della racchetta, della pedata o della pedalata: il rischio di diventare riferimenti e modelli non solo sportivi, ma anche culturali e comportamentali per quelle migliaia di ragazzini che allo sport si avvicinano con intenti più o meno professionali.
Quando hai ufficializzato la notizia della tua love-story con Fabio, ho ardentemente sperato che tu riuscissi a "contaminare" Fabio con la tua grande buona educazione, col tuo modo sempre sorridente e positivo di affrontare le avversità, col tuo fairplay...
C'è un piccolo ma significativo episodio che non dimenticherò mai... Non ricordo in che anno e in che torneo, a un certo punto, per un colpo di calore, ti sono venuti dei conati di vomito. Pur essendo successo fra un quindici e l'altro, non hai potuto far altro che avvicinarti - piegata in due, e in preda ai conati - al telone di fondo, cercando di "risolvere" in qualche modo. La sensibilissima ed intelligentissima "arbitressa", allo scadere del 25° secondo, ti ha chiamato un "warning" per "time violation". Devo confessarlo... se in quel momento le avessi vomitato addosso, o le avessi aperto il cranio con una racchettata, non avrei avuto nulla da obiettare. Invece hai fatto di peggio: l'hai guardata, le hai lanciato il più luminoso ed ironico dei tuoi sorrisi, e le hai detto: "...ma che fai??? sto vomitando l'anima, e anzichè chiedermi come sto, mi dai un warning ???"
Confesso che avrei voluto essere accanto a te, in quel momento, per poterti esprimere tutta la mia ammirazione. Eri riuscita, col sorriso e l'ironia, a ferirla più di quanto non avresti potuto fare mandandola affanculo, o mostrandole il dito medio.
In queste ultime settimane, già diverse volte ti sei sentita in dovere di spenderti in difese d'ufficio di Fabio, e delle sue "incontinenze comportamentali". A volte solo poco intelligenti ed educate, a volte francamente volgari. L'ultima volta lo hai fatto ieri, nell'intervista rilasciata a Paolo Rossi, di cui trascrivo questo paragrafetto:
Però il buon Fognini ne sta combinando di cose, in questo periodo...
«Ma è un istintivo. E comunque succede in campo».
Sarebbe a dire che lei è più attenta al dietro le quinte.
«Lì è adorabile, affettuoso e pieno d'amore».
E grazie.
«Con tutti, non solo con me» [...] «Voi dovete capire che Fabio sta male, malissimo dopo i suoi... scatti. Davvero. E vi sfugge una cosa... che la sua è stata una stagione da dio, e i risultati sono lì a dirlo»
Lasciatelo dire, Flavia. Capisco le tuo buone intenzioni, capisco meno la "terapia" prescelta. Non sempre facciamo il bene delle persone che amiamo fornendo alibi, spiegazioni, giustificazioni a fronte di comportamenti inqualificabili. Essere gentili ed amabili fuori dal campo non autorizza ad essere intemperanti, e a volte francamente e intollerabilmente maleducati in campo. E comunque non c'è "stagione da Dio" che giustifichi la maleducazione.
LUI non è Fognini Fabio da Vado Ligure "Uomo Qualunque", ma Fabio Fognini, Italy. Idealmente, anche quando è in costume da bagno, indossa la maglia azzurra. E' il Davis Man, il giocatore di talento, il Giocatore e l'Uomo che molti ragazzini vorrebbero diventare. Tu sai queste cose quanto me, e sai meglio di me che non c'è gentilezza "after hours" che possa cancellare ciò che fa in campo e che i ragazzini vedono in TV.
Lo so, non sono fatti miei, non sono il mental trainer né tuo, né di Fabio, ma te lo dico lo stesso (anche se questo dovesse rovinare i nostri rapporti): credo che se a volte, anzichè fornirgli degli alibi e delle giustificazioni, gli spiegassi che i suoi sono comportamenti da str...., che gli alienano la simpatia del pubblico, e che rovinano la testa dei giovani tennisti alle prime armi, forse potresti aprire una crepa nelle sue certezze. Fabio non ha bisogno di qualcuno che giustifichi sempre e comunque le sue intemperanze. Un giorno potrebbe persino farti carico di non averlo aiutato a guarire, grazie al tuo "perdonismo".
Pensaci, Flavia. Poi mandami pure a quel paese. Ci andrò con la coscienza tranquilla di chi è convinto di aver fatto ciò che andava fatto.
Tafanus
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