Questo è il titolo dell'articolo odierno di Claudio Giua su Repubblica. Chissà se "altrove", dove è stato dato tanto rilievo al solito "sonetto" di Ubaldo Scanagatta, si darà altrettanto rilievo anche a questo articolo di Giua...
Prendiamo atto che oggi sul blog di Scanagatta si scrive (con 24 ore di ritardo rispetto a noi), ciò che noi abbiamo scritto ieri, e per alcuni aspetti ancor prima del primo incontro... Si dice che:
-a) la fola di Camila che ha perso per via dello sporco trucco del campo orchestrato dalla Spectre è solo una fola;
-b) forse Scanagatta comincia a prendere atto che per diventare top-questo-e-quello non servono i bei vestitini, e una palla sparata una tantum a 203 kms/h certificati da un laser starato...
Chissà se "altrove" si vorrà dare il dovuto rilievo all'articolo odierno di Scanafatta, molto più dimesso, nei toni, del solito trionfalistico post di ieri, pluricitato sulle varie Fogne... Eccolo. Si apre cliccando sulla foto:
Ma torniamo alle cose serie... Torniamo all'articolo di Giua su Repubblica, normalmente più "stabile" nel concedere e togliere fiducie a targhe alterne...
Mauresmo batte Barazzutti, ma la delusione è Camila Giorgi
È la giornata di Amelie. Quando giocava, Mauresmo veniva considerata una delle Top Ten più intelligenti, in grado di cogliere il mood di una partita e adeguarsi di conseguenza. Da coach di Andy Murray, numero 4 al mondo e finalista a Melbourne una settimana fa, sta dimostrando le stesse qualità per interposta persona. Da capitano della nazionale francese di FedCup s'era invece fatta travolgere ieri dall'intelligenza tattica di Sara Errani opposta alla sua numero 2 Caroline Garcia e dall'occasionale strapotenza di Camila Giorgi che aveva lasciato le briciole alla numero 1 Alizé Cornet.
Non sarebbe stato da lei, ex capofila del ranking WTA nel 2004 e vincitrice di due Slam nel 2006 (Australian Open e Championships a Wimbledon), lasciarsi imbrigliare nella tela multicolore di Corrado Barazzutti senza provare a stracciarla. Ci ha pensato la notte intera, poi ha deciso che, perdere per perdere, avrebbe rischiato il tutto per tutto nella prima partita della seconda giornata.
Il suo rischio è biondo e di genitori serbi, si chiama Kristina Mladenovic. Ha 21 anni, occupa la posizione 74 della classifica WTA, è un'eccellente doppista (WTA 20), condivide con Sara Errani la preferenza per il ritmo da fondo campo, la propensione ad aggredire la rete quando possibile, il tocco sensibile perfetto per le smorzate e, soprattutto, il servizio - almeno oggi - dimenticabile.
In un'inversione di ruoli non infrequente nel tennis femminile, accade così che il break lo ottiene chi delle due non perde il proprio turno di servizio. Nel primo set i ventun centimetri in più della parigina - 1,85 contro 1,64 - valgono la decina di chilometri orari in più che si rivela decisiva per far ottenere a Kristina il 6-4 senza che la romagnola la infastidisca mai veramente. Nel secondo set Sara cede di botto, confusa dalla propria incapacità di trovare contromisure al gioco senza picchi ma molto solido di un'avversaria mai affrontata prima in singolare. Quand'è sotto per 5-1 cerca l'improbabile recupero che però si ferma sul 6-3. In tutto, 88 minuti che Sara vorrebbe dimenticare in fretta. Invece la sua domenica nera è appena cominciata.
Toccherebbe a Camila portare a casa il risultato che conta. Il contributo decisivo potrebbe arrivare - mi sembra di intuire dall'alto dell'angusta tribunetta stampa del 105 Stadium di Sampierdarena - da capitan Barazzutti, che parla fitto fitto con l'azzurra durante i cambi di campo, le manda espliciti segnali quando ce n'è bisogno. Sergio Giorgi, coach della figlia, l'aveva detto chiaramente: mi fido di Corrado perché è esperto e saggio. E' lui a prospettare a Camila la necessità di costruire il gioco anche sulle caratteristiche dell'avversaria, senza esclusivamente contare sulle proprie qualità.
Tanto impegno frutta poco. La maceratese fatica subito con Caroline Garcia, 21 anni, una delle tenniste che più le assomigliano per potenza, anticipo e volontà di imporre i propri ritmi. Tra l'altro, le due sono in questo momento allo stesso livello - 30 e 31 - nel ranking mondiale. Puntando entrambe forte sul servizio e disponendo di una risposta che fa male, nel primo set si torna alla normalità, con il break che è davvero il break: l'unico arriva al settimo game ed è sufficiente a determinare il 6-4 a favore di Camila in 28 minuti.
Poi, improvvisamente, il match prende tutt'altra piega, con l'azzurra che sembra la gemella senza energia dell'atleta che ieri ha annichilito Alizé Cornet in due set, subisce senza reagire il predominio di Garcia, perde la misura del campo, affonda contro la rete decine di palle che ieri sarebbero state altrettante vincenti. I quattromila sugli spalti, escluso il rumoroso drappello francese, fanno il possibile per sostenerla ma Camila non li sente né li vede: sorda e cieca, perde 0-6 il secondo set, fa poco di più (3-6) nel terzo. Un calvario imposto dalla trance agonistica di Caroline, che non sbaglia più nulla. Un nuovo inatteso stop alle grande ambizioni del miniclan dominato da Sergio.
Tocca a Sara e a Roberta Vinci, tuttora la coppia numero 1 al mondo, cercare di ritrovare la strada che da Genova porterebbe la nazionale alla semifinale 2015 della FedCup. Per Barazzutti è una scelta obbligata, non può che affidarsi alle vincitrici di tutti gli Slam. Mauresmo punta sulla carta dell'entusiasmo. Ovviamente.
In campo si ritrovano così tre delle quattro finaliste dell'ultimo torneo di doppio a Wimbledon, con le Chichis - allora trionfatrici - e Mladenovic e con Garcia al posto dell'ungherese Timea Babos. Le due francesi non hanno molta esperienza di coppia, ma sull'onda lunghissima delle due vittorie ottenute in giornata non danno alle italiane nemmeno il tempo di capire cosa sta succedendo. Il 6-1 per Kristina e Caroline è una pratica da sbrigare in 26 minuti. Stavolta conta più l'età - nel senso che avvantaggia le più giovani - dell'esperienza. Non c'è spazio per l'illusione che il segno della giornata e del match possa cambiare. Il secondo set ha il passo del primo, con le due francesi che dominano e si divertono, le italiane che subiscono e sono scure in volto. Finisce 6-2 in 40 minuti. Mai le ragazze di Barazzutti avevano subìto una rimonta così clamorosa. Che forse sancisce la fine di un ciclo indimenticabile del tennis femminile italiano.
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