Sulla diatriba Giorgi - FIT se ne sono sentite dire di tutti i colori. Solo per fare, con parole non nostre, un piccolo "riassunto delle puntate precedenti... FONTE - Archivio Repubblica.it
L'ultima puntata della guerra tra Camila Giorgi e la Federtennis è un ricorso al Tar contro il Coni. Curiosamente proprio oggi Tathiana Garbin, ct di Fed Cup, dirama le convocazioni per il match di Chieti con la Spagna del 10- 11 febbraio, e ovviamente Camila Giorgi non c'è, e non avrebbe potuto mai esserci, non essendo in "good standing", in buoni rapporti con la federazione.
Ricapitoliamo il passato: Camila Giorgi dice no nell'aprile 2016 a giocare Spagna- Italia, nonostante avesse un accordo/ obbligo con la Fit di giocare con la maglia azzurra in virtù di un prestito d'onore ottenuto negli anni precedenti (160mila euro). Scatta il processo sportivo, con la Procura federale che le impone una sanzione di nove mesi di stop e 30mila euro di multa. Squalifica che comunque può valere solo per il territorio italiano, visto che i tornei Wta e Itf ( Slam) hanno diversa giurisdizione. In più, a livello civile, inizia la richiesta di risarcimento della Fit, che rivuole dalla famiglia Giorgi il prestito erogato, dopo che il contratto firmato precedentemente è stato disatteso. La giocatrice fa appello, e ottiene ragione: non era tesserata Fit, viene prosciolta dunque per insussistenza del fatto. Ma la Procura non accetta e si rivolge al Collegio di Garanzia Coni, che ribalta l'appello e conferma la sentenza di primo grado.
Arriviamo a fine 2017: è il 30 novembre, la stagione ormai è finita e Camila manda un messaggio ad Angelo Binaghi, presidente federale: « Incontriamoci » . Sembra finalmente un segnale di disgelo tra le parti, e la tennista - accompagnata dalla mamma - incontra una delegazione della Fit a Roma. Purtroppo la trattativa trova subito degli intoppi: Giorgi si dice pronta a rivestire l'azzurro, ma chiede che la Federtennis si accolli le spese legali. Le parti si dividono, sembrano schermaglie di trattativa. Si arriva a gennaio: a Melbourne Camila ne discute con la capitana Garbin ma senza novità positive.
In Italia invece accadono due cose: la prima, la decisione dell'Arbitrato - la parte civile della vicenda - che dà ragione alla Federtennis e costringe Giorgi al pagamento di tutte le spese, intorno ai 200mila euro. Per tutta risposta il 10 gennaio arriva la notifica dagli avvocati Pazzaglia, Rigo e Diana che, per conto della Giorgi, fanno ricorso al Tar del Lazio contro la decisione del Collegio di garanzia del Coni, nel quale respingono tutte le accuse pregresse e chiedono danni per 160mila euro. La Fit, al ritorno da Melbourne, ha ancora provato a incontrare la Giorgi: silenzio.
Paolo Rossi - Repubblica.it
P.S. L'idiota di Caivano mi scrive usando il 127° nick-name, spiegandomi che ogni giocatrice è libera di scegliersi il coach che crede. Questo idiota cronico o non sa leggere, o non capisce ciò che legge. Avevo infatti tentato di spiegare, a prova di scemo, e portando gli esempi di Errani, Pennetta e Vinci, che ognuno è libero di allenarsi con chi vuole e dove vuole (A Palermo, a Barcellona, a Valencia...) Purchè lo faccia a spese sue, e purchè non pretenda di portare un ex aspirante pugile a fare il coach della figliola ALL'INTERNO DELLE STRUTTURE DELLA FEDERAZIONE.
La federazione ha i suoi coaches, e le sue politiche e strategie di allenamento. Se la Giorgi vuole rientrare in FIT, perchè improvvisamente se n'è innamorata, o perchè le pesa restituire 200.000 euro, si accomodi, ma con le regole della FIT e non con le sue, e comunque restituendo la gran parte del dovuto: 200.000 euro, meno la mancetta dovutale ler le sei partite giocate in Fed, di cui tre vinte e tre perse). E chi entra in FIT segue le regole della FIT, e non quelle di casa sua.
Tafanus
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