Dunque, non siamo solo noi "haters" a sospettare che Camila Giorgi non riuscirà mai a prendere quel treno per Glory City. Non lo prenderà mai, neanche se si affidasse ad un coach vero, perchè ormai, a pochi mesi e pochissimi tornei dall'ingresso nel 28° anno d'età, è indelebilmente forte l'imprinting testardamente ricevuto da un ex pugile dilettante. Lo scrive tale Gianni Clerici (uno che si intende di tennis certamente più di me, di Sergio Giorgi, e persino di Tommasino e di Teus) su Repubblica cartaceo del 31 agosto. Ecco cosa scriveva Gianni Clerici in quell'articolo (condividendo, fra l'altro, la mia opinione da profano che in quella partita Venus abbia mostrato la mobilità di un'alga):
I colpi di Camila sempre uguali... Quanto le manca un vero coach!
Venus Williams sarebbe stata battuta da Camila Giorgi a causa delle gambe [...] Le gambe di Venus sono meravigliose da vedere ma non servono più per correre. Per sua fortuna a Venus è rimasto un bel braccio, un polso sensibile quanto le lunghe dita, e con questi giunge a colpir bene la palla, quando non è troppo lontana da lei.
Fronte a Venus c'era l'unica giocatrice più o meno italiana rimasta, Camila Giorgi. Camila, ricordo al lettore, venne mostrata un giorno da suo papà allo scriba, all'amico Riccardo Piatti e al presidente di un club della guerresca località di San Fermo della Battaglia (Como). Era una bambina, e il presidente voleva sapere se, grazie a lei, poteva assumere tutta la famiglia perché la piccola diventasse una campionessa.
Noto che Camila pensa ancora come quando era bambina, e che certo il papà non è in grado di pensare per lei, perché non è un coach. Camila dunque, contro un'avversaria priva di gambe ha perso perché non ha provato, nemmeno provato, a spostare l'avversaria. Ha perso 6-4, 7-5 [...] e credo avrebbe invece vinto se non avesse ciecamente continuato a cercar di imporsi con colpi vincenti, palle sempre percosse per far punto. Se la Giorgi avesse colpito almeno 30 palle, alternando 10 smorzate, 10 slice, 10 mezzi lob, avrebbe vinto la partita, contro un'avversaria immobile. Non ha avuto la minima idea se non quella di colpire la palla a tutta forza, e mi sono domandato se abbia un coach. Non certo il papà, che probabilmente non sa giocare meglio di Richard Williams, con il quale non riuscii a scambiare più di 3 palle. Se Camila avesse un coach potrebbe ancora divenire una campionessa. Al contrario, vincerà durante i giorni pari, e perderà in quelli dispari. Coach in grado di comunicarle la tattica cercasi.
Fonte: Gianni Clerici su Repubblica
Caro Gianni,
questo il parere (parzialmente in dissenso dal tuo) di un blogger di professione "hater" a tempo pieno. La Giorgi non ha pensato di fare le cose che suggerisci, in primo luogo perchè lei gioga il suo giogo (sempre e comunque), regardless le avversarie che si trova di fronte, anche perchè non le conosce, lei conosce solo Agassi (al quale si ispira) e non disistima troppo Sampras. Per il resto, nebbia. Non conosce nessuno. Solo il suo giogo
In secondo luogo, per fare le cose (sagge) che sufferisci) esiste una condizione necessaria (anche se non sufficiente): quelle cose bisogna saperle fare.
(Credits: ringrazio l'amica Anna Azzari per la segnalazione dell'articolo)
Tafanus
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