Rubo passi importanti dall'articolo del 2019 di Riccardo Bisti per TennisWorld
Ora che la Samsonova ha prima battuto la Keys, e poi ha letteralmente stirato la Azarenka con un punteggio vergognoso, qualcuno della FIT dovrebbe spiegarci perchè ha buttato nel cesso 300 milioni di lire come "prestito sull'onore" in direzione di una disutile "prospect" mai diventata realtà, e non abbia investito la decima parte di questa somma per mettere la targa ITA su una giocatrice russa solo di nascita, che forse non parla neanche il russo, cresciuta per 21 dei suoi 22 anni in Italia, in scuole italiane, con istruttori di tennis italiani... Ecco il sunto che traiamo da stralci del post di Riccardo Bisti (e per nostra stanchezza e pigrizia):
Liudmila Samsonova, la ragazza che (non) doveva giocare per l'Italia
Difficile capire come sia andata: spulciando le interviste rilasciate negli anni dalla diretta interessata, il punto di non ritorno è stato il compimento dei 18 anni. “Chiederò il passaporto italiano quando diventerò maggiorenne” diceva, peraltro dopo aver gioiosamente rappresentato l'Italia in Summer Cup (in generale, ha giocato con la sigla “ITA” accanto al nome per quattro anni).
Quel passaporto, invece, non è ancora arrivato. La legge non l'aiuta (per fare richiesta i requisiti da rispettare sono molti e le tempistiche lunghe), ma la sua delusione è soprattutto verso le istituzioni.
A Palermo, dove ha colto la sua prima semifinale nel circuito WTA, ha raccontato dei suoi (ex) rapporti con la FIT. “Mi trovo in Italia da quando ho un anno, ma mi sento russa per educazione e abitudini – ha detto – nel 2017 mi sono rivolta alla FIT per il passaporto italiano, molto utile per i viaggi”.
In effetti, il recente caso di Svetlana Kuznetsova conferma che il passaporto russo non è esattamente il più comodo per viaggiare. “Ma non ho trovato grande collaborazione. In pratica, mi è stato detto di sbrigarmela da sola.
Non ho capito il perché, osservo solo che nelle altre nazioni quando c'è uno sportivo nelle mie condizioni il problema riescono a risolverlo facilmente. La risposta che mi sono data è che evidentemente non interessavo”.
C'è qualcosa di paradossale, nella vicenda di Liudmila Samsonova: considerata uno dei più fulgidi talenti azzurri, peraltro quando si stava affacciando un periodo di faticosa transizione, è stata respinta un paio di volte.
(Chiariamo una cosa: l'articolista non fa nessun errore definendola un fulgido talento azzurro: la Samsonova di fatto a 16 anni era stata spostata nei siti ufficiali (WTA,ITF) da "RUS" a "ITA", e TUTTI davano per scontato che al compimento del 18° anno avrebbe avuto la cittadinanza italiana da lei prescelta, senza alcuna pastoia burocratica. Invece... NdR)
Prima ancora che per la vicenda del passaporto, si è chiuso in modo un po' traumatico il rapporto con il team di Riccardo Piatti. Sette anni di lavoro, in cui il coach comasco l'aveva supervisionata, mentre a seguirla nel quotidiano c'era Giulia Bruschi.
Dopo Wimbledon 2016, l'addio. “Forse non credeva più in me, io sarei rimasta a Bordighera – ha detto durante il Palermo Ladies Open – ma adesso ringrazio il cielo che mi abbia mandato via. Mi ha dato delle spiegazioni, anche personali, non era contento di certe cose, ma era più una scusa per scaricarmi, forse non ha avuto il coraggio di dirmi che non credeva in me”.
Sono passati già tre anni, ma è una ferita emotiva ancora aperta. D'altra parte, sette anni non si dimenticano. Ed era una bella storia: nata nei pressi del Circolo Polare Artico, a due passi dal confine dalla Finlandia, si è spostata in Italia quando aveva appena un anno e due mesi perché papà Dimar era un ottimo giocatore di tennis tavolo e ricevette un'offerta da un team italiano, di Torino.
Inizialmente la famiglia ha vissuto in Valle d'Aosta, poi Piatti la notò a un raduno e vide tutto il suo potenziale, portandola con sé a Bordighera. Qualche anno fa, nel corso di un'intervista, Liudmila disse che “per il momento non ho alcuna idea di giocare per la Russia perché sono più legata all'Italia”.
Tesi smentita durante la settimana di Palermo, in cui ha detto di essersi sempre sentita russa. Lo scorso anno, disse di aver sempre sognato di rappresentare la Russia in Fed Cup e alle Olimpiadi. “All'inizio ho giocato per l'Italia perchè era l'Italia ad avermi aiutato”.
La faccenda del passaporto sembra aver chiuso ogni spiraglio. “L'unica che ha provato a fare qualcosa è stata Tathiana Garbin. Tempo fa ci fu un discorso per ottenere dei contributi e ci diede il numero di telefono di una signora". Passarono mesi e mesi, poi questa signora disse che non si poteva fare nulla. Fed Cup? All'epoca non ero nel giro, ero numero 800 WTA”.
Perdere il tricolore, tuttavia, ha avuto effetti benefici sulla sua carriera. Con una programmazione da “big”, giocando i tornei WTA non appena ne ha avuto l'occasione, ha vissuto una crescita impetuosa: numero 1072 a fine 2016, poi 552 nel 2017, infine 180 al termine dello scorso anno.
Quest'anno si è qualificata per il Roland Garros e le top-100 sembrano vicinissime, linea di passaggio per obiettivi ben più importanti. “Adesso, in virtù del fatto che non sono italiana, non avverto pressione”.
Frase comprensibile: in Russia ci sono parecchie ragazze che le stanno ancora davanti, poi la residenza a Roma la tiene a distanza dalle attenzioni dei media russi. In silenzio, senza grandi squilli, “Luda” sta gettando le basi per una carriera importante, che potrebbe rappresentare un grande rimpianto per tutto il movimento italiano.
Con una beffa: le pratiche per l'ottenimento del passaporto sono finalmente iniziate e in tempi ragionevoli avrà la cittadinanza italiana. “Ma devo essere onesta: non ho intenzione di gareggiare di nuovo per l'Italia”.
Prendersi il bello del Paese (clima, qualità della vita, ottimi coach: oggi lavora con Alessandro Piccari) ma evitando rogne burocratiche e contatti con dirigenti e figure che, troppo spesso, non fanno bene degli atleti. Come darle torto?
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Già. Come darle torto? E come giudicare la ragione del diniego della cittadinanza ai 18 anni? "La Samsonova non è in grado di dimostrare di avere un reddito certo". Già. Neanche Serena Williams, può farlo. Ma la FIT, coi 300 milioni di lire regalati alla Giorgi, avrebbe potuto garantire un contratto di lavoro "non impegnativo" a più di una Giorgi, e magari a diverse potenziali Samsonova. Non amo i cambi di passaporto comprati per avere talenti sportivi che non si sia riusciti a costruire (le decine di "ova", "oska", "icic" in giro per il mondo. Ma non sarebbe stato il caso della Samsonova. in Italia praticamente dalla nascita, e tennisticamente cresciuta "solo" in Italia. Prima con Piatti, poi con Piccari.
E ora non vorrei che qualcuno pensasse che io sia un trombettiere della Samsonova. Quando la giovane Liudmila aveva 16 anni, ho scritto un articolo feroce sul suo modo di stare in campo. Contestavo (supportando le argomentazioni con un videomontaggio, che posto in calce) la sua "tamarraggine", i suoi cafoneschi e fastidiosi "com'on" ad ogni punto, anche se guadagnato su un errore dell'avversaria. una tamarraggine non assimilabile a quella della Giorgi - che riguarda altri aspetti - ma più assimilabiile a quella della Putintseva prima maniiera, o a quella della Cibulkova. Sul suo talento, non ci pioveva. Solo Binaghi e la Fit non se n'erano accorti.
L'intollerabile antipatia dei "com'oners"
Niente paura. Nessuna mia antipatia per la Samsonova sedicenne (come non ha iniziato da subito a starmi sugli zebedei la Giorgi, della quale scrivevo persino bene, finchè non l'hanno esaltata fino a rovinarla quelli del suo clan, del suo sito, Ubitennis, Semeraro su "La Stampa", Spalluto su Supertennis con le sue ridicole "telecronache", e tanti altri.). Ne scrivevo bene.
Qualche giorno dopo l'uscita del mio post e del video sui "com'on", un "noto sito di tennis" intervista la ragazza, e ad un certo punto le chiede cosa pensasse di "qualcuno" che stigmatizzava il suo modo di stare in campo. Dal tenore sia della domanda che delle risposte si deduceva benissimo chi fosse quel "qualcuno". Rendo quel "qualcuno" innominaro con un innominato "noto sito di tennis. Ma la giovane Samsonova) allora sedicenne, difende a spada tratta il suo "com'onismo", e peggiora la situazione attribuendo a Piatti una sorta di muta approvazione sul suo modo di stare in campo (cosa alla quale non crederò mai). Personalmente, su ciò che dice la Samsonova sul perchè si siano rotti i rapporti con Piatti, farei un po' di cresta.
Quello fra Samsonova e FIT è un rapporto nato male, e finito peggio.
Se non susciterò le ire della WTA, pubblicherò su youtube e metterò in calce le due partite complete della Samsonova e - chissà... magari anche anche quella di domani.
Tafanus
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