La "Nuova Formula" di Coppa Davis, targata Piqué & Shakira (due noti intenditori di tennis), è morta in fasce. Requiescat in pace. So che mi rendo antipatico nel ricordare che "l'avevamo detto", ma l'avevamo detto (e scritto) fin dal primo annuncio della nascita di questo malato cronico, senza alcuna speranza di sopravvivenza.
Folle oceaniche
Per mesi e mesi le tre "vincitrici" di questa disgrazia (Spagna, Italia, Austria) ci hanno ammorbato con redazionali autocelebrativi, senza ritegno e senza prudenza, mentre in pochi scrivevamo che si trattava di una cagata pazzesca, che avrebbe ucciso la Davis in culla. Ma si sa, il nostro parere non ha consistenza, perchè è nota la nostra essenza di "haters"... del giorgismo, del "deciding point", del "match tie break", e di qualunque innovazione che sembra avere - più o meno consapevolmente - l'obiettivo di ammazzare il tennis.
Quindi non prendete sul serio le mie parole, ma fidatevi almeno di quelle di un giornale, come la Gazzetta dello Sport (che ha noti legami "affettivi ed economici", dal 1906, cioè da 115 anni fa, con una immortale dinastia torinese: gli Agnelli.
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Pochi tifosi e grosse perdite, la Coppa Davis pensa al trasloco negli Emirati
Ritorno alla sede unica dal 2022: si è candidata Abu Dhabi. Hewitt: "Sarebbe la morte della manifestazione"
Please credit Riccardo Crivelli - Gazzetta dello Sport
Quando alle quattro del pomeriggio gli spettatori della sessione serale hanno cominciato a sciamare in coda agli ingressi in attesa di capire quando sarebbero entrati, visto che dentro si stava ancora giocando Australia-Ungheria, la partita della mattina, la Davis nuovo formato ha rivissuto gli incubi delle Finals 2019, con più di un match terminato a notte inoltrata davanti a uno sparuto gruppetto di eroi sonnacchiosi. Malgrado l’investimento di 3 miliardi di dollari in 25 anni con cui il gruppo Kosmos si è aggiudicato l’organizzazione in partnership con la Federazione Internazionale, la più vecchia manifestazione a squadre dello sport resta un cantiere aperto in cerca di pubblico, appeal e formule equilibrate.
Critiche e proposte - Due anni fa, portare 18 squadre in una sede unica si rivelò zoppicante, perché ingolfò il programma e tenne lontana la gente da molte sfide, con la sola eccezione della Spagna che infatti, pur fortissima, vinse la Davis anche per l’enorme calore del tifo. E così per il 2021, dopo la pausa forzata del 2020 causa Covid, si era deciso per la distribuzione della fase a gironi in tre città diverse (Madrid, Innsbruck e Torino) in modo da avere almeno tre nazioni con la squadra di casa. A parte il virus che ha fatto comunque chiudere le porte agli austriaci e la considerazione che i disagi torinesi di ieri hanno parzialmente confermato il rischio di orari impossibili delle sei partite in un giorno, se la scelta doveva aumentare la presa sul pubblico non è stata vincente: il Pala Alpitour (con capienza al 60%, va ricordato) per le partite che non hanno coinvolto l’Italia ha fornito un colpo d’occhio misero. E così, stando alle anticipazioni della stampa inglese, sarebbe pronta un’altra rivoluzione: di nuovo sede unica dal 2022 (con 16 team), ma stavolta ad Abu Dhabi, e per 5 anni. I dollari degli emiri ripianerebbero le grosse perdite di questi tre anni e la location non sarebbe forse sgradita ai giocatori, perché tanti di loro d’inverno s’allenano comunque lì.
Rebus "pubblico" - Ancora una volta, però, il nocciolo della questione riguarderebbe il pubblico: chi si muoverebbe dai cinque continenti per un evento presentato come il campionato del mondo del tennis e mai entrato davvero nel cuore dei tifosi? E infatti Lleyton Hewitt, capitano australiano che non le ha mai mandate a dire, parla di disgrazia: "La Davis era magica perché il pubblico, in casa o in trasferta, ti trascinava: se la spostano ad Abu Dhabi, è la morte della manifestazione". Alla fine, il punto di equilibrio potrebbe essere quello di Djokovic, arguto come sempre: "Farei ospitare ogni girone a una città diversa, con la fase a eliminazione diretta in una sola città, ma cambierei le sedi ogni due anni". Ipse dixit.
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Alcune considerazioni nostre (da rileggere fra due anni) - La formula proposta da Djokovic (che di solito dice cose sensate, ma questa volta con c'è riuscito) sarebbe ancor più demenziale di quella adottata nel 2021. Ogni volta, per due anni, su 16 squadre, due giocherebbero TUTTE le partite in casa, 14 NESSUNA partita in casa. Successo di pubblico assicurato.
Aggiungo una piccola nota che non piacerà a molti: tenere in vita la Davis formato Piqué/Shakira è una nuova forma di accanimento terapeutico, che mi ricorda tanto il "caso Englaro". Se si è finalmente trovato il coraggio di fare un serio dibattito civile sul diritto all'eutanasia in Italia, perchè non si potrebbe uccidere la formula Piqué/Shakira, e ritornare ad un fomat che con brevi interruzioni "belliche", è riuscita a vivere e ad entusiasmare masse di amanti del tennis per 120 anni?
Mi auguro che le nostre "non autorevoli autorità" tennistiche abbiamo il coraggio di aiutare la morte di questo malato ridotto in due anni allo stato vegetativo, rifiutandosi di partecipare. Il rifiuto dell'Italia (che insieme alla Russia è attualmente l'unico paese al mondo ad avere due giocatori in top-ten) avrebbe un certo peso
Binaghi, Gaudenzi... Se ci siete, e non siete anche voi morti come la Davis, battete un colpo...
Tafanus
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